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Israele e Hamas, da domani la liberazione di ostaggi e detenuti
L’intesa dovrebbe porre fine a oltre 15 mesi di combattimenti, iniziati il 7 ottobre 2023, dopo l’attacco terroristico di Hamas ad Israele che provocò oltre 1.200 vittime più di 250 ostaggi. Ad oggi il bilancio della guerra conta oltre 46.000 morti, centinaia di migliaia di feriti e lo sfollamento della maggior parte dei 2,3 milioni di abitanti della Striscia di Gaza
“Questo è solo il primo passo: non finiremo di manifestare finché non tornerà l’ultimo ostaggio”: a meno di 24 ore dall’inizio della tregua e delle operazioni di scambio degli ostaggi israeliani e dei detenuti palestinesi, interviene, con un comunicato, il Forum delle famiglie degli ostaggi e degli scomparsi israeliani che da mesi manifesta in piazza, nota come “Hostages Square”, a Tel Aviv per chiedere il ritorno dei loro familiari in mano ad Hamas, 98 persone, tra queste anche il piccolo Kfir Bibas che proprio oggi, 18 gennaio, compie due anni. Due compleanni trascorsi in prigionia.
Il Forum ribadisce di “accogliere con favore l’accordo volto a riportare a casa tutti gli ostaggi. Ciò rappresenta un progresso significativo e cruciale che ci avvicina al momento in cui vedremo tutti gli ostaggi tornare a casa, i vivi per la riabilitazione tra le loro famiglie e i defunti per una degna sepoltura”. I familiari degli ostaggi chiedono “urgentemente accordi rapidi per garantire che tutte le fasi dell’accordo siano implementate” e sottolineano che “i negoziati per le fasi successive devono iniziare prima del 16° giorno” dei 42 previsti della prima fase. Dal Forum giungono anche sentimenti di “profonda gratitudine al presidente eletto Trump, al presidente Biden, a entrambe le amministrazioni e ai mediatori internazionali per aver reso possibile tutto ciò. Ora, dopo 470 giorni di prigionia dei nostri familiari nei tunnel di Hamas, siamo più vicini che mai a riunirci ai nostri cari”.
Lo scambio ostaggi e detenuti. Intanto nella notte, il governo di Tel Aviv al completo ha ratificato l’accordo con Hamas. I media israeliani riportano che 24 ministri hanno votato a favore e 8 contro. Secondo il quotidiano Times of Israel, 24 ministri hanno votato a favore e otto contro. Tra questi ultimi spiccano i nomi di Itamar Ben Gvir, titolare della Sicurezza nazionale e Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze. Con loro anche esponenti del Likud, il partito del premier Netanyahu, del Partito religioso sionista e di quello denominato Forza ebraica. Alla ratifica dell’accordo è seguita, poi, la conferma dell’esercito israeliano (Idf) che il cessate il fuoco a Gaza entrerà in vigore domani alle 8.30 (le 7.30 italiane), quando saranno liberati i primi tre ostaggi israeliani detenuti nella Striscia dal 7 ottobre 2023. A tornare in libertà saranno 737 detenuti palestinesi (95 in questa prima tranche, ndr.), come comunicato dal Ministero della Giustizia israeliano. Tra i palestinesi che saranno rilasciati figura il nome di Zakaria Zubeidi, responsabile di diversi attacchi contro civili israeliani ed ex leader delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, braccio armato del partito Fatah, evaso da una prigione israeliana nel 2021. Non sarà invece liberato Marwan Barghouti, il leader della prima Intifada condannato all’ergastolo.
Dei 98 ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas a Gaza, 10 sono cittadini stranieri (otto tailandesi, un nepalese e un tanzaniano) rapiti dai kibbutz nel sud di Israele dove lavoravano o studiavano e che non rientrano nella lista di coloro che verranno liberati in questa prima fase dell’accordo che, riporta il quotidiano israeliano Maariv, è sostenuto dal 73% degli israeliani. Un altro sondaggio, diffuso dall’emittente pubblica Kan, ha mostrato, inoltre, che il 55% degli israeliani sostiene la prosecuzione dell’accordo nella seconda fase, anche se ciò significa porre fine alla guerra a Gaza.
I punti dell’accordo. La prima fase dell’intesa avrà una durata di 42 giorni, come stabilito dai mediatori Qatar e Stati Uniti e da israeliani e palestinesi. Saranno 33 gli ostaggi, “donne e reclute civili, bambini, anziani, malati e feriti civili”, detenuti da Hamas a Gaza rilasciati a partire da domani (domenica 19 gennaio). Durante i 42 giorni iniziali, riferiscono fonti governative del Qatar, l’esercito israeliano si ritirerà dalle aree densamente popolate di Gaza per “consentire lo scambio di prigionieri, così come lo scambio di resti e il ritorno degli sfollati palestinesi”. Israele ha elaborato “un piano difensivo rivisto” che prevede “il rafforzamento delle misure difensive lungo il confine con la Striscia di Gaza” e il ritiro “da luoghi e percorsi specifici all’interno della Striscia di Gaza”.
“Ai residenti non sarà permesso di tornare nelle aree in cui sono presenti le truppe israeliane o vicino al confine tra Israele e Gaza”. I negoziati per una seconda fase inizieranno il “16° giorno” dall’attuazione dell’accordo che sarà monitorato da Qatar, Stati Uniti ed Egitto attraverso un organismo con sede al Cairo. Altro punto sottoscritto nell’accordo è l’aumento della quantità di aiuti umanitari inviati nella Striscia di Gaza. Nella seconda fase dovrebbero essere rilasciati tutti i rimanenti ostaggi maschi e le forze israeliane dovrebbero ritirarsi quasi completamente dalla Striscia. Una terza fase dovrebbe vedere la restituzione dei corpi degli ostaggi uccisi mentre erano detenuti a Gaza e la creazione di un piano di ricostruzione e di una nuova struttura di governo. Dal Governo del Qatar giunge l’assicurazione che esiste “un meccanismo chiaro per negoziare la seconda e la terza fase. Speriamo che questa sia l’ultima pagina della guerra e che tutte le parti si impegnino ad attuare tutti i termini di questo accordo”.