Italia
Istat: aumentano i senza dimora, 50.700 nel 2014. La separazione è la prima causa
Le stime contenute nell’indagine sono ricavate dall’utilizzo di almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna nei 158 Comuni italiani in cui l’indagine è stata condotta. Rispetto al 2011, anno della prima rilevazione, non cambia il profilo dei senza dimora: uomini (85,7%), stranieri (58,2%), sotto i 54 anni (75,8%), con titolo di studio basso. La maggior parte delle persone che usano servizi (56%) vive nel Nord dell’Italia, oltre un quinto (23,7%) al Centro, solo il 20,3% nel Mezzogiorno. Un risultato, questo, condizionato dall’offerta dei servizi sul territorio e dalla concentrazione della popolazione nei grandi centri. Oltre un terzo dei servizi si trova nel Nord-Ovest del Paese (35,2%), un quarto (24,1%) nel Nord-Est, il 19,1% al Centro. La parte restante nel Sud e nelle Isole (15,1% e 6,5%). La conseguenza di questa distribuzione è la concentrazione dei senza dimora nelle grandi città. Milano e Roma, da sole, ne accolgono il 39,8% (23,7% a Milano e 15,2% a Roma), al terzo posto si trova Palermo con il 5,7%, seguita da Firenze (3,9%), Torino, (3,4%), Napoli (3,1%), e Bologna (2%).
A Milano e Roma vivono quasi il 40% dei 50.7 24 senza dimora. La maggior parte delle persone che usano servizi (56%) vive nel Nord dell’Italia, oltre un quinto (23,7%) al Centro, solo il 20,3% nel Mezzogiorno. Un risultato, questo, condizionato dall’offerta dei servizi sul territorio e dalla concentrazione della popolazione nei grandi centri. Oltre un terzo dei servizi si trova nel Nord-Ovest del Paese (35,2%), un quarto (24,1%) nel Nord-Est, il 19,1% al Centro. La parte restante nel Sud e nelle Isole (15,1% e 6,5%). La conseguenza di questa distribuzione è la concentrazione dei senza dimora nelle grandi città. Milano e Roma, da sole, ne accolgono il 39,8% (23,7% a Milano e 15,2% a Roma), al terzo posto si trova Palermo con il 5,7%, seguita da Firenze (3,9%), Torino, (3,4%), Napoli (3,1%) e Bologna (2%).
Cresce l’età media e la durata della condizione di senza dimora. L’età media passa da 36,9 a 39,8 anni; cresce tra gli stranieri, passando da 42,2 a 44,4 anni (calano i giovani sotto i 34 anni) ma è stabile tra gli italiani: 50,3 anni. In particolare l’aumento dell’età fra gli stranieri si associa con la maggiore durata della condizione di senza dimora (da 1,6 a 2,2 anni) e con un più alto numero di persone senza titolo di studio (da 11,2% a 13,3%) e la diminuzione di chi ha un diploma superiore (da 43,1% al 39,5%), mentre aumentano gli italiani con istruzione più alta (da 23,1% a 26,9%). Cresce il numero delle persone che non hanno mai lavorato e diminuiscono i lavori stabili. Invariato il numero di chi dichiara di non avere fonti di reddito (17,4%), gli stranieri sono il 22,2% contro l’11,2% degli italiani.
È la separazione il primo motivo per la condizione di senza dimora. È il dato messo in evidenza dall’indagine presentata oggi a Roma. La perdita di un lavoro stabile e la separazione dal coniuge sono i due motivi che incidono maggiormente per portare alla condizione di senza dimora, seguono poi le condizioni di salute. Tra il 2011 e il 2014 aumentano coloro che hanno sperimentato separazioni: dal 59,5 al 63%, più numerosi gli stranieri (da 54,4% a 57,8% per gli stranieri mentre da 67% a 69,6% tra gli italiani). La perdita del lavoro stabile ha invece riguardato il 56,1% dei senza dimora (era 61,9% nel 2011 48,4% tra gli stranieri e 66,1% fra gli italiani). La crescita delle separazioni ha come conseguenza l’aumento dei senza dimora che vivono soli (da 74,5% a 78,3%), questo non impedisce loro di avere contatti con i familiari (59,3% gli italiani e 72,4% gli stranieri), e di avere amici (74,9%). Tra i vari centri di sostegno le unità di strada, la distribuzione medicinali e i centri di ascolto sono i più frequentati. Crescono gli utilizzatori delle unità di strada, soprattutto stranieri (da 27,6% a 39,8%), ma aumenta anche il ricorso ai centri di ascolto o strutture analoghe (da 35,7% a 42,7%) e ai servizi di distribuzione medicinali (da 33,5% a 40,2%), ai servizi sociali (da 39,8% a 47,1%). Il ricorso alla distribuzione di pacchi alimentari diminuisce (da 40,8% a 34,7%) insieme alla diminuzione del ricorso ai servizi di accoglienza notturna (da 77,1% a 69,6%).