Cultura & Società
La comunicazione? E’ costitutiva della missione della Chiesa
La comunicazione, ha aggiunto, deve partire da dati di realtà, facendo l’esempio della teoria del gender: a chi si oppone a queste teorie, ha affermato, si risponde negandone l’esistenza, definendole bufale: questo, ha detto Betori, significa mistificare la realtà.
Antonello Giacomelli, sottosegretario al ministero dello sviluppo economico, ha parlato dei rischi della comunicazione nell’era di internet: “oggi la velocità della comunicazione rischia di superare la velocità della riflessione”. “Da giornalista e da cattolico – ha aggiunto – partecipo agli interrogativi che questo ci pone. Le parole della chiesa sulle novità della comunicazione non sono parole di paura”.
Il presidente emerito della corte costituzionale Ugo De Siervo ha parlato dell’attenzione che la costituzione pone sull’informazione, dopo il fascismo che aveva usato i mezzi di comunicazione come strumenti di propaganda.
In democrazia, ha affermato, è importante un tessuto di valori condivisi. Le attese sulla rete come strumento di partecipazione democratica si sono rivelate eccessive, con la diffusione anche di forme di disinformazione e denigrazione. De Siervo ha citato l’ex senatore americano Gary Hart che parla di un sistema informativo basato su una comunicazione aggressiva, veloce e approssimativa che favorisce politici loquaci e dal linguaggio semplice.
Claudio Cappon, docente di economia dei media, ha parlato del potere dei media sulla vita dell’uomo, un potere difficile da regolamentare. anche Cappon ha parlato dei rischi dello scollamento dell’informazione dai dati di realtà, facendo l’esempio dei profughi: “ci sono più profughi accolti in Baviera che in tutta Italia”. Facendo riferimento a chi sostiene che la qualità della TV non può che peggiorare perché tende ad assomigliare al suo pubblico, ha richiamato la necessità di essere consumatori consapevoli.
Il direttore di Avvenire Marco Tarquinio ha parlato di un panorama di giornali che sembrano non avere padroni: “Noi ha detto – abbiamo nome e cognome, dichiariamo la nostra ispirazione”. nell’informazione c’è il rischio di condizionamenti per interessi economici: “in TV è vietato parlare della dipendenza da gioco d’azzardo, è facile capire perché, basta guardare la pubblicità. È su questo che si fanno le scelte”. A proposito delle teorie del gender, ha affermato, “la questione esiste e deve avere cittadinanza mediatica. Va affrontata senza isterisimi”. Tarquinio ha parlato anche del tema degli uteri in affitto: “non riesco a capire come su questo non nasca l’indignazione. si tratta di donne mercificate, noi ne abbiamo sempre parlato, ora si svegliano anche altri”.
Educazione e mass media è il tema affrontato nella seconda sessione del convegno “cittadini o sudditi”. Secondo il vicedirettore di radio Rai Sergio Valzania i media non possono educare ai valori. I media comunicano quello che c’è. Su internet, ha detto, ci sono network che hanno milioni di utenti ma non producono nessun contenuto, si limitano a mettere in rete quello che c’è. Anche i valori quindi circolano sui media, perché sono imprescindibili dall’uomo: i valori però non sono solo quelli dei cattolici, ognuno porta i propri e non sempre è facile distinguere valori e interessi. Valzania ha fatto un parallelo tra Marshall McLuhan e il vangelo di Giovanni: “il mezzo è il messaggio” richiama la frase di Gesù, io sono la via, la verità e la vita.
Paolo Ruffini, direttore di tv2000 ha parlato del ruolo della tv: lo share ha ricordato non è solo il numero di spettatori, la parola significa anche condivisione: il problema è cosa si condivide. L’informazione rende cittadini, ma c’è il rischio di un brusio di fondo che confonde e diseduca. Non educa la comunicazione che divide e costruisce steccati.
Una TV viva, ha aggiunto, deve essere piantata in mezzo al mondo, curiosa di vedere. La tv non deve essere fuori dalla realtà. in questo quadro i cattolici devono cercare la verità, il loro ruolo è anche quello di rompere il velo di ipocrisia che avvolge l’informazione.
Pier Domenico Garrone, esperto di nuovi media, ha parlato del ruolo che la chiesa può avere in un periodo di crisi di altre agenzie educative. A introdurre la riflessione è stato Mariano Bianca, docente di comunicazione, che ha parlato dell’urgenza di educare ai valori unendo gli sforzi di famiglia, scuola, mass media.