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Italia-Ue: evitata la procedura d’infrazione. «Ma la manovra non risponde ai problemi economici del Paese»
L’Italia evita la procedura di infrazione per deficit eccessivo: la conferma giunge da Bruxelles dove la Commissione rende noti gli esiti della riunione odierna. Al palazzo Berlaymont ancora una volta l’Italia è sotto la lente di ingrandimento, con gli occhi dei giornalisti di tutta Europa puntati sulla manovra nostrana. Sui numeri – noti da giorni, col deficit riportato al 2,04% sul Pil anziché al 2,4 come proposto dal governo Conte – prevalgono le raccomandazioni a carattere strutturale e le osservazioni politiche. Da Roma replica lo stesso Giuseppe Conte, riferendo al Senato: «abbiamo salvaguardato la nostra impostazione di manovra di bilancio e non abbiamo ceduto nei contenuti, certi degli effetti virtuosi che nel medio periodo avrebbe portato la manovra». Ma in Europa la Commissione e gli altri Stati dell’Eurozona la pensano diversamente.
Compiuta molta strada. Al termine della seduta della Commissione europea il vicepresidente Valdis Dombrovskis, affiancato dal commissario Pierre Moscovici, scende in sala stampa. «Dopo una discussione lunga e approfondita, con interventi di molti commissari, si è giunta a questa decisione, che ora richiede che il governo italiano realizzi tutte le misure programmate». Precisa: «Il governo italiano ha compiuto molta strada», e ringrazia «il premier conte e il ministro Tria» per l’impegno dimostrato nel dialogo con Bruxelles. Il governo di fatto ha dovuto correggere sensibilmente il bilancio 2019 presentato a ottobre e richiamato all’ordine dalla Commissione sostenuta a sua volta dai ministri finanziari degli altri Paesi europei. «La soluzione non è ideale – sottolinea il vicepresidente dell’esecutivo -, non dà una soluzione a lungo termine per i problemi economici italiani ma evita la procedura e corregge una situazione di non conformità al Patto».
Due preoccupazioni. «La composizione delle misure annunciate» dal governo italiano, «che ora andranno attuate pienamente», «desta ancora preoccupazione». Valdis Dombrovskis si dice «preoccupato» dalle misure relative alla riforma delle pensioni e al reddito di cittadinanza che, se attuate, «richiederanno risorse aggiuntive». Il bilancio italiano, dunque, «rimane sotto controllo». Per segnalare la distanza tra la manovra inizialmente proposta da Roma, con il risultato di oggi, Dombrovskis puntualizza: «le misure addizionali trovate dall’Italia ammontano a 10,25 miliardi». «L’Italia ha bisogno di ripristinare la fiducia nella propria economia» e occorre «mettere il debito pubblico, troppo elevato, in una spirale discendente» per «il bene dei cittadini». Il governo è chiamato a effettuare investimenti e riforme.
«Le regole funzionano». Il commissario all’economia e alle politiche monetarie, Pierre Moscovici, prende la parola: «la Commissione non è nemica del popolo italiano, come qualcuno voleva dipingerci». Non è nemmeno, ribadisce, un «organismo fatto di tecnocrati»; «mentre qualcuno voleva andare allo scontro», la Commissione ha mediato, per evitare la dannosa procedura d’infrazione. «È una vittoria del dialogo politico – afferma – che la Commissione europea ha preferito rispetto allo scontro». «Gli Stati membri» che richiedevano rigore sui conti italiani «hanno apprezzato il nostro lavoro e noi ci siamo sentiti appoggiati e sostenuti». Prosegue: «L’accordo dimostra che le nostre regole di bilancio funzionano, quando applicate con intelligenza» e con «metodo flessibile». È richiesto agli Stati membri un bilancio che sia orientato alla crescita, «nel rispetto delle regole e del rigore nei conti pubblici». E, a scanso d’equivoci, rimarca: «l’Italia sta a cuore all’Europa e all’area euro, che esce rafforzata da questo risultato positivo. L’euro è un bene comune da salvaguardare».
«Senza mai arretrare…». In Senato il premier Giuseppe Conte offre la sua lettura: «Quando il 21 novembre scorso la commissione ha formalizzato le sue riserve mi sono assunto l’onere e la responsabilità di riannodare il dialogo affinché non fosse compromesso il processo riformatore avviato da questo governo». Quindi: il governo ha dialogato – parola chiave – con la Commissione «senza mai arretrare rispetto agli obiettivi che con il voto del 4 marzo gli italiani hanno ritenuto prioritari nell’azione di governo».