Italia

Israeliani e palestinesi, prove di dialogo in Toscana

Il bollettino di guerra peggiora di giorno in giorno. Da Israele e Palestina arrivano notizie sempre più drammatiche. Il Papa si appella alle parti in conflitto, chiede pace. Il mondo intero guarda con preoccupazione al Medio Oriente. Dall’Italia partono proposte e iniziative, come quella di giovedì 28 febbraio voluta dal Consiglio regionale della Toscana, che ha riunito intorno ad uno stesso tavolo 26 rappresentanti diplomatici, compresi israeliani e palestinesi (purtroppo non ai massimi livelli), per un confronto su «Islam, Occidente e questione Medio Orientale», concluso con la «Breve di Firenze», una Carta sui principi e sui diritti necessari a favorire la pace nella martoriata Terra Santa.

La tavola rotonda, ospitata per motivi di sicurezza presso la Scuola marescialli e brigadieri dei Carabinieri di Firenze, ha visto la partecipazione di rappresentanze diplomatiche di Paesi a vario titolo interessati alla questione mediorientale (dall’Unione Europea, alla Lega Araba, agli Stati Uniti). Il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, ha inviato un messaggio di sostegno all’incontro toscano indicando una proposta in quattro punti: riconoscimento dello Stato palestinese; interposizione di un contingente di pace tra le forze in campo; riconoscimento definitivo da parte di tutti gli Stati arabi della legittimità dello Stato di Israele, della sua integrità territoriale e del suo diritto alla sicurezza; miglioramento delle condizioni di vita del popolo palestinese».

Il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini, nell’introdurre il confronto ha detto che «quanto accade nel Mediterraneo ci sta a cuore» e che «è nostro dovere dare un contributo alla pace in Medio Oriente, affidandoci alle armi della cultura e della diplomazia». In quest’ottica, il sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, ha annunciato che intellettuali, donne e uomini di studio, palestinesi e israeliani saranno di nuovo a Firenze nel mese di maggio.

«L’obiettivo dei palestinesi – a giudizio dell’ambasciatore degli Stati Uniti, Melvin Sempler – dev’essere uno Stato a fianco di quello israeliano, non al suo posto, e la popolazione deve accettare che la negoziazione è l’unico metodo percorribile». Gli israeliani, dal canto loro, «dovranno accettare uno Stato palestinese in cui i palestinesi siano liberi di determinare il proprio futuro e vivere in dignità e sicurezza», e considerare che «alcune pratiche repressive possono essere in realtà controproducenti».

Il sottosegretario agli Esteri, Margherita Boniver, ha ribadito la proposta di una forza multinazionale di interposizione ed ha esortato le parti al dialogo ed al negoziato. «L’Italia – ha spiegato la Boniver – è in prima linea per ristabilire i contatti tra le società civili israeliana e palestinese, per ricostruire quel fronte favorevole alla pace e sostenere il Processo di Oslo».

Nel corso del «summit» fiorentino sono poi intervenuti, tra i molti altri, gli ambasciatori di Egitto e Marocco sottolineando, entrambi, la necessità di conoscersi, tra civiltà e popoli, per poter camminare insieme. «Vogliamo un futuro comune, dove coesistano Islam e Occidente insieme a tutti i popoli – ha detto l’egiziano Nehad Abdel Latif –. Ma per arrivare ad una soluzione globale e giusta, soprattutto in Medio Oriente, è importante far fronte al terrorismo e alla povertà».

Il Presidente della Commissione per le politiche regionali del Parlamento Europeo, Luciano Caveri, ha dichiarato che i punti di osservazione come quello di Firenze aiutano l’iniziativa dell’Europa per la pace. Il Parlamento europeo, anche nell’ultima risoluzione, ha preso una posizione netta: mettere in campo tutte le iniziative diplomatiche per contenere le violenze, portare gli osservatori di pace per far rispettare le decisioni internazionali.

L’incontro è stato concluso dal vice-presidente della Giunta regionale, Angelo Passaleva, per il quale il senso del convegno «sta nell’aver fornito una importante occasione di dialogo. Un dialogo non solo fra diplomatici ma anche con i popoli che sono rappresentati dalla diplomazia. Solo il dialogo salva il mondo. Non esistono guerre giuste né guerre sante. Solo la pace è giusta e santa. E la pace si costruisce con mezzi pacifici, partendo dal volto disarmato e spesso infelice degli innocenti». «Nulla di nuovo sotto il sole», ha detto Passaleva ricordando che Giorgio La Pira chiedeva un accordo per impiegare in opere di pace le ricchezze sottratte alle opere di guerra. Infine, sulla questione israelo-palestinese, il vicepresidente della Giunta regionale ha detto che «il diritto di Israele alla sicurezza dei suoi confini e della sua popolazione è sacrosanto: deve essere garantito allo stesso modo il diritto dei palestinesi a un loro Stato. Due diritti che esistono insieme e che non possono realizzarsi l’uno contro l’altro».S.M.