Vita Chiesa

La diretta sull’ingresso a Firenze di mons. Betori

Festa grande a Firenze, domenica 26 ottobre per l’ingresso in diocesi del nuovo arcivescovo, monsignor Giuseppe Betori. Ecco la nostra diretta dell’avvenimento:Documenti – Le immagini dell’ingresso: — All’autostradaAl MeyerMensa Caritas — SS. AnnunziataSaluto autoritàCattedrale I SALUTI FINALI: FIRENZE MI VUOLE GIA’ BENE. «Grazie anzitutto alla gente di Firenze e delle altre località dell’arcidiocesi, giunta – avevo scritto numerosa, ma devo dire invece numerosissima – a questo primo incontro con il nuovo pastore. E già mi sembra di capire dallo sguardo che mi vuole bene». Così mons. Betori, alla conclusione della concelebrazione eucaristica, ha iniziato il suo lungo ringraziamento finale (testo integrale), costellato di applausi, attento a non dimenticare nessuno. Ed ha aggiunto: «Stasera abbiamo espresso anche visivamente quell’essere Chiesa di popolo che contraddistingue il cattolicesimo in Italia e che sarà nostra cura preservare. Tra voi un particolare saluto a ringraziamento va al card. Ennio Antonelli, mio predecessore e affettuoso amico, e al vescovo ausiliare mons. Claudio Maniago, di cui ho potuto già apprezzare intelligenza e generosità pastorale; li ringrazio in particolare per avermi accompagnato a questo incontro con l’Arcidiocesi con tanta fraternità, saggezza e delicatezza. Un grazie ai preti di questa Chiesa, anch’essi così numerosi quest’oggi: al termine di questa celebrazione sento di poterli chiamare finalmente “miei” preti, e l’aggettivo qui non vuole indicare un possesso ma la reciproca, responsabile, affettuosa appartenenza. Grazie ancora a voi consacrati e consacrate, anche voi parte viva di questa Chiesa, portatori di doni che tutti ci arricchiscono». I ringraziamenti dell’arcivescovo si sono quindi estesi alla gente di Foligno, sua città natale, presente alla celebrazione anche con il suo nuovo giovane vescovo mons. Gualtiero Sigismondi («Voi avete fatto la vostra parte – ha detto ai concittadini, non dimenticando poi i parenti e particolarmente i nipoti – ora saranno i fiorentini a insegnarmi a fare il vescovo»), e alla delegazione di Falerone, la cittadina marchigiana «antica Chiesa dei primi secoli» di cui Betori era stato nominato vescovo titolare al momento della sua consacrazione episcopale. È stata quindi la volta di «tutti gli amici della Segreteria Generale della Cei, degli organismi ad essa collegati, dei mezzi di comunicazione della Chiesa italiana (Avvenire, Sir, Sat 2000e InBlu) e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore». «Accanto a loro – ha aggiunto – vedo il card. Camillo Ruini, cui non solo io ma la Chiesa italiana e il Paese tutto devono moltissimo. Eminenza, permetta che ancora una volta Le dica il mio grazie per avermi fatto condividere in questi lunghi anni di servizio in Cei un cammino ecclesiale, culturale e civile di così alto spessore». Quindi il «grazie» al suo successore alla Segreteria Cei mons. Mariano Crociata, anch’egli presente, e agli altri vescovi presenti, in particolare quelli toscani, «nella cui comunione – ha sottolineato – oggi mi inserisco, avendo già ricevuto attestazioni di essere accolto con affetto fraterno». Il nuovo arcivescovo ha quindi citato le «tante persone impegnate in responsabilità direttive nel mondo cattolico, in specie nelle aggregazioni ecclesiali», nonché «le autorità civili e militari, gli esponenti delle istituzioni, del mondo della politica e della cultura». Significativo anche il ringraziamento ai «delegati fraterni di altre Chiese e comunità cristiane, come pure di esponenti di altre confessioni religiose», nonché a «coloro a cui non è stato possibile essere fisicamente presenti, ma la cui vicinanza non è meno sentita e accolta», come i malati e le monache di clausura. «Infine e soprattutto» la gratitudine al Papa, «presente tra noi con la sua benedizione». «È per la sua benevola decisione – ha concluso Betori – che oggi sono qui. Alla fiducia che egli ha sempre manifestato verso di me, voglia il Signore che io possa rispondere con intelligenza e dedizione». OMELIA: L’UMANESIMO DI FIRENZE E IL COMANDAMENTO DELL’AMORE «Il segreto di ogni autentica esperienza di fede e conseguentemente di ogni vera azione pastorale – ha affermato mons. Bertori all’inizio della sua omelia (testo integrale)– è mettersi e restare sotto la parola di Dio. Dall’ascolto della Parola dovremo prendere quindi le mosse per il cammino da fare insieme come popolo di Dio che forma la sua Chiesa pellegrina nel territorio fiorentino. Un ascolto che non ci fa estranei al mondo, perché quella che riceviamo è una Parola detta in parole di uomini, nei testi che ce la consegnano e nell’annuncio che deve oggi ridirla. Il che ci conduce a un dialogo che vuole essere apertura a tutte le voci dell’umanità, con una particolare attenzione alle tracce culturali che possono aiutarci a comprendere le parole del passato e a decifrare i segni del presente». Betori ha quindi fatto riferimento alle letture del giorno sottolinendo come solo il comandamento dell’amore datoci da Gesù e diretto sia verso Dio che verso il prossimo evita i rischi di degenerazione presenti quando è proposta una sola delle due accezioni, e come «il grandioso contributo dato da Firenze alla storia del mondo» consista invece in un umanesimo «in sintonia con la figura piena della fede, che mai è alienazione dell’umano stesso, bensì suo orientamento verso le istanze più profonde e apertura a orizzonti ulteriori rispetto agli stessi desideri».«Il legame che ci unisce a Dio e quello che ci unisce ai fratelli – ha aggiunto il nuovo arcivescovo – è e non può che essere un legame di amore. Ciò esclude sia la sudditanza che depersonalizza sia lo sfruttamento che asservisce. La realtà dell’amore, lo sappiamo, è quanto di più profondo la rivelazione ha saputo dirci a riguardo del mistero stesso di Dio. Siamo però anche consapevoli di come sia facile banalizzarlo fino a svilirlo, riducendolo a vago sentimento o a prassi solidaristica. In realtà, proprio il fatto che l’amore non ci dice qualcosa di Dio ma chi Dio è – “Dio è amore” (1Gv 4,8) –, ci dovrebbe far capire che l’invito all’amore fatto a noi da Gesù non rimanda semplicemente a un atteggiamento da assumere o a un’azione da intraprendere, ma è inscritto nell’intimo di ogni uomo e ogni donna, perché ha la sua radice nella realtà stessa delle persone divine».«Cercare Dio – ha poi affermato Betori – è la strada più efficace e sicura per servire l’uomo. Non abbiamo bisogno di inventare altri programmi per il nostro cammino. Il programma ci è già dato: se cercheremo autenticamente Dio, e quindi se lo cercheremo nel volto del suo Figlio Gesù, avremo imboccato la strada della comunione tra noi e del servizio nella costruzione della città degli uomini. In questo cercare Dio e solo Dio so di farmi eco del magistero di uno dei figli illustri di questa Chiesa, don Divo Barsotti. Dalla sua testimonianza e da quella degli altri grandi cattolici del suo tempo – e avendo appena parlato di carità e di città degli uomini non possiamo non ricordare don Giulio Facibeni e Giorgio La Pira – abbiamo ancora molto da imparare», ha esclamato tra gli applausi. OMELIA: UN PERCORSO DI PURIFICAZIONE  «Siamo ben consapevoli – ha quindi proseguito l’arcivescovo – del fatto che la Chiesa cammina nel tempo, chiamata a rendere una testimonianza credibile al Risorto, e pur fatta di uomini che, protesi alla virtù, restano segnati dal peccato. Il che è vero per ciascuno di noi e anche per la nostra Chiesa fiorentina. Sappiamo i nostri limiti nella disattenzione nei confronti della Parola del Signore, nella confusione che si propaga attorno alla verità su Dio e sull’uomo, nella distrazione e approssimazione delle nostre assemblee liturgiche, nell’egoismo che inaridisce il servizio ai poveri, nell’inganno che avvelena i rapporti tra le persone e offusca il nostro sguardo verso il Signore, nello scandalo nei riguardi del prossimo, specialmente quando a patirne le conseguenze sono i più piccoli. Ciascuno è chiamato a rispondere personalmente delle proprie colpe di fronte alla comunità ecclesiale e alla società. Ma se queste cose accadono, è anche perché l’attenzione e la vigilanza di tutti si sono in qualche modo affievolite. Ognuno di noi, e io per primo, secondo il proprio ruolo e responsabilità, siamo chiamati a impegnarci attivamente a risalire la china, in un percorso di purificazione che non ammette alibi. Non siamo però scoraggiati né vinti, perché l’affidarsi al Signore è già l’inizio di una rigenerazione che solo lui può operare. Né d’altra parte possiamo dimenticare i tanti segni, noti e ignoti, di novità evangelica che costellano la storia di questa Chiesa e il suo presente: la franchezza dell’annuncio, la ricerca della verità, la solidarietà verso gli ultimi, la lode al Signore, la creazione del bello attraverso l’arte. Su questi semi di bene possiamo costruire un futuro pieno di speranza per tutti». E anche qui sono seguiti gli applausi.«Fratelli e sorelle carissime – ha concluso Betori –, in questo mio primo incontro con voi nell’atto supremo dell’Eucaristia ho preferito non proporre indicazioni pastorali: avrò modo di conoscere meglio la realtà fiorentina e di tracciare con il vostro aiuto le linee del cammino futuro. Ho inteso piuttosto ribadire il primato di Dio, della sua conoscenza e amicizia, da ricercare nel volto del suo Figlio Gesù, Parola di vita per l’uomo. Parimenti ho cercato di dirvi come per fare Chiesa sia oggi necessario edificarci nella comunione, secondo l’azione dello Spirito, e dare frutti di testimonianza che esprimano la verità e la novità del Vangelo per ogni uomo. È questo l’orizzonte del mio servizio tra voi e per voi. Aiutatemi a far sì che la mia umanità non veli, ma al contrario renda manifesta la grazia del Signore».

