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La conferenza stampa sul volo di ritorno dalla Corea
Santità, benvenuto tra noi per quest’ultimo appuntamento di questo viaggio che è stato molto intenso ma che ci sembra sia riuscito molto bene: almeno, Lei dà l’impressione di essere soddisfatto, dà l’impressione di essere stato bene e noi ne siamo stati molto contenti. Allora, per questo incontro, che credo avvenga secondo lo stile dei due precedenti che abbiamo avuto con Lei, ci siamo organizzati dividendoci per gruppi linguistici e poi in ognuno dei gruppi sono stati sorteggiati alcuni colleghi e colleghe che faranno le loro domande. Ne abbiamo un buon numero… Quando Lei è stanco ci dice che basta e noi ci fermiamo; altrimenti, continuiamo.
Allora, vogliamo incominciare con un rappresentante del gruppo asiatico e invitiamo a venire qui al microfono Sung Jin Park, della Yonhap News: è l’agenzia coreana. Io dico anche chi si deve preparare, in modo tale che incominci ad avvicinarsi qui e dopo non perdiamo troppo tempo nell’aspettarlo. La seconda domanda sarà di Alan Holdren, di EWTN.
Santità, Lei vuole dirci qualche cosa per introdurre? A Lei la parola, e poi daremo la parola al collega coreano.
Secondo, le minoranze. Grazie della parola. Perché a me dicono: “I cristiani, poveri cristiani…” Ed è vero, soffrono. I martiri, sì, ci sono tanti martiri. Ma qui ci sono uomini e donne, minoranze religiose, non tutte cristiane, e tutti sono uguali davanti di Dio. Fermare l’aggressore ingiusto è un diritto dell’umanità, ma è anche un diritto dell’aggressore, di essere fermato per non fare del male.