Vita Chiesa

Kasper: L’ecumenismo spirituale che nasce dal basso

di Giacomo GambassiC’è un «ecumenismo dei vertici» che è scandito dai grandi incontri e dalle relazioni fra le Chiese. E c’è un «ecumenismo della base» in cui gli scambi coinvolgono studenti e sacerdoti e dove ciascun cristiano gioca un suo ruolo nel cammino verso la piena comunione. I due percorsi si intrecciano e il cardinale Walter Kasper che ha coniato le definizioni ne parla come di due facce inscindibili della stessa medaglia. Ospite della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani ha guidato a Cortona l’incontro del consiglio di gestione del Comitato cattolico per la collaborazione culturale, organismo di consultazione della «sezione orientale» del dicastero vaticano, che premette agli studenti delle Chiese d’Oriente di frequentare le facoltà teologiche e le università di Roma ma anche d’Europa.

Eminenza, l’ecumenismo è un percorso che parte anche dal basso?

«Certamente, è molto importante non coinvolgere soltanto i vertici ma raggiungere anche la base. Ad esempio, con la Chiesa greca ci sono scambi proficui grazie ai quali è stato possibile far venire a Roma venti parroci ortodossi e permettere a venti sacerdoti cattolici di recarsi ad Atene. Si tratta un rapporto che trascina le comunità».

E in quest’ottica è stato pubblicato un volume scritto da lei dal titolo L’ecumenismo spirituale.

«Sì, è un vademecum in cui vengono date indicazioni concrete su ciò che ogni cristiano può fare per rafforzare l’ecumenismo spirituale che è il fulcro di ogni sforzo per radunare i cristiani divisi. Sono suggerimenti che vengono rivolti alla base della Chiesa. Perché va detto che l’ecumenismo è una missione per tutta la Chiesa e non soltanto per i vertici».

Eminenza, siamo nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Qual è l’importanza?

«Si tratta del cuore del nostro lavoro ecumenico. Senza l’opera dello Spirito Santo l’impegno per la piena comunione dei cristiani sarebbe sterile. Quando Gesù ha detto “affinché tutti siano una sola cosa”, non intendeva lasciarci un comandamento ma invitarci alla preghiera. E in questa settimana vogliamo unirci a questa preghiera del Signore».

Nel 2006 sono stati compiuti notevoli passi avanti nel cammino ecumenico.

«Sicuramente. Prima di tutto è stato ripreso il dialogo internazionale con tutte le Chiese ortodosse. Quindi c’è stata la visita del Papa in Turchia segnata dall’incontro con il Patriarca ecumenico Bartolomeo I ad Istanbul. Poi c’è stata la visita a Roma dell’arcivescovo di Atene Christodoulos che è stata veramente un evento storico. E, inoltre, abbiamo fatto passi in avanti anche nel dialogo con le Chiese della Riforma con la visita in Vaticano dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. È stato veramente un anno molto ricco e ne siamo grati al Signore».

Benedetto XVI considera il cammino ecumenico una delle urgenze.

«Fin dal primo giorno del suo pontificato ha sottolineato l’importanza del dialogo ecumenico. E lo ha ripetuto in Turchia durante la Messa per i cattolici: per lui questa è una priorità pastorale e incoraggia molto il nostro lavoro».

Quali sono i rapporti con le Chiese d’Oriente?

«Con le Chiese d’Oriente siamo vicini nella fede; i sacramenti sono gli stessi; abbiamo una struttura episcopale simile. Ma ci sono differenze anche dogmatiche sul ministero petrino e difformità di cultura e di mentalità. Perciò serve pazienza. Ma il percorso prosegue e sono convinto che si potrà raggiungere l’unità perfetta».

Con le Chiese riformate ci sono anche divergenze di natura etica.

«Questo è un nuovo elemento. Finora non avevamo avuto queste differenze perché c’era una visione d’intenti data per implicito. Adesso crescono i dissensi su temi come l’omosessualità, il divorzio o l’eutanasia. Siamo un po’ rattristati di questo fatto, ma dobbiamo prendere atto della nuova la realtà. Comunque dentro le Chiese protestanti sono presenti importanti gruppi con cui è possibile collaborare in modo fattivo».

Il cammino ecumenico può favorire la costruzione della pace?