IL SALUTO DEL CARD. ANTONELLI. “Ho fiducia che questa Chiesa passi in buone mani”. Così il Cardinale Antonelli ha salutato (Il testo integrale del saluto del card. Antonelli), all’inizio della Messa, il suo successore, il vescovo eletto di Firenze Giuseppe Betori. “La Chiesa e il popolo di Firenze – ha detto Antonelli – non hanno solo uno straordinario patrimonio di storia da custodire, ma energie vitali”. Il Cardinale Antonelli ha ricordato la sua amicizia con monsignor Betori: “Siamo amici da molti anni, e ho avuto modo di conoscere le tue qualità: assidua operosità, premura verso gli altri,. Carettere mite e fermo, molteplicità di esperienze”. Antonelli si è poi rivolto ai fedeli della Chiesa fiorentina: “Continuerò a seguire la vita di questa Chiesa – ha affermato – con il cuore pieno di gratitudine”.

L’INGRESSO IN CATTEDRALE. Alle16,25, acccolto dal suono delle chiarine e da un lungo applauso l’arcivescovo Giuseppe Betori ha fatto il suo ingresso in cattedrale per la Messa di insediamento. Alle 16,42, dopo la lettura della Bolla pontificia,  l’annuncio da parte del card. Antonelli che monsignor Giuseppe Betori è il nuovo arcivescovo di Firenze. La lettura della Bolla è stata preceduta da un breve saluto del suo predecessore card. Ennio Antonelli.

LA MESSA IN CATTEDRALE. Tre cardinali, una trentina di vescovi, le autorità cittadine, esponenti politici toscani e nazionali. E naturalmente i sacerdoti della Chiesa fiorentina, una foltissima rappresentanza di religiose e religiosi, alcune migliaia di fedeli. In tutto, circa 5 mila persone hanno gremito il Duomo per la Messa con cui monsignor Giuseppe Betori ha dato inizio al suo ministero episcopale a Firenze. Fuori dal Duomo anche un maxischermo, grazie al quale chi non è riuscito ad entrare ha potuto seguire la celebrazione dalla piazza. A curare il servizio d’ordine, per assicurare il sereno svolgimento della celebrazione, insieme alle guardie dell’Opera di Santa Maria del Fiore ci sono anche i volontari delle varie Confraternite di Misericordia del territorio diocesano. A concelebrare, insieme allo stesso Betori, i suoi predecessori, il Cardinale Ennio Antonelli e il cardinale Silvano Piovanelli. Presente anche il cardinale Camillo Ruini, che ha avuto Betori al suo fianco alla Cei per molti anni, e che lo ha ordinato Vescovo. Tra i Vescovi, anche l’attuale Segretario Generale della Cei Mariano Crociata e molti vescovi delle diocesi toscane. Tra i politici, il ministro Gianfranco Rotondi , il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, i parlamentari Carlo Casini, Vannino Chiti, Gabriele Toccafondi, Denis Verdini, Lapo Pistelli, Francesco Bosi.Arrivando sul sagrato del Duomo Betori ha trovato ad accoglierlo le autorità cittadine: il Prefetto Andrea De Martino, il Presidente della Provincia Matteo Renzi e il sindaco Leonardo Domenici. Al nuovo Arcivescovo anche il benvenuto della Presidente dell’Opera del Duomo, Anna Mitrano. L’arcivescovo si è recato quindi in Battistero, per indossare i paramenti liturgici: dal battistero tutti i vescovo concelebranti hanno poi raggiunto il Duomo in processione. Monsignor Betori è entrato in Cattedrale a fianco del suo predecessore, il cardinale Antonelli. Giunti nel presbiterio della Cattedrale, Betori ha consegnato al Cancelliere diocesano la Bolla Pontificia con cui il Papa gli assegna la guida della Diocesi di Firenze, che verrà letta. A quel punto il cardinale Antonelli ha “passato” il pastorale, simbolo dell’autorità episcopale, al suo successore: un simbolico passaggio di testimone. Betori si è seduto quindi sulla “cattedra”, l’antico sedile di legno da cui la cattedrale stessa prende il suo nome, e da cui il Vescovo esercita il suo ministero di guida e pastore della diocesi. È quello il momento in cui monsignor Betori ha iniziato formalmente il suo ministero episcopale a Firenze. È toccato al Vescovo ausiliare monsignor Claudio Maniago, quindi, presentare le varie rappresentanze della Chiesa fiorentina (sacerdoti, diaconi, religiosi e membri di istituti secolari, famiglie, anziani, bambini, persone malate…) che si sono recate a rendere omaggio al nuovo Arcivescovo. Fra di loro i vicari foranei, i due sacerdoti più anziani (don Otello Caponi e monsignor Angiolo Livi, 96 anni) e il più giovane (don Alessandro Clemenzia, 27 anni), un sacerdote di origine straniera (l’africano don Welars Kalimaze) e poi tre religiosi, tre religiose, tre consacrate di istituti secolari, due diaconi permanenti una coppia di anziani, alcune famiglie con bambini, una coppia di fidanzati, il “factotum” della Curia Virgilio Gori e alcuni esponenti di associazioni e movimenti ecclesiali. IL SALUTO DEL SINDACO DI FIRENZE. «Eccellenza, una sola parola: benvenuto a Firenze, benvenuto nella nostra città da parte di tutta Firenze, da parte delle istituzioni locali, da parte dei cittadini, da parte del popolo di Firenze e dei comuni vicini». Le prime parole con cui il sindaco Leonardo Domenici ha accolto monsignor Giuseppe Betori sul sagrato di Santa Maria del Fiore – al termine del suo cammino dalla Santissima Annunziata lungo via de’ Servi – sono state sottolineate con un grande, prolungato applauso dalla folla che gremiva la piazza. Riferendosi «alle prime parole che ci ha rivolto, di volersi sentire un fiorentino tra i fiorentini», Domenici, parlando a braccio, ha quindi aggiunto: «Firenze è una città speciale, è la città della pace, del dialogo, del confronto, della solidarietà, ma è anche una città come le altre che vive le sue contraddizioni e i suoi problemi, e con queste contraddizioni e problemi noi tutti dobbiamo fare i conti». Dopo aver ricordato, a questo proposito, l’opera di coesione sociale favorita dalla tradizione di volontariato della città, il sindaco ha concluso: «Mi auguro di potere avere in questi mesi un rapporto forte e fecondo con lei, di profonda collaborazione, nel segno e nel nome del comune servizio alla comunità e alla cittadinanza».