Toscana
La «carezza» del vescovo Agostinelli ai malati dell’Ospedale di Prato
Azzurra è nata ieri sera e per salutarla l’ha presa in braccio, «proprio come farebbe un nonno che va a trovare la sua nipotina», ha detto il Vescovo. Questo pomeriggio monsignor Franco Agostinelli ha portato il suo saluto ai degenti dell’ospedale Santo Stefano di Prato. La visita è cominciata con il reparto materno infantile, dove ha avuto modo di benedire i neonati e le loro mamme. Tante carezze e sorrisi anche per i bambini ricoverati che il Vescovo ha incontrato in ludoteca, dove si è tenuta una simpatica partita a biliardino. Poi il giro è proseguito in geriatria e nell’area oncologica, anche qui monsignor Agostinelli si è intrattenuto a colloquio con alcuni malati.
«L’attenzione verso i nostri fratelli ammalati è una delle più importanti opere di carità – ha sottolineato monsignor Agostinelli – qui ci sono coloro che più di tutti hanno bisogno di prossimità, di cura e di attenzione, non solo di carattere medico. Oggi con la mia presenza confermo la volontà della Chiesa di assicurare a queste persone un conforto spirituale e un po’ di calore umano».
Ad accompagnarlo nella visita c’erano il direttore generale Simona Carli, il direttore di presidio facente funzioni Lucilla Di Renzo e lo staff della direzione del Santo Stefano. Con loro anche i due cappellani don Carlo Bergamaschi e don Pavel Antalute, presenti insieme ai membri dell’Ufficio di Pastorale sanitaria della Diocesi di Prato che ha promosso l’iniziativa.
Da sempre la Chiesa pratese ha prestato servizio all’interno dell’ospedale, prima nel Misericordia e Dolce e oggi al Santo Stefano. L’accompagnamento e il conforto religioso sono garantiti quotidianamente dai cappellani che presto saranno coadiuvati dagli operatori di pastorale sanitaria. «Per iniziare il nostro impegno nel nuovo ospedale siamo in attesa delle autorizzazioni – spiega il direttore dell’Ufficio Alberto Toccafondi – e appena lo otterremo i nostri volontari saranno presenti un pomeriggio a settimana per incontrare i pazienti, scambiare due parole con loro e per pregare insieme».
Al termine della visita nei reparti il Vescovo ha avuto modo di incontrare una rappresentanza del personale ospedaliero. «Abbiate attenzione verso questi malati – ha affermato – ma ricordate sempre che davanti a voi non c’è un degente, ma una persona, siate loro vicini con questa consapevolezza, che forse non è una medicina ma gli assomiglia molto».