Opinioni & Commenti

La Chiesa italiana tra passato, presente e futuro

di Giuseppe SavagnoneL’avvicendamento al vertice della Conferenza episcopale italiana costituisce l’occasione non solo per un bilancio del passato, ma anche per una ragionevole proiezione verso il futuro, a partire dalle risorse e dalle esigenze presenti oggi sullo scenario della vita ecclesiale del nostro paese.L’Italia, non dobbiamo dimenticarlo, è forse l’unica nazione dell’Europa occidentale dove il cattolicesimo è ancora un fenomeno di massa. Nel pauroso processo di scristianizzazione a cui sono andate incontro aree culturali un tempo impregnate della presenza della fede e dove la Chiesa era un punto di riferimento indiscusso, non possono non colpire la partecipazione ancora molto consistente degli italiani ai momenti del culto, soprattutto in alcune ricorrenze, e la loro tendenza a considerarsi, anche al di là di un’effettiva pratica religiosa, cattolici. Si spiegano così anche il peso che hanno sull’opinione pubblica gli interventi della gerarchia ecclesiastica, il posto che ad essi riserva la grande stampa laica, le loro importanti ricadute politiche.

Non si tratta solo di espressioni superficiali del costume, sulla base di una tradizione radicata nel lontano passato. L’impegno dei cattolici in settori vitali della società italiana – si pensi al volontariato, o al mondo della cultura – riguarda il presente e condiziona il futuro. Lo stesso vale per la loro presenza a tutti i livelli della vita pubblica, presenza trasversale rispetto agli schieramenti dei poli e capace di dar luogo, in certe occasioni, a soluzioni legislative che risentono di coordinate etiche comuni, come nel caso della legge sulla fecondazione assistita.

Sarebbe miope misconoscere l’esistenza, al tempo stesso, di fattori inquietanti di crisi, che vanno letti con lucidità e affrontati con coraggio. L’eclisse delle ideologie tradizionali da una parte, la scomparsa della Democrazia cristiana dall’altra, stanno avendo come effetto la polarizzazione del dibattito pubblico su alcuni grandi temi etici che vedono direttamente contrapposti il mondo «laico» – ma sarebbe meglio dire laicista – e la Chiesa istituzionale, in un confronto che troppo spesso assomiglia a uno scontro e che rischia di offuscare la dimensione propriamente pastorale della vita della comunità cristiana, enfatizzando quella politica. La prima vittima di questa situazione è quel progetto culturale cristianamente ispirato che costituisce forse una delle più significative eredità della precedente presidenza della Cei e che finisce talora per essere monopolizzato e falsato da immediate urgenze operative.

Allo stesso modo rimane in parte sacrificata la ricchezza di voci e di potenzialità del laicato cattolico mentre oggi è importante che, nello spirito del Concilio, i laici cattolici trovino la creatività e gli spazi per una presenza culturale «dal basso», meno incisiva, forse, sul piano immediatamente politico, ma indispensabile per una reale opera di evangelizzazione della nostra società nei suoi gangli vitali. È un rischio. Ma anche una prospettiva di speranza che forse merita di essere perseguita con coraggio.

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