«Per non fare errori ho scritto, immaginerete l’emozione», si è come giustificato il nuovo arcivescovo all’inizio del suo saluto (testo), spesso interrotto dagli applausi, specialmente quando ha ricordato che Firenze, nella sua intera storia, «mai ha inteso il vescovo come un intruso, un estraneo, un forestiero, ma un fiorentino tra i fiorentini, un fratello nella carità di Cristo, un padre spirituale, un promotore dell’unità morale, un difensore dei deboli, il successore degli apostoli, dunque l’araldo del Vangelo, che lega Firenze di oggi alla genuina predicazione apostolica». Betori ha quindi ricordato ancora una volta – «l’ultima, perché non diventi un tormentone», ha precisato – la sua esperienza di «angelo del fango» durante l’alluvione del 1966, non per salvare opere d’arte ma per « liberare dal fango le cantine delle case della gente semplice del popolo», nella zona di Badia a Ripoli. « Da oggi – ha quindi aggiunto – la città di Firenze e i suoi reggitori possono contare su un cittadino in più, che ne ha a cuore le sorti e lealmente si impegna a caratterizzarne il volto, perché sia sempre meglio conforme a quell’indole umanistica che il seme del Vangelo qui originalmente fecondò a beneficio e a consolazione della stirpe umana. Possa la nostra città rivivere, nelle forme che i nuovi tempi esigono, il carattere antico che Dante nella Firenze ideale del Cacciaguida descrive come un “viver di cittadini” “riposato”, “bello”, “fida cittadinanza” e “dolce ostello” (Divina Commedia, Paradiso XV, 130-132). Dal canto suo, la Chiesa non potrà farle mancare, oggi più di ieri, il proprio apporto di virtù, di preghiera e di santità di vita, passando per il crogiuolo di una conversione che – con la grazia divina – scuote le coscienze, toglie le incrostazioni, dà il gusto della trasparenza, risveglia alla vigilanza. E nessuno più – Dio lo voglia – sia scandalizzato». E ancora: «Oggi, come al tempo di Dante, dobbiamo affrontare una nuova stagione: questo non ci impedisce di essere consapevoli che le nostre radici non sono un peso che ci angustia, ma una risorsa per orientare il futuro secondo canoni di autentica umanità. Di queste radici, la Chiesa è parte significativa: offre a tutti una sapienza di vita e un’operosa testimonianza solidale, che ci indirizzano a una vita buona, fondata sulla verità e aderente alla realtà. È una sapienza che non riposa su un’ideologia ma sull’esperienza viva dell’incontro con la persona di Gesù, che ci cambia e ci rende nuovi. L’annuncio e la testimonianza di questo incontro è ciò che abbiamo di più proprio e ciò che dà fondamento al nostro impegno e servizio per la città». IN MEZZO ALLA GENTE ALLA SS. ANNUNZIATA. «Ragazzi, quante firme!» Neppure loro, i ragazzi dell’Azione cattolica, dicono di conoscerne il numero. Poi qualcuno lo azzarda: «quattrocentocinquanta», esclama. Ben 450 firme che vivacizzano lo striscione di otto metri che una trentina di ragazzi sorreggono all’ingresso della Santissima Annunziata. Porta scritto il semplice e confidenziale saluto che campeggia sopra il disegno del profilo azzurro della città: «Ciao, vescovo Giuseppe, benvenuto tra noi». E il vescovo non si fa attendere. Alle 14,55 in punto arriva, più che puntuale, nella sempre più affollata piazza fiorentina. Lo accoglie un’aria festosa, un caldo sole estivo e un lungo applauso. L’arcivescovo Betori appone anche la sua fra le altre firme sullo striscione e poi fa il suo ingresso nel santuario per eccellenza dei fiorentini, nella basilica della Santissima Annunziata da cui ha deciso di partire per il suo percorso verso il Duomo. Ad accoglierlo un applauso ancora più lungo, canti e il saluto del regista fiorentino Franco Zeffirelli. Dopo essersi inginocchiato, aver sostato in silenzio davanti all’immagine della Vergine Annunziata (come fece anche Giovanni Paolo II nella sua visita del 19 ottobre 1986), l’arcivescovo Betori ha ricevuto il saluto del priore dell’Annunziata, padre Benedetto Maria Biagioli e di padre Sergio Ziliani, priore del convento San Filippo Benizzi a Todi, che ha parlato a nome del padre Provinciale Giuseppe Galassi. Quindi Betori ha recitato insieme ai fedeli la celebre preghiera alla Vergine che Dante mette in bocca a San Bernardo nel canto XXXIII del Paradiso. Poi dal santuario, il tragitto a piedi fino al Duomo, attraverso una gremita via dei Servi. Quasi un migliaio le persone, giovani ma anche meno giovani e anziani, che hanno accompagnato con applausi e saluti l’arcivescovo in processione fino alla Cattedrale. E a quei saluti l’arcivescovo non si è sottratto, salutando a sua volta, stringendo mani e sorridendo a chiunque abbia incontrato con gli occhi. Anche al sindaco di Foligno – città natale di Betori – che con tanti concittadini è voluto essere a Firenze per questa giornata di festa per l’ingresso del nuovo arcivescovo. «Oggi è proprio una bella giornata di festa da dedicare al nuovo arcivescovo, alla Madonna e al Signore – hanno commentato alcune signore lungo la via. A dispetto di quel giovanotto che ha chiesto a Betori un parere sulle occupazioni a scuola, sulla 133 e sulla riforma Gelmini. E Betori ha sorriso anche a lui. Ma oggi è domenica e di scuola proprio non si parla. Domani è un altro giorno.

