Italia

Italiani nel mondo: Migrantes, negli ultimi 13 anni mobilità italiana all’estero aumentata del 70%

Dal 2006 al 2019  – si legge nel report – la mobilità italiana è aumentata del +70,2% passando, in valore assoluto, da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’Aire a quasi 5,3 milioni. Quasi la metà degli italiani iscritti all’Anagrafe degli italiani residente all’estero è originaria del Meridione d’Italia (48,9%, di cui il 32% Sud e il 16,9% Isole); il 35,5% proviene dal Nord Italia e il 15,6% dal Centro. Le italiane iscritte sono 2.544.260 (48,1%). La classe di età più rappresentata è quella di coloro che hanno tra i 35 e i 49 anni (1.236.654; il 23,4%). A seguire chi ha tra i 18 e i 34 anni (1.178.717; 22,3%).

Più della metà (51,5%) è iscritto all’Aire per espatrio, ma continua la crescita degli iscritti per nascita (39,7%). Il 43,9% è iscritto da oltre 15 anni, il 20,7% da meno di 5 anni. Oltre 2,8 milioni (54,3%) risiedono in Europa, oltre 2,1 milioni (40,2%) in America. Nello specifico, però, sono l’Unione europea (41,6%) e l’America Centro-Meridionale (32,4%) le due aree continentali maggiormente interessate dalla presenza dei residenti italiani. Le comunità più consistenti si trovano in Argentina (quasi 843 mila), in Germania (poco più di 764 mila), in Svizzera (623mila), in Brasile (447mila), in Francia (422mila), nel Regno Unito (327mila) e negli Stati Uniti d’America (272mila).

Da gennaio a dicembre 2018 si sono iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero 242.353 italiani di cui il 53,1% per espatrio, il 35,9% per nascita, il 6,8% per reiscrizione da irreperibilità, il 3,3% per acquisizione di cittadinanza. Da gennaio a dicembre 2018, hanno registrato la loro residenza fuori dei confini nazionali per espatrio 128.583 italiani, 400 persone in più rispetto all’anno precedente. Si tratta soprattutto di celibi e nubili (64,0%).

Dal report si evince che «l’attuale mobilità italiana continua a interessare prevalentemente i giovani (18-34 anni, 40,6%) e i giovani adulti (35-49 anni, 24,3%). In valore assoluto – segnala la Fondazione Migrantes -, chi è nel pieno della vita lavorativa e ha deciso, da gennaio a dicembre 2018, di mettere a frutto fuori dei confini nazionali la formazione e le competenze acquisite in Italia raggiunge le 83.490 unità di cui il 55,1% maschi. Il 71,2% degli iscritti all’Aire per solo espatrio da gennaio a dicembre 2018 è in Europa e il 21,5% in America (il 14,2% in America Latina). Sono 195 le destinazioni scelte di tutti i continenti. In pole position, il Regno Unito che, con oltre 20mila iscrizioni, risulta essere la prima meta prescelta nell’ultimo anno (+11,1% rispetto all’anno precedente). «Considerando però i numeri contraddittori sulla reale presenza di italiani sul suolo inglese si può pensare che molte di queste iscrizioni siano, probabilmente, delle ‘regolarizzazioni’ di presenze già da tempo in essere, ‘emersioni’ fortemente sollecitate anche dalla Brexit che ha provocato molta confusione nei residenti stranieri nel Regno Unito e a Londra, in particolare, e continua tuttora a disturbare il sonno degli innumerevoli lavoratori di origine straniera impegnati nei diversi settori occupazionali». Le partenze nell’ultimo anno hanno riguardato 107 province italiane, in primis Roma e Milano.

«Negli ultimi tempi avevamo immaginato l’Italia come un Paese di immigrazione, mentre si è dimenticato o non si è valutato per bene che l’Italia è anche un Paese di emigrazione. E si va via soprattutto per motivi di lavoro e di studio», ha detto il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Guerino Di Tora, presentando il «Rapporto Italiani nel mondo». «Tanti cervelli purtroppo partono perché non trovano qui una loro sufficiente collocazione», ha evidenziato il presule. Che diversifica tra differenti situazioni. E ricorda la permanenza del fenomeno dei «migranti previdenziali». «Vi sono italiani che all’estero possono meglio vivere con la loro pensione. Immaginiamo la situazione di tanti anziani che si stanno trasferendo in Portogallo». Ma mons. Di Tora ha ribadito che «la prima causa di emigrazione è la ricerca del lavoro». «Tanti giovani, con un elevato livello di istruzione, non trovano lavoro o trovano solo possibilità di lavoretti – ha aggiunto il presidente della Fondazione Migrantes -. Sentendo che all’estero c’è una maggiore facilità di impiego, emigrano con la speranza di trovare situazioni migliori. Allo stesso modo, altri giovani vanno via per motivi di studio. Tante università offrono possibilità di scambi». Infine, un riferimento alla Brexit, alla luce dell’elevata presenza di giovani italiani registrati nel Regno Unito. «Brexit, per molti, sarà una grossa difficoltà. Non solo per la normalizzazione delle documentazioni ma anche per richiedere i permessi di soggiorno».