Lettere in redazione
La Curia e l’Alta velocità
Caro direttore, mi chiedo e le chiedo: ma la Curia di Firenze non ha niente di meglio da fare che entrare nelle polemiche sull’Alta velocità?
Caro Nutini, mi scuso per aver ridotto la sua lettera alla domanda essenziale, tralasciando le sue valutazioni in merito all’Alta velocità. Le faccio un «torto», lo so, ma ho bisogno di spazio per rispondere in modo esaustivo (spero) al suo interrogativo che, presumo, essendo lei di Prato, nasca dalla lettura della cronaca fiorentina di «Repubblica», che arriva in tutta la regione. Non penso abbia letto l’editoriale apparso sulle pagine fiorentine di «Toscana Oggi» (lei vede infatti l’edizione pratese) e nemmeno penso abbia letto un altro articolo sullo stesso argomento apparso sulle pagine fiorentine della «Nazione». Per cui, per lei e per tutti gli altri lettori non fiorentini, devo spiegare la genesi di una notizia falsa. Ripeto: falsa. Non esagero, perché non può essere definita diversamente. Ecco i fatti.
Nel numero scorso di «Toscana Oggi», nelle pagine della diocesi di Firenze, abbiamo pubblicato un editoriale a firma di Paolo Blasi, già rettore dell’Università, uomo di cultura, illuminato e autorevole, non riconducibile a schieramenti partitici, particolarmente attento alla vita della città, collaboratore prestigioso con il quale il nostro coordinatore delle pagine fiorentine, Riccardo Bigi, ha parlato a lungo analizzando i pro e i contro dell’Alta velocità ed in particolare del sottoattraversamento di Firenze e della nuova stazione progettata da Foster. Da lì è nato l’intervento, condiviso dal giornale, di Paolo Blasi. «Repubblica» ha ripreso l’editoriale titolando «Alta velocità, la Curia dice no» (domenica 18). Il giorno dopo è uscita anche «La Nazione» (cronaca di Firenze) rincarando (sia pure solo nel titolo) la dose: «La Diocesi scomunica la Foster».
Dopo di che «Repubblica» è tornata nuovamente sulla questione (martedì 20) registrando tra l’altro le affermazioni offensive (con l’unica attenuante di partire da una notizia falsa) del segretario fiorentino della Cgil nei confronti della diocesi, che a sua volta è dovuta intervenire con un comunicato dell’Ufficio stampa nel quale si afferma che «la diocesi di Firenze non si è mai espressa e non intende esprimersi sulla stazione Foster. Quando ritiene di dover manifestare un suo pensiero, e questo lo fa esclusivamente quando sono in gioco verità delle fede e valori morali, la fa attraverso la parola del Vescovo o dei responsabili dei vari uffici e lo fa sempre nel rispetto dei ruoli e delle competenze. L’aver accreditato come pensiero della diocesi, e il continuare a farlo, scatenando addirittura malevoli commenti, un autorevole intervento ospitato sul settimanale Toscana Oggi come opinione di dibattito sulla stazione Foster, significa confondere ruoli e responsabilità. Nel mondo cattolico vige una libertà di singoli ed aggregazioni nel giudicare le cose temporali che va rispettata e promossa anche attraverso dibattiti pubblici che però non implicano la corresponsabilità della Chiesa in quanto tale».
A dire il vero, caro Nutini, cosa pensa la Curia di Firenze sull’Alta velocità non lo so neppure io e nemmeno glielo abbiamo chiesto. Non per mancanza di rispetto. Ci mancherebbe altro: l’arcivescovo di Firenze (se per Curia si intende lui) è uno dei nostri 16 editori, anzi il più importante (senza sminuire gli altri vescovi) perché si tratta del presidente della Conferenza episcopale toscana a cui questo giornale fa riferimento. E qui c’è già una differenza sostanziale con gli altri giornali: noi lo diciamo apertamente chi sono i nostri «padroni», non ce ne vergogniamo anche perché, rispetto a tanti altri, possiamo rivendicare con orgoglio la nostra dignità di giornalisti liberi di esprimere i nostri pareri su questioni come l’Alta velocità e non solo. Tanti altri non so se possono fare altrettanto. Ed è proprio ai colleghi della stampa laica che chiediamo più rispetto. A loro stessi dovrebbe dispiacere dare notizie false. È come se noi riprendessimo gli editoriali dei giornalisti o dei collaboratori di «Repubblica» o della «Nazione» e scrivessimo che si tratta del pensiero di De Benedetti o di Riffeser Monti.