SS. ANNUNZIATA: QUI SI DIVENTA FIORENTINI. “In questo momento io mi sono fatto fiorentino ai piedi della Vergine Annunziata: non potevo entrare in Duomo se non da fiorentino e si diventa fiorentini ai piedi della Vergine”. Lo ha detto il nuovo arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori uscendo dalla basilica della Santissima Annunziata, dove ha pregato davanti all’immagine della Vergine che, come ha detto, è “stata dipinta da mani di uomo, ma nella tradizione ha avuto bisogno di una mano celeste per essere completata”. Betori, insieme ai fedeli stipati nella basilica, ha pregato con le parole del canto XXXIII del Paradiso di Dante. “Entro in Duomo camminando – ha poi aggiunto Betori, riferendosi alla passeggiata festosa per raggiungere il Duomo -. La Chiesa è un cammino, come viene definita dai primi cristiani negli atti degli apostoli, e questa dinamicità, che sta alle origini stesse della Chiesa, vorrei che fosse comunicata a tutta la comunità quest’oggi e negli anni che vivremo insieme”. Fuori dalla basilica, tanti esponenti dell’Azione cattolica di Firenze, che oggi aveva in programma la tradizionale ‘Festa del Ciao’ poi ‘dirottata’ nell’accoglienza al vescovo.

