Italia
IV RAPPORTO CNEL/CARITAS-MIGRANTES SU INTEGRAZIONE STRANIERI: MIGLIORE NELLE REGIONI DEL NORD-EST
Una penisola divisa in tre in quanto a livello di integrazione degli immigrati (inserimento lavorativo, scolarizzazione, acquisto della casa e stabilità sociale), con una fascia alta nelle regioni del Nord-est, comprese Marche ed Umbria, una fascia media che va dalla Liguria al centro Italia fino alle Puglie, una fascia bassa che va dal Molise a tutto il Meridione. Regione capofila è il Veneto seguita dalle Marche, la provincia con il punteggio massimo è Treviso, seguita da Pordenone e Reggio Emilia. Milano è al 40° posto in graduatoria, Roma al 52°. Fanalino di coda: Potenza e Napoli.
Sono alcuni dati che emergono dal IV Rapporto sugli Indici di integrazione degli immigrati in Italia commissionato dall’Onc-Cnel al Dossier statistico immigrazione di Caritas-Migrantes e presentato oggi a Roma. Dati che, come tiene a precisare Franco Pittau, del Dossier immigrazione, valutano la quantità, ossia la potenzialità del territorio, ma non la qualità dell’integrazione, che è un fenomeno più complesso da descrivere. Anche perché ogni contesto territoriale è ambivalente.
Concetto ribadito da Giorgio Alessandrini, presidente dell’Onc, l’organismo del Cnel che coordina le politiche di integrazione sociale degli stranieri: “Non è detto che in Veneto l’immigrato viva benissimo e in Campania malissimo, a volte è vero tutto il contrario”. Questo Rapporto, ha precisato, “deve servire invece al rilancio di una seria politica nazionale sull’immigrazione, a prescindere da chi vincerà le elezioni, altrimenti andremo incontro a grossi problemi, perché le seconde generazioni crescono rapidamente. Se non rispondiamo alle loro speranze ed aspettative si rischia ciò che è successo nelle periferie francesi”.
“Non è quindi – ha ricordato l’altro curatore del Rapporto Luca Di Sciullo – una pagella con buoni e cattivi ma un lavoro che serve a trarre più informazioni possibili sulla capacità del territorio di mantenere la presenza degli stranieri, la loro stabilità sociale e l’inserimento lavorativo”.