Italia

La Caritas toscane per l’Abruzzo

di Elisabetta GiudrinettiA distanza di due mesi dal terribile sisma che ha interessato l’Abruzzo il bilancio definitivo registra numeri importanti: 298 morti, 64.000 sfollati, di cui 32.709 nelle 170 aree attrezzate (tendopoli), 23.980 negli alberghi (454 strutture a disposizione, soprattutto di persone anziane e malate), 8.729 in case offerte da privati, oltre ad alcune migliaia di persone che si stanno arrangiando in camper e roulotte, microinsediamenti spontanei di tende (anche presso parrocchie) e nei giardini di casa… Alcuni paesi rasi al suolo, tanti centri storici chiusi a causa dei crolli degli edifici.Questo l’esito di un terremoto devastante, in cui le scosse ondulatorie si sono alternate a quelle sussultorie e – fenomeno raro – anche a quelle rotatorie, che ha lasciato dietro di sé devastazione, città fantasma che non ritroveranno mai più l’originaria caratteristica. Questo è lo scenario che si è presentato alla delegazione regionale della Caritas Toscana, per la seconda volta in Abruzzo dall’11 al 13 maggio, raccontata da Alessandro Buti, vicedirettore della Caritas diocesana di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.«L’intera diocesi de L’Aquila è stata colpita. Ben cento chiese sono state colpite e solo due di queste sono tuttora agibili, e una è adibita a magazzino viveri e vestiario- racconta Buti –. Le altre sono crollate o sono inagibili per danni alle strutture. E tanti parroci (molti sono stranieri) sono rimasti nelle tendopoli con la loro gente».«La Caritas – continua don Renzo Chesi, delegato regionale Caritas, che ha partecipato alla missione assieme a don Paolo Dei (direttore Caritas della diocesi di Fiesole), a Giovanni Tondo (direttore Caritas della diocesi di Siena) e ad Andrea Gori (vicedirettore della Caritas della diocesi di Firenze) –, secondo il suo stile, senza intralciare, ha atteso che l’emergenza dei primi bisogni fosse affrontata e poi si è messa subito al lavoro. La Caritas Italiana, che coordina tutto l’impegno ecclesiale, ha diviso in nove le zone colpite affidando ogni zona alle Delegazioni Caritas di due Regioni al fine di poter gestire il progetto globale Caritas che prevede tre periodi: quello dell’emergenza acuta, con la presenza nelle tendopoli di un sostegno umano (morale e spirituale) ai parroci e alla gente), la fase della pianificazione delle presenza nelle zone colpite e nei villaggi abitativi ed infine quella che dall’emergenza passa alla ricostruzione (strutture prefabbricate per attività liturgiche, sociali e ricreative, scuole e asili parrocchiali, opere a servizio dei poveri), senza dimenticare la promozione sociale e quella economica».Così alla delegazione Caritas della Toscana, assieme alla delegazione della Calabria, è stata affidata la zona pastorale di san Demetrio Valle Subequana (Aq) e nei tre giorni di missione i delegati hanno fatto una ricognizione del territorio affidato, hanno preso contatti con i responsabili dei vari campi allestiti dalla protezione civile e – laddove è stato possibile – anche con la popolazione sfollata, fotografando la realtà interessata sia nel prima-del-sisma che nei bisogni attuali.Un lavoro attento e in progress che continuerà anche nei prossimi mesi con altre missioni.«C’è moltissimo da fare – conclude Alessandro Buti – ma ciò che colpisce è la compostezza delle persone. I sacerdoti che abbiamo incontrato non ci hanno chiesto aiuti materiali ma di pensare ai parrocchiani, soprattutto ai giovani che, psicologicamente, sono i più esposti ad eventi come questi».E la Caritas regionale toscana presto tornerà di nuovo in Abruzzo.