Mondo
Israele: parroco Gaza, “cibo e acqua razionati”
Il racconto di padre Romanelli al Sir: "La situazione sta degenerando"
“La situazione sta degenerando, i bombardamenti proseguono notte e giorno, il numero delle vittime nella Striscia aumenta di ora in ora. Comincia a farsi sentire la mancanza di acqua, di cibo e di carburante e abbiamo iniziato a razionarne l’uso”. Padre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra Famiglia, l’unica parrocchia cattolica di Gaza, fa il punto al Sir della situazione nella Striscia. Attualmente il religioso, di origini argentine, si trova a Betlemme dove è bloccato e dice sconfortato, “non vedo nessuna possibilità di fare rientro tra i miei parrocchiani, ma andrei subito da loro”. Sono gli stessi parrocchiani ad informarlo degli sviluppi nella parrocchia e nella Striscia oramai sotto assedio. Israele ha tagliato le forniture di acqua, cibo, gas, energia elettrica e carburante.
Parrocchia latina di Gaza (Foto Sir)
“Abbiamo ancora un po’ di acqua in parrocchia ma non è potabile”. La parrocchia si riempie ogni giorno di più di sfollati, “molti hanno la casa distrutta e inagibile, altri hanno paura. Nella nostra scuola della Sacra Famiglia accogliamo ogni giorno nuove famiglie che cercano rifugio soprattutto per la notte. Abbiamo al momento oltre 150 i cristiani rifugiati in parrocchia, altri 30 nel nostro Centro San Tommaso. La notizia della telefonata di Papa Francesco ha regalato loro un sorriso e una speranza. Sanno di non essere soli, ogni giorno pregano per la pace e la riconciliazione davanti al Santissimo. Molti digiunano”. All’interno del compound parrocchiale è ospitata una casa per bambini e bambine gravemente disabili, molti sono orfani o abbandonati, altri lasciati alle cure delle suore di Madre Teresa. Le loro famiglie non sono in grado di accudirli.(Archivio Foto Sir)(Archivio Foto Sir)
“Per ora stanno bene” dice padre Romanelli che non esita a definirli “i parafulmini dell’ira di Dio, come disse – spero di ricordare bene – san Giuseppe Benedetto Cottolengo, il genio del bene, come lo definì papa Pio XI che lo canonizzò. Questi bambini e bambine offrono al Padre, da anni le loro sofferenze per la pace, la misericordia, per la fine del male. Per ora stanno bene, ma se continua così, cosa ne sarà di loro e di tanti altri? Ma questo è il tempo di essere forti – conclude – abbiamo ancora tanto tempo da dedicare agli altri e al Signore”.