Livorno

La Carità è ANSIA di GIUSTIZIA

Continuano gli studi di don Gino Franchi, parroco della chiesa intitolata a Madre Seton: dopo i libri dedicati alla Santa patrona, che nel suo operare adottò il carisma di carità dei Vincenziani, don Franchi ha ampliato le sue ricerche pubblicando un libro sulla figura di Federico Ozanam, tra i fondatori della Società di S. Vincenzo de’ Paoli. Una figura quella di Ozanam, di cui quest’anno ricorre il bicentenario della nascita, molto attuale, nelle idee e nella solidarietà ai più deboli, che merita di essere conosciuta e approfondita, anche perché soggiornò diversi mesi nella nostra città, proprio poco tempo prima della sua morte, lasciando legate a Livorno numerose lettere e testimonianze del suo operato.Abbiamo parlato con don Gino per sapere di più. Don Gino da dove nasce l’idea del libro?«Tutto è cominciato quando Paolo Maiani, alla fine del 2010, nell’affrescare la parete della chiesa di Madre Seton con i santi della famiglia vincenziana volle rappresentare anche Federico Ozanam con accanto la Fortezza di Livorno, visto il suo soggiorno in città poco prima della sua morte. Fu allora che mi venne voglia di conoscere meglio questa figura. Purtroppo la Società di San Vincenzo de Paoli, che a Livorno aveva radici antiche (fin dal 1851), seconda in Italia dopo Genova, da alcuni anni non esiste più, per questo ho dovuto ricercare in diverse biblioteche italiane. Poi l’amicizia con la famiglia Quaratesi di Pisa mi ha portato a conoscere un’altra famiglia: quella dei Palazzuoli Bevilacqua, che accolsero Ozanam a Livorno e si presero cura di lui e della sua famiglia durante il soggiorno labronico. Dopo vari contatti sono riuscito ad incontrare gli eredi a Montopoli e da loro ho avuto un grande dono: otto volumi delle opere di Federico Ozanam, cinque dei quali con dedica personale e poi successivamente cinque quaderni di lettere originali del Beato, che adesso conserviamo qui a Livorno come vere e proprie reliquie.Con questo libro, che cerca di raccontare un po’ della vita di Ozanam, in special modo del suo soggiorno a Livorno attraverso le sue lettere mi piacerebbe contribuire a far conoscere quest’uomo e le sue idee così attuali e utili anche per i giorni che stiamo vivendo». In questa sua ricerca ha avuto anche una “collaborazione francese”…«L’estate scorsa sono stato a Parigi a Rue du Bac, nella Cappella dove nel 1830 l’Immacolata  apparve a S.  Caterina Labouré e le disse di coniare una Medaglia con la Sua immagine, quella che è stata chiamata la “Medaglia Miracolosa”, e lì ho incontrato anche Amin de Tarrazi, che per tanti anni Presidente Mondiale della Società di S. Vincenzo de’ Paoli (tra le altre cose il 29 giugno del 1974 era ad  Antignano per un Convegno della S. Vincenzo e venne ad incontrare il Padre Generale dei Vincenziani che era a benedire la Prima Pietra della nostra chiesa: sulla pergamena che mettemmo c’è anche la sua firma). È lui che mi ha accompagnato alla sede centrale della S. Vincenzo, al Museo che lui ha messo insieme con i ricordi del Beato Federico Ozanam e mi ha regalato i volumi dei documenti sulla sua Beatificazione e i volumi delle sue lettere: una grande fatica poi per portarli, ma che ho fatto con il grande piacere di avere questo bel patrimonio culturale e di ricerca. A Parigi poi sono stato sulla Tomba di S. Vincenzo de Paoli a Rue de Sèvres e ho avuto la possibilità di concelebrare con la Comunità dei Padri Vincenziani ed ho avuto la fortuna di trovare tra i concelebranti anche Padre Luigi Mezzadri, Postulatore della Congregazione, con lui ho potuto concelebrare nella Cripta della chiesa di S. Giuseppe des Carmes dove c’è la Tomba di Federico Ozanam». Il libro accompagna anche un grande evento…«Si, in occasione quest’anno del bicentenario della sua nascita, il 21 Settembre si svolgerà proprio a Livorno nella chiesa di Madre Seton, un convegno nazionale di studi su Ozanam. Ma già a Maggio, nell’ambito delle iniziative per la festa di S. Giulia, ricorderemo il beato Federico con una giornata di commemorazione e il ripristino della lapide in suo ricordo che si trovava nel chiostro del vescovado». Secondo lei come mai la S. Vincenzo a Livorno si è estinta?«A questo proposito vorrei ricordare Giovanni Bosi, che è stato l’ultimo presidente della Società e che è morto proprio in questi giorni. Secondo me è stato a causa di un equivoco, forse si è visto nell’avvento delle Caritas parrocchiali una naturale sostituzione dei gruppi di volontariato caritativo che già esistevano, mentre la Caritas dovrebbe avere più un ruolo pastorale, di educazione alla carità che non solo un impegno concreto con i poveri; poi negli anni sono nate realtà nuove come la Sant’Egidio ed altre, forse più adatte ai tempi moderni». Qual è la missione della San Vincenzo, diciamo, il cuore di questa realtà?«Dimostrare la fede attraverso le opere e anche Benedetto XVI negli ultimi anni del suo pontificato ha richiamato costantemente a questo aspetto. Opere di carità intese nel senso più ampio però, come le intendeva Federico Ozanam, politica compresa, perché fare carità è lavorare per il bene comune. Perché la Carità non è una semplice elemosina ma una vera e propria ansia di giustizia».