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ISRAELE, APPROVATO IL PIANO SHARON PER IL RITIRO DA GAZA. CONDANNATO BARGHUTI

Dopo un acceso confronto, durato sette ore, il governo israeliano ha approvato ieri a grande maggioranza il piano Sharon per il disimpegno unilaterale dalla striscia di Gaza. . “La decisione del governo – ha detto il premier Ariel Sharon – è un messaggio destinato agli israeliani, ai palestinesi e al mondo intero. Israele prende il futuro nelle proprie mani. Il disimpegno è iniziato: entro la fine del 2005 Israele intende uscire da Gaza e dal nord della Samaria”. Positivo, anche se interlocutorio, il commento di parte palestinese. “I palestinesi apprezzano qualsiasi ritiro israeliano da qualsiasi parte dei nostri territori, se il ritiro è completo e inclusivo dello smantellamento di tutti gli insediamenti”, ha subito dichiarato il primo ministro palestinese, Abu Ala. Più scettico, invece, Saeb Erekat, ministro di gabinetto di Abu Ala, e capo negoziatore dei palestinesi: “Se l’approvazione di questo piano limitato ha richiesto così tanto tempo al governo israeliano, mi chiedo quanto tempo ci vorrà per la sua attuazione”. Commento positivo anche dalla casa Bianca che ha definito la decisione di massima presa dal governo Sharon “una tappa coraggiosa e storica”.

Per il premier israeliano, il cui piano unilaterale era stato bocciato un emse fa nel referendum degli iscritti al suo partito, il Likud, si tratta di un’importante vittoria politica La questione del disimpegno, comunque, è ancora lontana dalla soluzione. Sia il parlamento sia il Likud restano divisi: mentre il Partito Laburista, all’ opposizione, ha dichiarato che voterà a favore del ritiro senza entrare però nella coalizione di governo, il Partito Nazionale Religioso, schierato con i coloni contro il piano, ha minacciato di uscire dall’esecutivo, lasciando quindi a Sharon l’incerta prospettiva di un governo di minoranza.

Intanto il tribunale distrettuale di Tel Aviv ha condannato a 5 ergastoli e ad altri 40 anni di carcere Marwan Barghuti, segretario generale di al-Fatah in Cisgiordania, per tre episodi risalenti al giugno 2001 e al gennaio e marzo 2002 in cui membri delle Brigate dei martiri al-Aqsa uccisero quattro israeliani e, per errore, un sacerdote greco-ortodosso. Barghuti, parlamentare del Consiglio legislativo palestinese, non si appellerà al verdetto poiché non ha mai riconosciuto la validità del procedimento avviato dopo il suo rapimento a Ramallah da parte dei militari israeliani. L’Autorità nazionale palestinese (Anp) presieduta da Yasser Arafat ha condannato la sentenza ribadendo il suo pieno sostegno a Barghuti e alla sua famiglia. “Israele ha commesso un grave errore” ha aggiunto il ministro degli Esteri Nabil Shaath. La moglie di Barghuti, Fadwa, si è detta certa che il verdetto “non servirà ad eliminare Marwan dalla scena politica” e che “l’Intifada continuerà fino alla fine della occupazione israeliana”.