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Istruzione Redemptionis Sacramentum

Quando si compie un abuso nella celebrazione della sacra Liturgia, si opera un’autentica contraffazione della Liturgia cattolica». È quanto si legge nella «Redemptionis Sacramentum», l’Istruzione della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti presentata il 24 aprile in Vaticano, il cui scopo principale è quello di «porre rimedio» agli «abusi commessi in materia liturgica», per la Santa Sede «all’ordine del giorno» in «alcuni luoghi», e la cui «persistenza» va contrastata «facendo ricorso a tutti i mezzi legittimi, a tutela del patrimonio spirituale e dei diritti della Chiesa». Il documento era stato espressamente richiesto da Giovanni Paolo II nella Lettera enciclica «Ecclesia de Eucharestia».

OGNI ABUSO È UNA CONTRAFFAZIONE «Non si possono passare sotto silenzio – è la tesi centrale del nuovo documento pontificio – gli abusi, anche della massima gravità, contro la natura della Liturgia e dei sacramenti, nonché contro la tradizione e l’autorità della Chiesa, che non di rado ai nostri giorni in diversi ambiti ecclesiali compromettono le celebrazioni liturgiche». Spesso frutto dell’«ignoranza» o di «un falso concetto di libertà», tali abusi per la Congregazione pontificia sono «atti arbitrari» che «compromettono la sostanziale unità del rito romano» e introducono, oltre che «deformazione e discordia» nella celebrazione eucaristica, «insicurezza dottrinale, perplessità e scandalo del popolo di Dio». «Il popolo cattolico – si legge ancora nel testo – ha il diritto che si celebri in modo integro il sacrificio della Santa Messa» e che la celebrazione eucaristica «appaia come vero sacramento di unità, escludendo completamente ogni genere di difetti e gesti che possono generare divisioni e fazioni nella Chiesa». L’INSOSTITUIBILITÀ DEL SACERDOZIO «Il sacerdozio ministeriale non può essere in nessun modo sostituito», e solo in casi di «bisogno» e «in mancanza dei ministri sacri» i fedeli laici «possono supplirlo in alcune mansioni liturgiche». Anche se, si precisa nel nuovo documento, è «giusto» e «lodevole» che «alcuni laici» svolgano compiti legati all’azione liturgica, e che il parroco sia «coadiuvato» dai fedeli, quest’ultimo «non deve in nessun modo cedere» loro le prerogative del ministero sacerdotale. Non è «mai» (salvo in casi «particolari») compito del laico (ma neanche di un seminarista) tenere, ad esempio, l’omelia o fare il «gesto della frazione del pane»: neanche gli «assistenti pastorali», presenti oggi in alcune diocesi, devono assumere «funzioni che spettano propriamente al ministero dei sacri ministri». Per quanto riguarda i ministri straordinari della Comunione (e non «dell’Eucarestia»), secondo la Santa Sede sono da utilizzare solo «in caso di vera necessità». LA VIGILANZA DEL VESCOVO Su tutto ciò, essenziale è il ruolo di «vigilanza» svolto dal vescovo, cui compete la «responsabilità» di stabilire le forme della celebrazione liturgica e di esercitare il «necessario discernimento» anche sull’atteggiamento spirituale dei fedeli, affinché chi di essi si trova in «peccato grave» non celebri la Messa (se sacerdote) né «si comunichi al Corpo del Signore senza avere premesso la confessione sacramentale». Nel nuovo documento pontificio, vengono date anche precise indicazioni sul luogo della Messa: deve essere sempre il «luogo sacro» e solo in caso di «necessità» può essere un «luogo decoroso», mentre «non è mai consentito a un sacerdote celebrare nel tempio o luogo sacro di una religione non cristiana»; alla Comunione, viene ribadito, non possono accedere non solo i «non cristiani», ma anche i «non cattolici». SEMPRE DI DOMENICA Non mancano, nel testo, precise raccomandazioni circa la «qualità» del pane (solo di frumento) e del vino (non sostituibile con «altre bevande»), mentre si invita a non «combinare» l’Eucaristia con una «comune cena» e ad evitare l’«abuso» di introdurre nella Messa elementi di «riti di altre religioni». Quanto alle «celebrazioni particolari che si svolgono in assenza del sacerdote», la Congregazione pontificia raccomanda di «evitare con cura ogni forma di confusione tra questo tipo di riunioni e la celebrazione eucaristica», invitando i sacerdoti a garantire sempre ai fedeli la Messa domenicale, non sostituibile «con celebrazioni ecumeniche della Parola o con incontri di preghiera in comune con cristiani appartenenti alle altre comunità ecclesiali, oppure con la partecipazione ai loro riti liturgici».

M.M.N.

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