IL SALUTO AL NUOVO ARCIVESCOVO DI PADRE BENEDETTO MARIA BIAGIOLI, PRIORE DELL’ANNUNZIATA. Ecco il testo del saluto del priore della basilica dell’Annunziata: Eccellenza Reverendissima, E’ con grande emozione che a nome della nostra Comunità Religiosa della Santissima Annunziata, vengo a porgerle un affettuoso saluto, in questo momento storico in cui Lei sta per prendere possesso della venerabile Arcidiocesi di Firenze. Noi vogliamo ringraziarLa per aver accettato questo alto incarico che richiederà dedizione, coraggio e tanta fiducia nel Signore che è la pietra angolare di ogni diocesi. Al tempo stesso La vogliamo assicurare che siamo disposti a camminare e lavorare con Lei. Siamo rimasti colpiti dal fatto che prima ancora di entrare in Cattedrale, ha scelto di salutare per primi i più piccoli membri dell’Arcidiocesi,cioè i bambini del Nuovo Mayer e poi sedersi a mensa con i poveri di Via Baracca. Sono sicuro che Gesù avrebbe fatto lo stesso. Per questo Le vogliamo un gran bene e L’accogliamo col cuore aperto come avremmo accolto Lui.E siccome Sua Eccellenza ha anche scelto di venire ad inginocchiarsi ai piedi della nostra Vergine Annunziata, vogliamo unirci alla sua preghiera e chiediamo alla Vergine Santa di benedirLa a piene mani e di custodirLa per sempre nel suo Cuore di Madre.

IL  PARROCO DI SAN MICHELINO: SUONEREMO LE CAMPANE. «Sono felice che il nuovo arcivescovo Betori percorra a piedi via dei Servi. Ritengo che sia un importante contatto con la realtà territoriale del centro di Firenze, realtà sicuramente “sui generis” ma altrettanto genuina». Don Ernesto Lettieri, vicario foraneo di San Giovanni e parroco della chiesa di San Michelino in Visdomini in via dei Servi, commenta così il tragitto che porterà Betori dall’Annunziata al Duomo «facendogli assaporare la realtà del centro cittadino». La chiesa di San Michelino in Visdomini sarà aperta questo pomeriggio per l’occasione, suoneranno le campane e – dice don Ernesto – accoglieremo l’arcivescovo Betori nella piazzetta e lo seguiremo fino al Duomo dove anch’io prenderò parte alla concelebrazione».

E ANCHE VIA DE’ SERVI SI ACCORGE DELL’ARRIVO. «Oggi ci deve essere qualcosa di importante perché hanno tolto i cassonetti e non ci sono sbandati a giro». Una bella sorpresa per i gestori dei bar di via dei Servi a Firenze (gli unici esercizi della zona aperti la domenica), abituati a convivere con la presenza di punk e altri habitués della via che collega piazza Santissima Annunziata a piazza del Duomo spesso citate come esempio del degrado della città. Nessuno fino a stamattina sapeva dell’ingresso del nuovo arcivescovo Giuseppe Betori, poi un po’ alla volta si è sparsa la voce: «Stamattina, quando sono arrivato al bar, ho visto la piazza pulita, in ordine e senza cassonetti – racconta Simone Ugolini, proprietario del bar-hotel «Le due fontane» all’angolo fra via dei Servi e piazza Santissima Annunziata –, poi alcuni signori entrati per un caffé mi hanno raccontato che venivano da Foligno per l’occasione. Così ho saputo di quello che sarebbe successo e della processione dell’arcivescovo dall’Annunziata al Duomo. Anche da Robiglio – come dice Marco, responsabile del noto bar di via dei Servi, «non sapevamo nulla finché non abbiamo visto i vigili e abbiamo chiesto informazioni. In ogni caso mi fa piacere che il nuovo arcivescovo passi anche per la nostra via». E Alessandra, del Museo Leonardo da Vinci conferma: «No, non sapevo niente del nuovo arcivescovo ma capisco allora perché non ci sono i cassonetti». Anche all’«Ok bar» di via dei Servi nessuna notizia era «trapelata» fino al nostro arrivo, coinciso con quello due vigili intenti a far funzionare al meglio le cose, anche con le multe se necessario.

CON IL TESTO DEL PARADISO LA PREGHIERA ALLA MADONNA Affidandosi alla protezione della Madonna, l’arcivescovo Giuseppe Betori, insieme ai fedeli raccolti nel santuario mariano della Santissima Annunziata a Firenze, reciterà la celebre Preghiera di San Bernardo alla Vergine che apre il XXXIII canto del Paradiso di Dante Alighieri, l’ultimo della Divina Commedia e della stessa vita del poeta. Canto che – a detta dei commentatori – è il più rotto e più ansante di tutto il Poema», l’unico, forse «che dovremmo leggere nel silenzio e commentare con il cuore».Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,umile e alta più che creatura,termine fisso d’etterno consiglio,tu se’ colei che l’umana naturanobilitasti sì, che ‘l suo fattorenon disdegnò di farsi sua fattura.Nel ventre tuo si raccese l’amore,per lo cui caldo ne l’etterna pacecosì è germinato questo fiore.Qui se’ a noi meridiana facedi caritate, e giuso, intra ‘ mortali,se’ di speranza fontana vivace.Donna, se’ tanto grande e tanto vali,che qual vuol grazia e a te non ricorresua disïanza vuol volar sanz’ali.La tua benignità non pur soccorrea chi domanda, ma molte fiateliberamente al dimandar precorre.In te misericordia, in te pietate,in te magnificenza, in te s’adunaquantunque in creatura è di bontate.

