Lettere in redazione
La Chiesa gestisce con spirito imprenditoriale
Dal momento che pago 600 euro al mese di affitto (cifra enorme per le mie tasche) telefono al Presidente dell’Istituto locale di sostentamento del clero che ha tante case a disposizione. Si mette a ridere: «Sì… do la casa a Lei, e Lei che mi dà? Non può pagare i prezzi di mercato». Alla faccia della carità cristiana. Salva restando la parte di sacerdoti veramente esemplari e ce ne sono, per il resto abbiamo a che fare con burocrati demotivati, affaristi… (omissis), pedofili e qualche cardinale che sembra giocasse disinvoltamente con i milioni…vedremo!
La Chiesa cattolica romana oggi gestisce con spirito imprenditoriale molto disinvoltamente anche il proprio business immobiliare: i tempi sono cambiati e gli ordini religiosi, un tempo poveri anche per scelta e vocazione, oggi hanno mezzi e tenori di vita che una rilevante percentuale della popolazione (quella che ha… difficoltà a raggiungere la fine del mese) assolutamente non ha. La dovizia di mezzi e strutture non può far nulla però se manca la carità.
Mi sembra un po’ pretestuoso accusare la Chiesa di mancanza di carità cristiana perché il presidente dell’Istituto diocesano sostentamento del clero (Idsc), da lei interpellato in modo provocatorio (stando almeno al suo racconto), non le ha concesso una casa in affitto ad un prezzo superscontato. A parte il fatto che prima che a lei spetterebbe più opportunamente a chi non ha alcun mezzo di sussistenza. Ma la finalità di quegli immobili non è quella di alleviare l’emergenza abitativa in Italia, quanto di assicurare una rendita che permetta di coprire almeno in parte la modesta retribuzione mensile che spetta ad ogni sacerdote. Da qui la loro gestione con criteri sostanzialmente economici. Gli Idsc sono nati con la revisione concordataria del 1984 proprio per gestire i vecchi «benefici» e sopperire alla soppressione della «congrua». Dalla loro rendita viene fuori una piccola parte di quanto è necessario per mantenere i sacerdoti. Il resto è frutto delle «offerte deducibili» (donazioni detraibili dalle tasse), che purtroppo stentano a decollare, e di una quota dell’«8 per mille» sulle dichiarazioni dei redditi, sottraendo però risorse alle attività pastorali e a quelle caritative.
La Chiesa lei dice ha dimenticato la carità? Non credo, anche se certamente potrebbe e potremmo tutti fare molto di più. Le consiglio di recarsi un giorno ad uno dei tanti centri di ascolto delle nostre Caritas e vedere la fila di persone che quotidianamente presentano le loro mille difficoltà. Grazie alla disponibilità e professionalità di tanti volontari (non solo della Caritas ma anche di associazioni e movimenti), molti di questi piccoli problemi possono essere risolti o alleviati. Ma nessuno ha la bacchetta magica e i poveri, come ci ha insegnato Gesù, rimarranno sempre in mezzo a noi.