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ISRAELE, REFERENDUM LIKUD SU RITIRO DA GAZA, SCONFITTO SHARON
Un leader senza partito: così stamani il quotidiano israeliano Haaretz’ definisce il primo ministro Ariel Sharon, umiliato sempre secondo il giornale nel referendum di ieri del suo partito, il Likud, sul piano di ritiro dalla striscia di Gaza. Secondo i risultati annunciati oggi dalla Radio israeliana, il 59,9 per cento degli iscritti ha respinto la proposta di Sharon di sgomberare 21 insediamenti ebraici dall’enclave palestinese e altri 4 dalla Cisgiordania; al voto hanno partecipato oltre 96mila dei 193mila aderenti al partito di destra del premier. Un vero e proprio terremoto politico lo definisce il Jerusalem Post’, quotidiano di lingua inglese, che sottolinea la distanza creatasi tra il capo del governo di Tel Aviv e il resto del Likud. Per Yedioth Aharonoth’ il primo ministro è da oggi senza un partito, mentre secondo Maariv’, giornale in lingua ebraica decisamente orientato a destra, nonostante la disfatta il premier può mostrare di avere la stoffa per continuare sulla sua strada, ignorando i risultati del voto.
Per Shimon Peres, ex-primo ministro laburista e premio Nobel per la pace, il voto del Likud ha posto Israele in una situazione insostenibile dal punto di vista internazionale, riferendosi al sostegno espresso dal presidente Usa George W.Bush alla proposta di ritiro di Sharon e che, secondo un primo comunicato della Casa Bianca, resta per ora invariato. Peres ha chiesto elezioni anticipate; oggi, intanto, riprendono i lavori della Knesset, il Parlamento israeliano, che dovrà affrontare la nuova crisi’. Sharon, tuttavia, non sembra intenzionato a cambiare la propria posizione: So che la maggioranza degli israeliani appoggia il mio piano e che prova, come me, disappunto per il risultato del referendum ha dichiarato in un comunicato diffuso nella notte. Sharon ha aggiunto di voler continuare a guidare Israele, affermando che nei prossimi giorni terrà consultazioni con i ministri, il Likud e gli altri partiti della coalizione.