Lucca
La beata Armida Barelli anticipò il Vaticano II
Chi è Armida Barelli? Spesso a persone anziane a cui lo chiediamo si illuminano gli occhi esprimendo ammirazione e rivivendo dei ricordi giovanili ricchi di entusiasmo. Se poniamo la domanda a persone più giovani è per molti una sconosciuta. È per conoscere oggi questa straordinaria figura femminile, proclamata Beata il 30 aprile che è dedicata questa mostra. Una donna vissuta tra due secoli tra ’800 e ’900, ma lei è anche una donna oltre i secoli, la sua voce e le sue opere sono vive ed efficaci nel tempo. Armida Barelli nasce il primo dicembre del 1882 a Milano e muore il 15 agosto del 1952 a Marzio in provincia di Varese. Il periodo storico in cui vive è ricco di avvenimenti, di grandi mutamenti storici, politici, sociali, tecnologici, religiosi, che determinarono una svolta epocale per l’Italia. Il mondo è sconvolto da due guerre mondiali, l’Italia deve affrontare il peso della dittatura fino all’avvento della democrazia e con la grande conquista del voto alle donne a cui Armida darà un importante contributo.
Una donna di grande forza interiore e di una personalità non comune è stata, unica donna, tra i fondatori dell’Università Cattolica, ha costituito la Gioventù Femminile (Gf) di Azione Cattolica. In particolare, per l’animazione della Gf si sposta di continuo in tutta l’Italia tra i disagi e le difficoltà legate alla sua condizione femminile. Ha costituito una significativa testimonianza tra le donne delle città e delle periferie nella prima metà del secolo facendole uscire dalle case e promuovendo la loro emancipazione culturale, sociale, politica, spirituale. Dobbiamo anche ricordare altre due realizzazioni da lei compiute: l’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità e la promozione dell’Opera della Regalità per una preparazione spirituale e più evangelica dei laici con la conoscenza della liturgia. Queste opere sono tutte intuizioni anticipatrici che si troveranno nei documenti del Concilio Vaticano II.
Le difficoltà, i problemi, le vicissitudini di quel tempo la fanno sentire vicina a noi. Da lei possiamo cogliere un messaggio di coraggio, di sperare contro ogni speranza, di superare limiti personali per raggiungere desideri, mete che Armida Barelli è riuscita a realizzare grazie alla sua capacità di sognare nel discernimento dei segni del suo tempo. Il sogno si realizza se è alimentato dalla speranza e dall’amore, due luci che animano la vita di Armida. Una speranza ed un amore che sono responsabili, costruttivi e propositivi. È in quest’ottica che dobbiamo leggere la sua vita. Se lei è riuscita a creare grandi opere anche noi, seguendo il suo esempio, possiamo seguire la sua strada per una convivenza di uomini e donne dove sia garantita la dignità e la realizzazione di ognuno. Visitare questa mostra – che resterà aperta fino al 20 maggio a Lucca e proseguirà dal 14 maggio nel Duomo Castelnuovo Garfagnana e dal 22 maggio a Viareggio nella chiesa di San Giovanni Bosco – è un’occasione che offre tanti spunti di conoscenza e di riflessione da un punto di vista storico, sociale, politico, di conquiste attuate dal mondo femminile e di crescita del mondo laicale. La testimonianza di Armida ci illumina e ci dà coraggio e speranza anche per la nostra storia attuale chiamati ad essere portatori di pace con la rivoluzione della tenerezza fondata sull’Amore