Toscana
La Banca del latte materno del Meyer festeggia 50 anni: è tra le più antiche in Italia e la più grande a livello nazionale
L’emergenza epidemiologica ha reso impossibili i tradizionali festeggiamenti, ma gli operatori dell’Ospedale sono decisi a rendere omaggio a questa storica struttura che, nel corso dei decenni, ha contribuito a far diventare grandi tanti piccoli pazienti. Chi entrerà in ospedale, a partire da domani, troverà all’ingresso uno striscione con cui l’ospedale e la sua Fondazione ricordano la ricorrenza e ringraziano le donatrici. E per l’occasione, la Fondazione Meyer ha regalato alla Banca del Latte un nuovo mezzo per la raccolta a domicilio che è pronto a entrare in azione: un furgone refrigerato e predisposto per il trasporto in sicurezza e a temperatura protetta del latte.
I numeri della Banca del Latte. In questi cinquant’anni di attività, la Banca del Meyer ha raccolto, trattato e distribuito 87.600 litri di latte materno, (l’equivalente di 1685 damigiane) arrivando a trattarne fino a 2500 litri ogni anno. Si tratta, a livello quantitativo, di una cifra record a livello nazionale. A donare sono state 13mila donne mentre a ricevere il prezioso alimento sono stati ben 20mila bambini, ricoverati al Meyer o in qualunque altro ospedale regionale e, talvolta, anche fuori dalla Toscana.
Dietro questi numeri, ci sono altrettante storie bellissime ed emozionanti, di vite che si incontrano e si intrecciano in un momento davvero speciale come quello della maternità. Un mosaico tenuto insieme dalla generosità e dalla forza: mamme che donano, mamme che ricevono e bambini che riescono a superare un momento difficile. Noi abbiamo scelto di raccontarvi la storia di Marina, una delle prime donatrici della Banca: cinquant’anni fa, appena diventata mamma, scelse di aiutare altri bambini con il suo latte. E venticinque anni dopo, da nonna, ha visto la sua generosità tornare indietro, perché proprio grazie alla Banca il suo nipotino ha ricevuto il latte di cui aveva bisogno. È lei a lanciare un appello alle giovani donne perché portino avanti questa tradizione di solidarietà.
L’importanza del latte materno. La comunità scientifica è ormai concorde nel riconoscere che il latte materno rappresenta la miglior fonte di nutrimento nelle prime fasi della vita. Grazie alle sue caratteristiche biologiche inimitabili, offre straordinari benefici, specie se assunto in modo esclusivo per i primi sei mesi e in modo complementare fino a due anni e oltre. Se il latte di mamma fa bene a tutti, questo alimento è davvero essenziale per i bambini più vulnerabili, perché nati prematuri o perché affetti da una patologia: questo alimento, somministrato nelle prime e più critiche settimane di vita, rappresenta un vero e proprio complemento terapeutico e migliora notevolmente la loro prognosi. I vantaggi sono molteplici: favorisce la tolleranza alimentare e la colonizzazione intestinale da parte di germi simbiotici, protegge dalle infezioni e promuove lo sviluppo fisiologico di organi e apparati. Purtroppo non sempre i neonati che ne avrebbero più bisogno possono disporre in modo adeguato del latte delle loro madri. Ed è qui che entra in gioco la solidarietà delle altre donne e l’impegno delle Banche del latte. Oltre ai neonati di basso peso, possono trarre notevoli benefici dal latte umano donato i lattanti affetti da patologie gastrointestinali, metaboliche, cardiache, renali, immunitarie o da altre condizioni caratterizzate da ridotta tolleranza alimentare, che richiedono un nutrimento il più equilibrato e digeribile possibile.
Una storia che arriva da lontano. Il Meyer ha sempre sostenuto l’allattamento materno, anche negli anni ‘60, quando la scelta di allattare non era considerata “di moda”. Già all’epoca, i pediatri che lavoravano nell’Ospedale fiorentino dedicato ai bambini erano convinti che in assenza del latte fornito dalla madre naturale, quello umano (donato da altre madri) fosse la migliore scelta per i neonati prematuri o con patologie. E gli studi scientifici hanno confermato che quella intuizione era esatta. Fu una scelta rivoluzionaria: nel 1970 le donne che allattavano al seno in Italia erano solo il 49%. Il primo obiettivo della Banca, quindi, fu quello di promuovere la scelta dell’allattamento materno e creare una cultura nella donazione nella popolazione. La richiesta, allora come oggi, era tanta. Fu così che, per ottenere quantità di latte sufficiente a coprire il bisogno, fu creata la Banca del Latte umano, un punto di raccolta, trattamento e distribuzione gratuita ai piccoli pazienti. Dopo un periodo di rodaggio iniziale, dai primi di marzo del 1971 fu organizzato anche il sistema di raccolta domiciliare che continua ancora oggi. Negli anni è stato portato avanti anche un importante lavoro sotto il profilo della sicurezza: chi sceglie di donare una parte del proprio latte, accetta sempre di sottoporsi a un semplice, ma necessario controllo, simile a quello effettuato per i donatori di sangue, che avviene presso i centri trasfusionali. Dal punto di vista organizzativo, la Banca del latte è ormai diventata una macchina da guerra che gestisce il suo tesoro alimentare senza alcuno spreco e con una scala di priorità ormai standardizzate: il criterio principale da seguire è quello del peso alla nascita e della condizione clinica dei riceventi.
Alla fine degli anni ‘90, la Banca del Meyer iniziò la collaborazione con le altre cinque Banche “sorelle” presenti in regione: iniziò così il lavoro di gruppo degli operatori delle sei Banche, che portò alla costituzione della Rete Regionale