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KENYA: APPELLO DELL’ONU PER L’EMERGENZA UMANITARIA. SECONDO GIORNO DI PROTESTE

Occorrono quasi 42 milioni di dollari per fronteggiare la crisi umanitaria che, a causa delle violenze seguite alla contestata rielezione in Kenya, lo scorso 27 dicembre, del presidente Mwai Kibaki, coinvolge circa 500mila persone: è l’appello lanciato da John Holmes, coordinatore Onu per gli Aiuti umanitari d’emergenza. Per Holmes servono con urgenza “41,8 milioni di dollari per avviare nel Paese un piano semestrale di aiuti immediati e di prima ricostruzione”. Questa cifra, spiega dopo l’incontro avuto con 25 donatori tradizionali, “include l’allocazione, la settimana scorsa, di 7 milioni di dollari da parte del Central emergency response fund (Cerf), e potrebbe sostenere 63 progetti gestiti da 22 organizzazioni: agenzie Onu (34 progetti), Ong presenti sul territorio (25) e Iom (Organizzazione internazionale per le migrazioni) cui ne sarebbero affidati 4”. Entrando nel dettaglio, Holmes spiega che oltre 10 milioni “verranno impiegati in progetti alimentari per circa 250mila persone, area in cui il Wfp (Programma alimentare mondiale) è già impegnato da settimane”. Circa 6,5 milioni, prosegue il coordinatore Onu per gli Aiuti umanitari d’emergenza, saranno destinati a “ripari d’emergenza per gli sfollati” e a “provvedere sementi e utensili per gli agricoltori”, così da “assicurare loro mezzi di sussistenza propri, elemento fondamentale nel processo di riabilitazione delle persone”. L’Ocha (Ufficio Onu per il coordinamento Affari umanitari) sottolinea inoltre “la necessità di proteggere i civili dalla crisi, in particolare i bambini”; a questo, spiega Holmes, verranno destinati 3,6 milioni di dollari. E intanto il Kenya sta vivendo oggi la seconda giornata di proteste contro il presidente Kibaki. Tre i morti negli scontri di ieri con la polizia a Kisumu, roccaforte dell’opposizione, mentre rimane blindato il centro di Nairobi. Secondo Human Rights Watch, sono ad oggi 620 le vittime delle violenze postelettorali; 47 di loro sono dimostranti uccisi dalle Forze dell’ordine. “Spero – conclude Holmes – che la situazione non precipiti, che la violenza possa essere controllata e che non si crei una spirale verso quel tipo di violenza etnica che ho visto in altri Paesi” dell’Africa.