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KENYA, CRISI POST-ELETTORALE: ALTRE VITTIME NEL FINE-SETTIMANA, RIPRENDONO I COLLOQUI

Colloqui tra rappresentanti del presidente Emilio Mwai Kibaki e del suo avversario Raila Odinga sono previsti per oggi, con la guida dell’ex-Segretario Generale dell’Onu Kofi Annan – mediatore incaricato dall’Unione Africana (UA) – e la partecipazione del sudafricano Cyril Ramaphosa, presidente della “Negotiating commission” dell’African National Congress, il partito al potere a Johannesburg. Ramaphosa è specialmente esperto di riconciliazione essendo stato uno dei protagonisti di pacificazione del suo paese dopo gli anni bui della segregazione razziale. Nonostante l’intesa annunciata venerdì scorso per l’immediata cessazione delle violenze, fonti di polizia sostengono che sono almeno 70 le vittime di scontri nel fine-settimana, 10 lo stesso venerdì, 47 sabato (tra la provincia di Nyanza e la Rift Valley) e altri 13 a Nyamira, ieri; in realtà molto spesso questi bilanci si modificano in maniera poco chiara e le vittime di una giornata (o nottata) vengono conteggiate più di una volta o comunque in ritardo anche a causa di comunicazioni non sempre puntuali e verificabili. Lo stesso totale delle vittime per tutto il periodo di scontri cominciato a fine dicembre continua a oscillare, secondo fonti diverse, tra 7-800 e oltre 1000 , mentre si insiste sulla natura etnica ( c’è anche chi la definisce ‘tribale’) delle violenze, trascurando i numerosi e complessi altri elementi – soprattutto la diffusa povertà, la lotta per il possesso della terra e anche la criminalità pura e semplice – che fanno da sfondo alla cosiddetta “crisi elettorale” o post-elettorale. E si insiste su aspetti coloriti e folcloristici di etnie contrapposte armate di archi e frecce o di altre armi primitive pronte alle attività più trucide. La richiesta di intervento di “peacekeepers” stranieri (Onu e UA) avanzata ieri da Odinga che dice di non fidarsi delle neutralità e neanche della professionalità delle forze di sicurezza nazionali – e i suoi enigmatici accenni a “piani di riserva” qualora i colloqui gestiti da Annan non procedessero secondo suo gradimento – non sembrano alimentare per il momento grandi speranze sull’esito delle trattative.Misna