Arezzo - Cortona - Sansepolcro

La Badia, uno scrigno di arte per Arezzo.

L’ultimo è stato quello della grande Croce attribuita a Segna di Bonaventura datata 1319. Segna di Bonaventura è il principale esponente della bottega di Duccio di Boninsegna, del quale è parente.La presentazione ufficiale del restauro è avvenuta domenica scorsa ed è coincisa con l’inaugurazione dei restauri della cappella affrescata da Bernardino Santini con le storie della vita di San Benedetto e di Santa Scolastica. Il parroco, don Vezio Soldani, in occasione della inaugurazione dei restauri, ha ripercorso gli interventi fatti nella chiesa. «Ringrazio i devoti di Santa Rita che con le loro offerte hanno permesso di recuperare gli affresci di Bartolomeo Santini della bella cappella di San Benedetto e Santa Scolastica, considerata da oltre 60 anni di Santa Rito che qui è molto venerata fino al punto che tanti in Arezzo considerano la Badia come la chiesa di Santa Rita».Poi un altro intervento. «Sono lieto – ha detto don Vezio – per il restauro del grande quadro di Giuseppe Santini ed ho avuto conferma anche da una recente pubblicazione che gli aretini Santini, Bartolomeo, il figlio Bernardino e il nipote Giuseppe hanno qui ben lavorato». Ed eccoci alla grande Croce. «Essa – ha detto il sacerdote – mi ha commosso e mi commuove. Il restauro è stata ardentemente desiderato da me sin dalla mia venuta in parrocchia nel 1980 e finalmente realizzato, grazie al finanziamento del Ministero dei Beni Culturali con un contributo della Provincia ed un contributo mio personale». Don Vezio ha ringraziato le restauratrici e i restauratori e ha citato Anna Maria Maetzke, l’indimenticabile soprintendente che ha iniziato il restauro. Poi l’architetto Carla Corsi e l’attuale soprintendente Giangiacomo Martinez che con la qualificata collaborazione di Paola Refice e del restauratore Fedele Fusco ha dato l’impulso decisivo al completamento del recupero. Ha continuato il parroco: «Oggi sono davvero felice perché i continui restauri effettuati mi hanno fatto dire che sono innamorato di questa chiesa che per me è la più bella del mondo».Lucia Zamboni