Vandali in azione a Pieve Santo Stefano. Obiettivo: la vetrata d’ingresso della moschea islamica. Quattro le sassate scagliate, alle quali ha fatto seguito lo scoppio di un petardo che ha svegliato chi riposava in zona. Era all’incirca l’1.30 quando il botto è stato udito dagli abitanti della zona; il luogo di preghiera è un garage a pianterreno di un palazzo a due piani situato sul lungotevere Colledestro. Quando però i vicini si sono affacciati, gli autori erano già in fuga. Sui riquadri della porta, le sassate hanno incrinato i vetri e seminato comunque frammenti per terra.I carabinieri della locale stazione, giunti a distanza di pochi minuti, hanno dato il via alle indagini, ma per ora nessuna novità. Il gesto compiuto ha un’entità limitata a livello di danni provocati, ma resta grave e censurabile ugualmente, perché ha turbato gli equilibri e il senso di civiltà che da sempre si respira Pieve. La sede della moschea è stata trasferita da tre anni lungo la strada che costeggia il fiume e in precedenza era ubicata in un posto ancor più centrale. Gli abitanti interpellati hanno sottolineato l’atteggiamento di massima educazione tenuto da queste persone ogni qualvolta si riuniscono per pregare, con rispetto sia del silenzio che della disciplina.Molto forte e significativa la posizione dell’arciprete di Pieve, don Nevio Massi, che ha ricordato come l’armonia debba regnare fra persone di diverse etnie e origini, che però sono portatrici di valori. «Ognuno ha diritto di professare la religione che vuole – ha detto – per cui deve esserci reciproco rispetto nella consapevolezza del fatto che Dio è l’unico padre di tutti». Don Nevio ha evidenziato anche la volontà di alcuni musulmani di farsi battezzare da lui, come avvenuto il giorno di Pasqua.Anche il sindaco, Lamberto Palazzeschi, ha stigmatizzato l’accaduto: «Un’azione intollerabile – ha detto – che non appartiene alla cultura di Pieve, caratterizzata da una felice convivenza. I rapporti di questa gente con l’amministrazione comunale sono da sempre ottimi e anche nelle nostre scuole c’è integrazione naturale fra i bambini».