Chiesa Italiana

Ius scholae: mons. Baturi, “siamo favorevoli”

La conferenza stampa del Segretario Generale al termine del Consiglio episcopale permanente. Tra i temi anche l'emergenza educativa

Monsignor Giuseppe Baturi Segretario Cei (foto archivio)

“Non ne abbiamo parlato, ma da tempo la Cei – con la presidenza dei cardinali Bagnasco, Bassetti e Zuppi – ha assunto un orientamento favorevole allo ius scholae, che dà la possibilità di integrare nella pienezza dei loro diritti coloro che condividono i nostri valori”. Così mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, ha risposto alle domande dei giornalisti sul referendum sulla cittadinanza. Durante la conferenza stampa di chiusura del Consiglio permanente della Cei, Baturi ha precisato che “non abbiamo parlato di questo tema, che non era all’ordine del giorno ed è emerso negli ultimi giorni”, ricordando però che “da tempo la Cei chiede una visione larga della cittadinanza, utile anche per evitare mortificazioni improprie della dignità delle persone. È auspicabile che il tema della cittadinanza venga impostato in termini più larghi, ci sono diversi pronunciamenti a favore dello ius scholae”.

“Parlare di emergenza educativa significa parlare del futuro”. Ne è convinto mons. Baturi, che nella conferenza stampa di chiusura del Consiglio permanente, a proposito delle “notizie di violenze e morte nei contesti affettivi, deputati ad essere contesti di fiducia” ha rivelato che i vescovi italiani sono “preoccupati sia per la violenza, l’istintività, la mancanza di progetto, sia perché si tratta di giovani a cui dovremmo saper trasmettere ragioni di vita e di speranza”. “Non basta comunicare regole di vita”, ha spiegato il segretario generale della Cei: “Quando una società non riesce a trasmettere questi valori, il tessuto sociale si indebolisce. Ecco perché l’emergenza educativa riguarda l’intera società”. Di qui la necessità di “sfidare la mentalità nichilista per capire se sia possibile un futuro di speranza”. Sul piano pastorale, per Baturi occorre “rafforzare gli ambiti frequentati dai giovani, a partire dagli oratori, tramite proposte educative capaci non solo di intercettare i giovani, ma di influire sulla loro capacità di relazioni armoniose partendo dalla proposta cristiana”. Per la Chiesa italiana, in altre parole, “è finito il tempo della parrocchia autosufficiente: bisogna saper integrare i diversi ambiti, quello scolastico, quello educativo, quello culturale, del cinema e dello svago. Le scuole di ispirazione cristiana devono saper motivare sempre di più i ragazzi partendo dalla loro proposta educativa e valorizzando l’insegnamento della religione cattolica o la presenza di educatori cattolici nella scuola”. “Oggi sono in crisi le alleanze educative, tra famiglia e scuola, tra famiglia e Chiesa”, il grido d’allarme dell’arcivescovo: “Bisogna saper ricreare queste alleanze, leggere nella cronaca un appello e un compito in cui dobbiamo sentirci tutti responsabili”.

“Diffondere una cultura che non si rassegni alla guerra”. Così mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, ha sintetizzato l’impegno della Chiesa italiana per la pace: “Sembrano parole fuori della realtà, ma noi vogliamo sfidarla per sperare in un mondo diverso in cui ci sia il rispetto per la giustizia e per la vita”, ha spiegato rispondendo alle domande dei giornalisti sull’appello per la pace con cui si è concluso l’appuntamento autunnale dei vescovi italiani. “Sono ore drammatiche”, ha commentato: “Le notizie della guerra hanno fatto elevare una preghiera per la pace che tocchi i cuori dei potenti per garantire la giustizia, la libertà e la pacifica convivenza”. E all’insegna della preghiera la Chiesa italiana vivrà anche la prima Assemblea sinodale, in programma nella basilica di San Paolo fuori le mura dal 15 al 17 novembre. Alla prima Assemblea del cammino sinodale, di cui i vescovi hanno approvato i Lineamenti, frutto di tre anni di lavoro, parteciperanno 1.100 persone, di cui 900 delegazioni delle 226 Chiese locali composte sulla base numerica delle diocesi rispetto agli abitanti, cui vanno aggiunte le 100 persone che compongono il Comitato ed altri invitati. A rendere noto i numeri dell’appuntamento di novembre è stato mons. Valentino Bulgarelli, sottosegretario della Cei. L’obiettivo di questa prima assemblea, ha spiegato, “è scrivere insieme lo strumento di lavoro che diventerà oggetto di riflessione pe le chiese locali”, in vista della seconda Assemblea sinodale, in programma dal 30 marzo al 4 aprile 2025, che “darà compimento a ciò che si elaborerà”.