La riflessione sui Paesi dove si sono inseriti gli emigranti, non è un esercizio di maniera, ma un utile confronto dialettico, derivante dalla consapevolezza di dover contribuire al rinnovamento dell’Italia anche attraverso la valorizzazione della presenza italiana nel mondo, non a parole e non secondo progetti approssimativi e inconcludenti, non secondo previsioni di corto respiro e ispirate a interessi di partito. Si tratta di inquadrare nella giusta luce una rete che esiste ed è molto estesa, evitando che essa sia poco più che un riferimento abitudinario. È un passaggio dell’intervento tenuto questa mattina da mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, durante la presentazione della VI edizione del Rapporto Italiani nel Mondo 2011 promosso dalla Fondazione. L’esperienza migratoria, ha aggiunto mons. Perego, è stata rischio, sacrificio, dolore, solitudine, spesso senso di abbandono da parte delle istituzioni, ma anche senso di dignità, solidarietà e orgoglio per l’aiuto che si assicurava alla propria famiglia e anche alla propria patria. Da tutto questo dobbiamo trarre una lezione non solo per la nostra vita personale ma anche per il nostro Paese ha precisato mons. Perego -, che festeggia 150 anni di vita unitaria tra una serie di difficoltà. Per il direttore Migrantes, la religione cattolica, attraverso la vita delle parrocchie e la valorizzazione di una fede semplice e popolare, ma anche attraverso un grande impegno sociale e culturale, è stata di grande aiuto agli emigrati per non farli sentire soli, aiutandoli nel loro percorso e mantenendo un attaccamento all’Italia. La Chiesa italiana, ha concluso mons. Perego, con la pubblicazione del Rapporto Italiani nel Mondo, continua ad adoperarsi per favorire questi obiettivi, insistendo sulla conoscenza di questa realtà sparsa nel mondo e sulla sua valorizzazione per il progresso dell’Italia.Sir