L’ARCIVESCOVO BETORI SARÀ ACCOLTO DAI GIOVANI. Al suo arrivo al santuario mariano della Santissima Annunziata a Firenze, l’arcivescovo Giuseppe Betori troverà ad attenderlo un cordone di giovani che lo accompagneranno, attraverso il Chiostrino dei voti, all’interno della Basilica passando dal portone principale. Il coro, formato da cantori del Santuario e da un gruppo di giovani, intonerà un canto dedicato alla Madonna. Dopo essersi inginocchiato, aver sostato in silenzio davanti all’immagine della Vergine Annunziata (come fece anche Giovanni Paolo II nella sua visita del 19 ottobre 1986), l’arcivescovo Betori riceverà il saluto del priore dell’Annunziata, padre Benedetto Maria Biagioli, e di padre Sergio Ziliani, priore del convento San Filippo Benizzi a Todi, che parlerà a nome del padre Provinciale. Quindi Betori reciterà insieme al popolo dei fedeli la celebre Preghiera alla Vergine di Dante Alighieri (canto XXXIII del Paradiso). Infine il coro intonerà il canto finale.

L’ARCIVESCO BETORI STA PER ARRIVARE ALLA SANTISSIMA ANNUNZIATA. Dopo gli impegni della mattina, l’arcivescovo Giuseppe Betori sta per giungere alla basilica della Santissima Annunziata a Firenze. L’arrivo è previsto intorno alle 15. Poco dopo Betori si raccoglierà in preghiera presso l’altare dell’immagine miracolosa della Vergine Annunziata all’interno del tempietto del Michelozzo insieme alla comunità dei Frati Servi di Maria, il Priore del convento, padre Sergio Ziliani, priore del convento San Filippo Benizzi di Todi, e tutti i fedeli che dalle 14,30 stanno facendo il loro ingresso nel Santuario. All’Annunziata Betori riceverà il saluto anche del regista fiorentino Franco Zeffirelli.

PRANZO CON TORTELLINI AL SUGO E POLLO ARROSTO. Uno striscione con la scritta “Benvenuto vescovo Giuseppe” è il saluto con cui gli ospiti e i volontari della mensa Caritas di via Baracca hanno accolto il nuovo Arcivescovo di Firenze che ha voluto condividere con loro il pranzo nella sua prima giornata fiorentina. Ad accoglierlo il Direttore della Caritas diocesana, Alessandro Martini, che ha voluto sottolineare l’apprezzamento per questo gesto con cui monsignor Betori ha mostrato la sua attenzione per i poveri e i bisognosi. Presenti anche l’assessore comunale ai servizi sociali Lucia De Siervo e il dirttore della Caritas italiana don Vittorio Nozza. Il pranzo offerto al cardinale è stato quello che la mensa Caritas di via Baracca offre ogni giorno ai suoi ospiti: il menù di oggi prevedeva tortellini al sugo, pollo arrosto, contorno, macedonia, tutto accompagnato da acqua del rubinetto in caraffa. Unico strappo alla regola (come avviene nelle feste importanti) il dolce. Durante il pranzo monsignor Betori si è fermato a conversare con alcuni degli ospiti abituali della mensa, ascoltando le loro storie. La mensa Caritas di via Baracca lavora in convenzione con il Comune, è aperta 365 giorni all’anno e offre ogni giorno circa 350 pasti. Ha 6 dipendenti e duecento volontari, provenienti da 30 diverse parrocchie. E’ attivo anche il servizio docce e deposito bagagli. LA frequentano persone di diverse nazionalità: il 20 per cento sono italiani. Dopo il dolce, è salito a prendere il caffè con gli ospiti del “buon Samaritano”, la struttura per detenuti in semilibertà che la Caritas gestisce al primo piano dello stesso stabile. Un incontro molto cordiale, durante il quale qualcuno degli ospiti ha anche chieto un autografo all’Arcivescovo. Monsignor Betori si è recato quindi in Seminario: da qui, intorno alle 15, raggiungerà il santuario della Santissima Annunziata dove si fermerà in preghiera prima di recarsi a piedi verso il Duomo.( Foto mensa Caritas)

ALLA MENSA CARITAS: A FIRENZE FORTE RADICAMENTO CARITA’. E’ rimasto “molto colpito” dall’aspetto del “servizio della carità” della diocesi di Firenze, monsignor Giuseppe Betori. Lo ha detto lui stesso incontrando gli operatori della Caritas diocesana, nella mensa di via Baracca, prima di pranzare assieme agli altri ospiti. “Devo dire –ha raccontato il nuovo arcivescovo- che nel dossier della visita ad limina, preparato dal cardinal Antonelli e da monsignor Maniago, questo aspetto del servizio della carità mi ha veramente colpito, sia per il suo radicamento storico, quidi il rappporto con le Misericordie eccetera, ma anche per la sua vitalità contemporanea. Non è che si vive solo di ricordi, nella carità.” “Mi sembra invece –ha aggiunto- che sia all’avanguardia nella risposta data: i problemi del carcere, dell’immigrazione, dell’aids. Mi sembra ci sia una varietà di risposte che mi ha molto favorevolmente colpito.” Alla Mensa erano presenti, oltre al Direttore della Caritas diocesana Alessandro Martini, anche il direttrore della Caritas italiana, don Vittorio Nozza e l’assessore politiche e interventi per l’accoglienza e l’integrazione del Comune di Firenze Lucia De Siervo. Il vescovo ha fatto la coda con il vassoio con gli altri ospiti della mensa. ( Foto mensa Caritas)