«Sicuramente. Nel mondo molti conflitti hanno una falsa motivazione religiosa. Occorre superare questo scoglio. E c’è bisogno di dimostrare che la riconciliazione è possibile dopo le crisi e i conflitti. In questo senso i cristiani hanno un ruolo essenziale perché devono essere i primi a dare questa testimonianza. Non solo. La voce della Chiesa diventa può forte quando parliamo insieme».

L’Unione europea sta guardando ad Est. Il processo politico di allargamento può favorire il cammino ecumenico?

«Non c’è dubbio. In passato la politica ci ha diviso; adesso ci sta aiutando. L’integrazione dei paesi dell’Est nella Comunità europea è per loro un aprirsi verso l’Occidente. E noi dobbiamo aprirci verso l’Oriente. Come ha detto Giovanni Paolo II, l’ecumenismo è uno scambio di doni e non un percorso a senso unico».

L’ecumenismo deve fare i conti anche con la secolarizzazione del vecchio continente.

«In Europa la tendenza alla secolarizzazione è preoccupante. Ed è causata anche dalla divisione dei cristiani. Perciò i cristiani sono chiamati a dare comune testimonianza sulle radici cristiane dell’Europa. L’Europa non può sopravvivere soltanto su basi economiche, ma ha bisogno dei valori cristiani che l’hanno plasmata nel corso dei secoli».

Qui a Cortona si è riunito il Comitato cattolico per la collaborazione culturale. Quale ruolo hanno le borse di studio che vengono messe a disposizione?

«Le Chiese d’Oriente che di solito sono anche povere inviano con la benedizione del Patriarca gli studenti nelle facoltà teologiche e nelle università dell’Occidente per la licenza o il dottorato. Gli studenti possono restare anche cinque anni e così hanno l’opportunità di conoscere la nostra Chiesa e stringere rapporti d’amicizia. L’esperienza va avanti da tempo e gli studenti delle Chiese d’Oriente che sono venuti qui hanno un influsso molto positivo sul percorso ecumenico. Spesso diventano professori o vescovi come il Patriarca ecumenico che era un nostro borsista».

A Cortona il comitato per la collaborazione con le Chiese orientaliLo scorso fine settimana la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro ha ospitato l’incontro del consiglio di gestione del Comitato Cattolico per la Collaborazione Culturale, l’organismo di consultazione compreso nell’ambito della sezione orientale del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani che svolge un’attività di sostegno ecclesiale alle Chiese ortodosse e alle antiche Chiese dell’Oriente.

Voluto da Paolo VI, il Comitato ha permesso di essere accolti in collegi pontifici o in altre strutture cattoliche e di far studiare nei vari atenei di Roma o di altre città dell’Occidente più di millecinquecento studenti ortodossi in quarantaquattro anni di vita. Fra essi futuri professori e vescovi come il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I che Benedetto XVI ha incontrato durante il suo viaggio in Turchia.

L’incontro del Comitato si è tenuto a Cortona ed è stato guidato dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio, e dal segretario del dicastero vaticano, il vescovo Brian Farrell. A fare gli onori di casa il Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Gualtiero Bassetti, membro del consiglio di gestione, insieme al presidente di Rondine – Cittadella della Pace, Franco Vaccari.

Due sono i principali campi d’azione del Comitato: le borse di studio e i progetti di sostegno. Nell’ultimo anno sono state create 19 nuove borse di studio e ne sono state confermate 42. Gli studenti arrivano dalla Romania, da Mosca, dalla Serbia, dalla Grecia e frequentano corsi per conseguire la licenza o il dottorato. «Si tratta di un modo non molto visibile ma certamente concreto per aiutare le Chiese d’Oriente e favorire il dialogo», ha spiegato il segretario del Pontificio Consiglio.

Ampio anche l’elenco dei progetti speciali che comprende le borse di studio con l’istituto di teologia ortodossa a Chambéry, con il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia o con l’istituto ecumenico di Bossey, la collaborazione con la facoltà teologica di Minsk e il centro di ricerche in scienze umane europee dell’università di Kiev, la pubblicazione di alcuni libri del cardinale Joseph Ratzinger e del cardinale Walter Kasper con il St. Andrew’s Biblical Theological Institute di Mosca.

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