Cultura & Società
La candelora, storia, tradizioni e proverbi
Quindi, rivolto alla Madonna:
L’Oriente, dove probabilmente la festa del 2 febbraio ha preso avvio, ha messo l’accento proprio su quest’ultimo fatto, tanto che nella chiesa orientale si chiama appunto Hypapanté, «incontro», sottolineando l’importanza del riconoscimento da parte di Simeone di Cristo come Salvatore del mondo. E così era anche in Occidente nei primi secoli nei quali fu celebrata la festa.
Anche perché la Candelora cade 40 giorni dopo il Natale, non meraviglia che quest’ultimo sia stato l’aspetto più considerato della ricorrenza, nel nome e nel significato, facendo una festa della Vergine di un giorno in cui Gesù è al centro della celebrazione. D’altra parte il popolo viveva nella nuova veste cristiana antichi riti dimenticati o cancellati del paganesimo, riti di fecondità e di propiziazione, che andavano d’accordo col concetto di purificazione. Concetto che però, come dice il liturgista Rigetti, soprattutto col passare del tempo, si trovava sempre più in contrasto con la visione cristiana, rimanendo strettamente legato a una visione pagana ed ebraica. Per questo, insieme al rito legato alla purificazione vera e propria, nel nuovo Messale, nel 1965 l’intitolazione De purificatione S. Mariae è stata abolita e si chiama ora Presentazione del Signore.
Sia pure giusto nella sostanza, tutto questo rivela una certa frettolosità e un’eccessiva sicurezza nel tagliare quelli che sembrano rami secchi del passato. Le tradizioni contengono spesso condensati millenari di sapienza che vanno oltre la nostra cultura, fatta spesso sui manuali. La Purificazione della Vergine, ad esempio, insieme al rito della benedizione della puerpera, metteva in evidenza ritualmente un momento delicato della vita della donna: il parto, che per il sangue versato, il dolore, lo sforzo costituisce un trauma fisico e psichico grave, con il periodo successivo, altrettanto delicato, in cui si procede al superamento e al riassorbimento di tale trauma, cosa che non sempre va a buon fine, tanto che sono sempre più frequenti esaurimenti e depressioni da parto, con conseguenze talvolta tragiche. Se certe forme risultano superate, è meglio forse sostituirle che cancellarle completamente.
Il ciclo liturgico ripercorre nell’anno tutta la vicenda della Salvezza insieme a quella umana, cosmica e naturale: currens per anni circulum. Nel rito e nel mito sono sempre presenti i piani diversi della natura e dello spirito e quindi accanto allo splendore trascendente del Natale si era posta questa icona a ricordarne anche la sua dimensione naturale, perché fu vero parto.
Verso la metà del secolo VII la festa si affermò in Occidente, con Papa Sergio I. Roma le dette il nome di San Simeone, ponendo l’accento sull’incontro di Gesù col profeta, la sua nuova epifania nel mondo; ma l’accento si spostò sempre più sulla Vergine, tanto che venne chiamata Purificatio Sanctae Mariae.
Allo stesso modo, progressivamente, la festa assume un carattere penitenziale e questo avviene per il condizionamento dell’ambiente in viene a radicarsi.
È possibile che invece il termine di riferimento sia stata l’altra festa pagana: l’Amburbale. Comunque sia stato troppi elementi rivelano la contaminazione tra i due riti. La Chiesa era disposta a lasciare che qualcosa del passato s’insinuasse nel nuovo rito, consacrandolo nella sua visione trascendente; al tempo stesso la gente, soprattutto quella semplice, proseguiva nella nuova religione una parte del vecchio spirito del culto, che in questo caso era quello naturale legato alla fecondità.
Non è da pensare che si tratti di forme trapiantate da un culto all’altro, ma di una tensione spirituale e psicologica che fa ritrovare sotto nuove forme riti perennemente richiamati dalla realtà naturale: dal ciclo astronomico e da quello naturale, che la religione pone in sintonia con quello dello spirito.
Le tradizioni popolari ancora esistenti, in questo periodo (dall’Epifania fino e ben oltre il Carnevale) pullulano di cortei, giochi, riti durante i quali si accendono i fuochi notturni. È il sentimento collettivo che spinge a identificarsi nel ciclo cosmico, al pari del sole che, debole fiaccola, cerca la sua via nelle brume invernali, al seme che trova la strada nelle tenebre delle zolle, alla Parola che feconda il cuore dell’uomo per esplodere turgida nella vegetazione e resurrezione della Pasqua. In questa prospettiva anche la vicenda umana di Cristo trova nella Presentazione al Tempio il momento del suo radicamento nel mondo, il Salvatore che si mostra per la prima volta alle genti, come il sole che aumenta la sua luce nel cielo, il seme che cresce nella terra, e si pone proprio come luce: Lumen ad revelationem gentium.
L’altro elemento caratteristico della festa è la benedizione delle candele, per cui è detta anche festa della Candelora, introdotta dal clero franco germanico nei secoli IX – X. La liturgia ne prevede altre due solenni in occasione delle Ceneri e della Domenica delle Palme. I simboli impliciti nella figura che porta nel buio una luce sono infiniti e ancor più si potenziano se si avrà l’accortezza di tenere sempre presenti i diversi piani dell’essere che abbiamo indicato.
Il fuoco è segno di forza interna, quindi fecondità e di purificazione: così era sentito e attivato nei riti pagani. Nel cristianesimo si è ancor più purificato nella Luce, identificandosi nello spirito e nella Parola di salvezza.
Si vuole inoltre che tutte le galline valide in questo giorno ritornino a fare le uova, anche quelle più svogliate: Per la Candelora torna l’uovo nel covo della gallina. In gennaio e febbraio le galline ricominciano a fare le uova nell’intento di preparare le nuove covate con le uova che si schiudono verso primavera.
Si crede che le candele benedette in questo giorno abbiano il potere, se accese davanti alla finestra, d’allontanare le tempeste, le grandinate, le forze malefiche, ma solo se sono state ricevute dalla stessa persona, in chiesa e dal sacerdote.
Si dice che il giorno della Candelora gli uccelli cominciano a fare il loro nido.
Disse allora il bove: Che nevichi o che piova, l’inverno se ne va quando l’erba è sulla proda.