ALLA MENSA DELLA CARITAS IL PRIMO PRANZO FIORENTINO. «Un segno chiarissimo di attenzione verso tutti, proprio perché pone al primo posto i più poveri della comunità». Così il direttore della Caritas di Firenze, Alessandro Martini, commenta la decisione di monsignor Betori di consumare il suo primo pranzo fiorentino alla mensa della Caritas in via Baracca dove arriverà intorno alle 12,30. «Sarà un momento semplice e al tempo stesso tra quelli da ricordare con riconoscenza – dice Martini in attesa dell’arrivo dell’arcivescovo -. Un pranzo, come sempre, con primo piatto (tortellini), secondo con pollo arrosto o roastbeef, contorni, poi macedonia e dolce (unico strappo alla regola); il percorso del self-service, stoviglie usa e getta come sempre e, unica bevanda, acqua in caraffa dal pubblico acquedotto. La Caritas – spiega Martini – è impegnata a rendere tangibile, insieme a tante altre esperienze di carità in diocesi, il grande progetto dell’Amore misericordioso del Signore, che per primo ci ha indicato lo stile del farsi tutto a tutti a partire da coloro che ne hanno più bisogno. Il Vescovo, Pastore che la Provvidenza ci ha donato è il punto di riferimento. Con la sua testimonianza ci incoraggia per un servizio della carità sempre più attento ai fratelli che non chiedono solo pane, ma cercano fraterno sostegno ed evangelica condivisione di vita». ( Foto mensa Caritas)

MEYER, BETORI: OGNI NEONATO HA DIRITTO ALLA VITA. “Oggi tante cose vengono messe in discussione: c’è chi si chiede se un neonato sia una persona e quale vita sia degna di essere vissuta, come se ci fosse un livello sotto il quale la vita non è più tale”. Lo ha detto monsignor Betori durante la visita all’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze. “Il fatto che ci si ponga queste domande ci inquieta. Chi deve rispondere? – ha proseguito l’arcivescovo – I guru della pubblicità, il comitato centrale di qualche partito o il responsabile del marketing di qualche grande azienda? Di fronte a queste domande bisogna ribadire con forza che ogni neonato ha diritto alla vita e ogni persona ha piena dignità”.  (Foto visita al Meyer)

MEYER, ROSSI: QUESTA VISITA E’ UN SEGNALE IMPORTANTE. La Chiesa può aiutare “tantissimo” la società civile della Toscana. Lo ha detto a Radio Toscana l’assessore regionale alla sanità, Enrico Rossi, presente stamani all’ospedale pediatrico Meyer ad accogliere monsignor Giuseppe Betori, nella sua visita ai piccoli degenti. “La Chiesa e il ciritianesimo –ha detto Rossi- hanno inventato la presa in carico. E la sanità ha alla sua base la presa in carico della persona che soffre, che è debole. Quindi il dialogo, anche culturale, anche fondato sui valori, è fondamentale con la Chiesa cattolica. E poi non solo, perché ci sono anche molti rapporti sul piano delle istituzioni religiose che senza fini di lucro intervengono in sanità e che hanno con noi le convenzioni, stanno dentro la programmazione regionale della sanità. E poi c’è anche tutto il capitolo della cooperazione sanitaria verso i paesi del terzo mondo. Quindi mi sembra che ci siano davvero tante relazioni. La Toscana è anche la Regione che garantisce l’assistenza religiosa nella sanità. Quindi mi auguro che ci siano tutte le condizioni, e ci saranno senz’altro, per sviluppare e approfondire le basi solide di un rapporto che non nasce oggi.” Rossi ha poi detto, parlando anche a nome del Presidente Martini, di “apprezzare tantissimo” che Betori abbia scelto il Meyer come primo luogo da visitare a Firenze. “Segnala la volontà di stare vicino ai bambini, e ai bambini che soffrono. Mi sembra un segnale positivo anche per il futuro.” (Foto visita al Meyer)

AL MEYER LA CONSEGNA DI UNA LETTERA AI PICCOLI PAZIENTI. “Mi chiamo Giuseppe e sono il nuovo vescovo di Firenze. Il Papa mi manda in questa bellissima città, e nelle cittadine e nei paesi che le sono d’intorno, per parlare di Gesù alla gente e prendermi cura di tutti come un padre”. Inizia così la Lettera che il nuovo Arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori ha consegnato questa mattina ai bambini e alle bambine dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Betori ha voluto infatti inserire, nel programma della sua prima giornata in diocesi, un saluto ai piccoli pazienti dell’”ospedalino” fiorentino, come segno di attenzione ai più piccoli, in particolare a quelli che soffrono, e alle loro famiglie, nel desiderio di portare loro una parola di amore e di speranza.L’Arcivescovo ha lasciato in dono all’ospedale alcuni giocattoli per la ludoteca interna, ma ha voluto anche consegnare a ciascuno dei bambini ricoverati al Meyer un piccolo librettino scritto per l’occasione, una lettera in cui si sofferma a parlare di Gesù, del dolore, della malattia e della speranza. “Sento una spinta nel cuore – scrive il Vescovo – come un dolce dovere, di farvi sentire da vicino tutto il mio affetto: quando un bambino sta male è importante che ci sia chi gli dica che gli vuol bene e lo incoraggi”. “A dire il vero – aggiunge l’Arcivescovo eletto di Firenze – ho per voi un dono di altro genere, un grande dono: vorrei farvi conoscere un po’ di più Gesù, l’amico vero di ogni persona, colui che ci prende per mano, ce la tiene stretta e ci conduce sulle strade del bene e della gioia”.Dopo il saluto dei dirigenti dell’ospedale, monsignor Betori ha incontrato privatamente alcuni pazienti con i loro familiari. Quindi si è fermato nella ludoteca dell’ospedale. “Vi ringrazio – ha detto – perché mi avete dato modo di fare un po’ come Gesù, che amava stare con i bambini”. Betori ha lasciato alla ludoteca del Meyer un pacco pieno di giocattoli, che è stato aperto dai bambini. Al termine alcuni bambini hanno letto una pergamena, in cui era espresso il loro ringraziamento all’Arcivescovo. L’incontro si è concluso con la lettura delle parole di gesù dal Vangelo di Matteo: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” e la recita del Padre Nostro. Prima di lasciare la struttura sanitaria, Betori ha visitato anche una mostra di disegni dei bambini su vari episodi della Bibbia che in questi giorni alcune comunità evangeliche hanno allestito all’ingresso del Meyer. (Foto visita al Meyer)

