Italia

ITALIANI NEL MONDO: 8 AGOSTO, “GIORNATA DEL SACRIFICIO”

“Sono stati tanti gli emigrati che si sono impegnati, e, pur contribuendo al benessere del paese di accoglienza e a quello dei loro parenti in Italia, non sono diventati né ricchi né famosi: anzi molti di loro, essendo di età avanzata e non avendo il sostegno di una pensione adeguata, se la passano male e meritano la nostra solidarietà e il nostro rispetto”. È quanto afferma Franco Pittau, responsabile scientifico del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes, parlando della “Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo” che si celebrerà l’8 agosto. La data è stata scelta per ricordare l’8 agosto del 1956 quando a Marcinelle sono morti 262 minatori di cui 136 italiani. “Nella redazione del Rapporto Migrantes sugli Italiani nel Mondo – prosegue Pittau – con i colleghi dell’équipe ci soffermiamo spesso a commentare sorprendenti casi di affermazione dei nostri connazionali, che destano una maggiore sorpresa quando si pensa che i pionieri della prima generazione sono partiti senza diplomi o laurea ma solo armati di buona volontà. E fa bene pensare che l’immagine dell’Italia sia tenuta alta da questi esempi”. Ma per Pittau non bisogna “sottovalutare lo sforzo richiesto per arrivare a queste affermazioni”.La grande lezione che “ci viene da chi è immigrato – spiega Pittau – è proprio la tenacia dispiegata, che tra l’altro ci viene ricordata dagli immigrati che ripercorrono, in senso inverso, il nostro esodo. Sottovalutare questo aspetto, tra l’altro dal grande valore educativo specialmente oggiogiorno, significa votarsi a capire ben poco dei flussi migratori”. Ricordare la tragedia di Marcinelle e le tante tragedie che hanno causato la morti di emigrati italiani nel mondo è “positivo, unendo la storia di oggi a quella di ieri e abituandosi a leggere la storia del nostro esodo in una maniera più completa”. “È significativo far memoria di uomini – aveva mons. GianBattista Bettoni, delegato delle Missioni Cattoliche Italiane in Benelux e in Francia, ricordando i 29 lavoratori italiani morti in seguito di una tempesta di neve nella vallata di Vicdessos, sui Pirenei francesi – che hanno avuto il coraggio di partire per raggiungere luoghi lontani da casa, per lavorare e dare una dignità di vita alla propria famiglia”. “Credo – aveva aggiunto mons. Bettoni – che quando si ricordano questi eventi occorre guardare la realtà presente, avendo chiaro che chi oggi arriva nelle nostre città europee non viene a rubarci nulla ma è gente che lascia i propri Paesi per necessità, rischiando a volte anche la morte o di vivere situazioni di dolore”.