La crisi economica colpisce anche il settore aretino della moda. «Ma noi corriamo un rischio ulteriore: il pericolo viene anche dall’interno, cioè da una concorrenza che sembra non conoscere più regole e che si manifesta ormai non solo in Valdarno ma anche in altre zone della provincia di Arezzo». I segretari di Filtea Cgil e Filcem Cisl, Alessandro Mugnai e David Scherillo, lanciano l’allarme. E ricordano che «la maggioranza delle aziende del settore non solo continua con il ricorso alla cassa integrazione, ma molte di queste iniziano a trasformare quella ordinaria in straordinaria per la crisi con la durata di un anno. In generale vi è una perdita della produzione, soprattutto nelle confezioni, di una media che oscilla dal 30 al 50%. Il 2010, malgrado alcuni segnali di tenuta, non promette bene».Non solo il calo della produzione ma anche il ribasso dei prezzi nei mercati, spesso incoraggiato dalla concorrenza delle grandi firme e l’intransigenza del sistema bancario sui crediti verso le aziende, stanno indebolendo sempre di più le imprese aretine, in particolare quelle piccole che vivono di conto terzismo.«Tutto questo commentano Mugnai e Scherillo favorisce un fenomeno che da tempo è presente sottotraccia anche nella nostra zona con il rischio di ripetere esperienze di altre realtà toscane. C’è un assalto di laboratori e piccole aziende che operano fuori da ogni regola, che non applicano le norme contrattuali e non assolvono l’obbligo tributario e previdenziale creando una forte concorrenza alle aziende che agiscono regolarmente. Siamo di fronte ad un grave fenomeno di concorrenza sleale del quale non è possibile delineare la reale dimensione, anche perché è sotterranea e ovviamente è alimentata da imprenditoria italiana, spesso di elevato livello». Tra gli imprenditori ed i lavoratori del settore si parla ormai di una forte presenza di laboratori cinesi che sono integrati e alimentati da un sistema di «fare impresa» tutto italiano.«Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti afferma David Scherillo e non possiamo permetterci di perdere altro tempo. Questo è un fenomeno che quando emergerà in tutta la sua reale dimensione non potrà essere efficacemente contrastato. Deve essere chiaro per tutti che nella nostra provincia chi viene per aprire una attività, lo potrà fare solo rispettando regole, leggi e contratti».I rappresentanti dei lavoratori chiedono, quindi, azioni dirette, rigorose ed efficaci, che devono vedere una comunione d’intenti tra sindacati, associazioni imprenditoriali e istituzioni. E invocano l’intervento di Provincia e Prefettura.