MONS. BETORI ARRIVATO AL MEYER. Alle 10,30 monsignor Betori è arrivato all’Ospedale Pediatrico Meyer, a Careggi, dove è stato accolto dal direttore Paolo Morello. Erano presenti anche l’assessore regionale alla salute Enrico Rossi e il rettore dell’Università di Firenze Augusto Marinelli. Chiara, una piccola paziente ha consegnato al vescovo un disegno, con sopra scritto: “Grazie per aver subito pensato a noi”.. Adesso sta visitando il reparto di oncoematologia. Ecco la “Lettera” che il vescovo ha consegnato ai piccoli ricoverati. (Foto visita al Meyer)

MONSIGNOR MANIAGO PRESENTERA’ IN DUOMO IL NUOVO ARCIVESCOVO. Sarà l’ausiliare monsignor Claudio Maniago a presentare in Duomo, al nuovo arcivescovo di Firenze, monsignor Giuseppe Betori, la rappresentanza della Chiesa fiorentina. A chiederlo è stato proprio monsignor Betori. Lo ha confermato lo stesso mons. Maniago al microfono di Giacomo Guerrini per Radio Toscana: “Sarà semplicemente da parte mia –ha detto Maniago- un presentargli con brevissime e semplici parole, una volta insediato sulla sedia che fu di San Zanobi, la folta rappresentanza della Chiesa fiorentina che va a rendergli omaggio, lo riconosce come pastore e lo abbraccia filiarmente.” Monsignor maniago era questa mattina, insieme ad una delegazione della Chiesa fiorentina, alla chiesa di San Giovanni Battista all’autostrada, ad accogliere monsignor Betori. “E’ una cosa molto bella –ha detto Maniago- la Provvidenza ci ha dato una giornata splendida con il sole e direi che questo è simbolico: una luce bella, calda, che illumina, in un posto bello come questo della chiesa dell’autostrada. Inizia questa gionrata che è di gioia, di festa, di accoglienza di quello che sarà il pastore di questa Chiesa fiorentina per i prossimi anni. L’emozione è tanta, e la si percepisce a tutti i livelli, e questo sta a dire anche un’attesa, una partecipazione che è veramente di popolo, così come deve essere ogni realtà che vive dalla Chiesa e con la Chiesa.”

9.50, ARRIVO ALL’AUTOSTRADA. Alle 9,50, con 10 minuti di anticipo sul programma, il nuovo arcivescovo di Firenze monsignor Giuseppe Betori, proveniente da Roma, si è fermato alla chiesa di San Giovanni Battista, all’autostrada, dove ad accoglierlo c’erano, assieme al vescovo ausiliare monsignor Claudio Maniago, le autorità, da Adriano Chini, sindaco di Campi Bisenzio (comune dove si trova la chiesa dell’autostrada), al presidente della Provincia di Firenze, Matteo Renzi, dal sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, al prefetto Andrea De Martino. Presenti anche diversi esponenti politici come Carlo Casini, Denis Verdini, Gabriele Toccafondi e Marco Carraresi. “Mi piace iniziare il mio cammino in questa chiesa, che è uno dei più splendidi esempi di dialogo tra fede e arte contemporanea degli utlimi decenni. Grazi a tutti per la vostra presenza“. Sono queste le prime parole con cui monsignor Giuseppe Betori si è presentato questa mattina alla Chiesa fiorentina. La chiesa di San Giovanni Battista all’Autostrada, accanto al casello Firenze Nord dell’Autostrada del Sole, ha fatto da cornice al primo contatto di Betori con la diocesi. L’edificio, disegnato da Giovanni Michelucci, è una delle opere più importanti dell’architettura sacra contemporanea: è stato scelto come prima tappa dell’ingresso di Betori a Firenze proprio per la sua caratteristica di chiesa “sulla strada”, che con la sua forma a tenda è ben riconoscibile dai viaggiatori che transitano intorno al capoluogo toscano. A dare il primo saluto a monsignor Betori è stato il rettore della chiesa, don Elio Pierattoni: “E’ il secondo vescovo che accolgo qui, dopo il cardinale Antonelli nel 2001. Le auguro buon viaggio e buon lavoro”. Presenti anche i sacerdoti del vicariato e numerosi fedeli delle parrocchie vicine. La giornata di monsignor Betori proseguirà con la visita all’ospedale pediatrico Meyer, e poi con il pranzo alla mensa della Caritas in via Baracca. (Le foto dell’arrivo all’autostrada)Fascicolo speciale di Toscanaoggi per ingresso in Diocesi dell’arcivescovo Giuseppe Betori (Formato .pdf)