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Johannesburg, pesa l’assenza di Bush

DI DANIELE ROCCHISi è aperto lunedì 26 agosto a Johannesburg il Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile (Wssd) dell’Onu, a cui partecipano oltre 100 capi di Stato e di Governo, 60.000 delegati di 200 Paesi e migliaia di rappresentanti di organizzazioni non governative. Scopo dell’incontro è fare il punto sullo stato di salute del pianeta 10 anni dopo il Vertice di Rio. In quell’occasione “i grandi della Terra” si erano riuniti per fissare un’agenda di impegni (Agenda 21), volti a garantire uno sviluppo sostenibile. Dopo 10 anni molti di questi sono rimasti inattuati.

Quattro, in particolare, gli obiettivi da raggiungere: dimezzare il numero dei poveri entro il 2015, garantire risorse idriche sufficienti a tutti i Paesi, modernizzare i servizi energetici, aprire nuovi mercati agricoli e favorire i prodotti dei Paesi in via di sviluppo rimuovendo i dazi doganali. Il Papa, nell’Angelus di domenica 25 agosto, ha richiamato l’urgenza di una “conversione ecologica”: “Gli uomini sono posti da Dio come amministratori della terra, per coltivarla e custodirla. Da questo discende quella vocazione ecologica divenuta più che mai urgente nel nostro tempo”.

Abbiamo posto alcune domande a Simone Morandini, esperto di etica ambientale della Fondazione Lanza di Padova.

Come giudica il richiamo del Papa alla vigilia del Summit?

“Le parole del Papa mostrano la centralità della dimensione ecologica per l’umanità. Sono parole importanti anche da un punto vista etico e teologico perché richiamano alla missione che Dio ha affidato agli uomini, quella di essere ‘amministratori del Pianeta'”.

Conversione ecologica ma anche un richiamo alla giustizia sociale…

“Johannesburg è chiamato a coniugare la dimensione ambientale con quella della giustizia sociale ed economica. I documenti, i Forum preparatori, i te sti elaborati da vari organismi, così come dalla Chiesa cattolica con il Pontificio Consiglio ‘Giustizia e Pace’, ricordano che non si può parlare di ambiente senza affrontare il tema della distribuzione delle risorse. La realizzazione delle misure elaborate 10 anni fa a Rio attraversa una fase di stallo: gli organismi internazionali sembrano sempre più esautorati dalle politiche di singoli Stati orientati ad una globalizzazione liberista. Questa situazione non favorisce né l’ambiente né la giustizia sociale”.

Cosa si può attendere di nuovo da questo vertice?

“Qualcosa di positivo potrebbe venire dall’Unione Europea, l’unico soggetto, al momento, con le Ong e ad alcuni Paesi più colpiti dalla crisi ecologica, capace di pronunciare parole forti al vertice. Anche se l’Ue paga le contraddizioni al suo interno. Resta inalterata invece la forza del magistero papale oggi più che mai profetico”.

Eppure c’è chi parla di vertice destinato al fallimento. E’ d’accordo?

“Non darei per scontato il fallimento del vertice. Questi grandi eventi sono talvolta occasioni in cui può accadere anche l’insperato. Certo le premesse non sono rosee ma quando ci si confronta e si discute qualcosa di positivo c’è sempre. Se non è certo questa l’occasione in cui si risolveranno i problemi della umanità si possono però ripensare certi atteggiamenti e orientamenti. Sono convinto che il vertice lascerà un segno in buona parte dell’opinione pubblica prima ancora che nelle strategie politiche. Di fronte a disastri ambientali di cui siamo ogni giorno testimoni, pensiamo alle recenti alluvioni in Europa, la riflessione dei cittadini sul tema ambientale sarà più attenta, così come l’adozione di stili di vita più sobri e sostenibili e nuovi modelli di consumo”.

Quanto peserà l’assenza di Bush?

“Questo è vero il problema che graverà non poco sui lavori dei delegati. Gli Stati Uniti sono la massima potenza economica ed industriale, controllano il mercato dell’economia planetaria, sono tra i maggiori consumatori di risorse ambientali ma sembrano rifiutare di assumersi questa responsabilità”.

Tra i temi in agenda, quello che assume una certa rilevanza è l’acqua…

“L’acqua è insostituibile. Senza acqua non si può concepire una vita umana vivibile. Purtroppo la distribuzione di questa risorsa non è equa, i consumi sono esorbitanti nei Paesi sviluppati e assolutamente insufficienti nei Paesi del Sud del mondo. La sfida di rendere disponibile l’acqua in quantitativi accettabili in tutti i Paesi è una delle grandi prospettive su cui confrontarsi a Johannesburg “.

Johannesburg, l’appello del Papa

Il contributo della Toscana

Siti Internet:

Onu Italia

Onu on line

Il sito ufficiale del vertice