«Ciao Lorenzo, sono Narciso Parigi volevo ringraziarti per la lettera che mi hai scritto ed invitarti a casa mia». Comincia così la bella amicizia tra Narciso Parigi e Lorenzo Andreaggi, con una telefonata in risposta a una lettera che il giovane Lorenzo aveva scritto al famoso cantante per condividere con lui la sua passione per la canzone melodica e l’amore per Firenze. Da quel giorno i due non hanno più smesso di frequentarsi, un rapporto cresciuto nel tempo, fatto di lunghe chiacchierate e passeggiate nel Centro della città durante le quali il Maestro (anche se non voleva essere chiamato così) dispensava consigli preziosi all’allievo: «Mi ripeteva come sia importante cantare con sentimento – racconta Andreaggi – regalando emozioni alle persone. Me lo disse fin dalla prima volta che ci siamo incontrati, quando mi chiese di fargli sentire come cantavo e lui seduto al pianoforte mi accompagnava in alcune canzoni di Odoardo Spadaro». Già, Spadaro, un amico e un punto di riferimento costante per Narciso.È stato proprio durante quegli incontri che Parigi propose a Lorenzo di incidere un disco con i suoi più grandi successi cantati nella sua lunga carriera negli Stati Uniti d’America. Da questa idea è nato poi un progetto che si è concretizzato nel disco prodotto da Sergio Salaorni dello studio Larione 10, coinvolto dallo stesso Narciso. Il cd intitolato «Italia, America e ritorno», composto da diciassette brani, è stato concluso una settimana prima della scomparsa di Parigi ed è ormai prossimo all’uscita: «Gli portavo a far sentire i provini delle canzoni che stavamo registrando e lui dava delle indicazioni e suggeriva alcune modifiche. Il suo impegno non è mancato neanche nell’ultimo periodo in cui le sue condizioni di salute sono andate a peggiorare. Per me questa occasione – sottolinea – è una grande responsabilità e un grande onore; spero di aver fatto un buon lavoro».A questo progetto discografico hanno partecipato anche nomi importanti della musica italiana come Stefano Bollani, Irene Grandi, Fabio Armiliato, Saverio Lanza, Antonio Aiazzi già membro dei Litfiba, Finaz e Marco Bachi della Bandabardò: «È stato bello vedere l’affetto che questi artisti hanno dimostrato nei confronti di Narciso accettando di suonare e cantare con me le sue canzoni», aggiunge ancora Andreaggi. L’ultima artista a dare il suo prezioso contributo è stata proprio la Grandi con un duetto in «Cosa sognano gli angeli». Tra i pezzi più interessanti del disco c’è sicuramente «Amici miei» che nelle intenzioni del regista Pietro Germi avrebbe dovuto accompagnare le scene finali dell’omonimo film. Germi poi morì e Monicelli venne a sapere del brano quando oramai il lungometraggio era stato realizzato, precisa Lorenzo che continua: «Nel cd ho cantato anche “Non ritornar” e “It is Christmas”, che vennero scritte da Narciso per Dean Martin, e “Tre franchi di pietà” vincitore di un importante riconoscimento a Tokyo». Non poteva mancare poi un omaggio alla Fiorentina, il grande amore di Parigi: «Tutti conoscono l’inno che ogni partita risuona allo stadio Franchi, ma pochi sanno che Narciso, insieme a Mogol, scrisse per la squadra viola anche il pezzo intitolato “I magnifici undici” in occasione della manifestazione canora del 1964 “Una canzone per la vostra squadra”, svoltasi a margine del Festival di Sanremo di quell’anno». Intrigante anche il brano «Va’ ja, Firenze» che, raccontando la storia del capoluogo toscano dal’età romana fino ai giorni nostri, vuole essere un appello alla città a non chiudersi nel proprio glorioso passato, ma a proiettarsi nel futuro rinnovandosi sempre. Il rapporto del giovane Andreaggi con Parigi si è allargato anche alla sua famiglia, alla moglie Fiorella, ai figli Andrea e Daniela e ai suoi nipoti: «Mi hanno accolto con affetto e simpatia e perciò sarò sempre loro riconoscente. Ad esempio resteranno indelebili in me i bei momenti trascorsi con Narciso e sua moglie ad ascoltare aneddoti su alcuni dei più noti personaggi della musica italiana così come le storie dei grandi concerti americani».Infine abbiamo chiesto a Lorenzo se tra i ricordi più belli di questi anni c’è quel giorno di un anno fa a Palazzo Vecchio quando l’amato Maestro gli passò il testimone artistico: «Fu una grande emozione che non dimenticherò mai come rimarrà sempre viva in me la memoria di un amico dall’animo grande, nobile e umile».