Italia
Islam e satira, polemiche e violenza
Le caricature del profeta Maometto, pubblicate nel mese di settembre 2005 da un giornale danese e poi riprese da altri giornali europei, stanno scatenando uno scontro politico, culturale e religioso che vede protagonisti, da una parte, un mondo musulmano indignato e offeso e, dall’altra, le diplomazie europee e le redazioni dei giornali. Quest’ultime sono scese in campo per rivendicare il diritto di espressione e di opinione. Intanto aumentano i giornali e le redazioni televisive che decidono di pubblicare le vignette sotto accusa. Ma c’è anche chi come il quotidiano francese La Croix crede che “non si può trattare con superficialità il fondamento della fede per milioni di fedeli”. E così tra minacce, boicottaggi di prodotti occidentali e bandiere danesi e francesi bruciate, sale la preoccupazione del segretario Onu Kofi Annan che chiede di superare “malintesi e animosità”. Oggi è venerdì e le prediche degli imam potrebbero gettare altra benzina sul fuoco.
LINGUAGGI RISPETTOSI. Un problema di codici e di comunicazione. Non esprime giudizi sulle 12 vignette incriminate, “d’altronde su Internet non si riesce a scaricarle da nessun sito, quindi non posso dire nulla a riguardo”, ma la questione delle caricature del profeta Maometto, che tanta ira stanno suscitando in molti Paesi islamici, evidenzia, ad avviso di Piermarco Aroldi, sociologo dei processi culturali e comunicativi presso l’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, problemi legati a codici e livelli comunicativi. “In questa storia dice al SIR sono stati usati linguaggi tipicamente occidentali con i quali si è voluto rappresentare l’immagine del profeta in modo satirico. È stato rappresentato un personaggio basandosi su un’iconografia inesistente”. Una delle vignette, da quanto riferito da alcuni giornali, mostrava il Profeta con un turbante in testa a forma di bomba con una miccia esplosiva.
“Credo che la sensibilità islamica non sia stata toccata dalla caricatura dei tratti del profeta, che non sono depositati in nessuna iconografia stabile, quanto dalla satira fatta sulla personalità religiosa del profeta. La domanda allora è: è lecito fare satira su una personalità religiosa? Siamo di fronte ad un esercizio di libertà di pensiero che utilizza la forma della satira piuttosto che quella di un articolo di fondo. Per questo non riesco a vedere una mancanza di rispetto. Altra cosa sarebbe quella di piegare un simbolo o una personalità religiosa ad esigenze pubblicitarie, per trarne un guadagno economico”.
INTERPRETAZIONE DISTORTA. Comprensione del “sentimento di offesa che colpisce la comunità musulmana” ma anche la necessità di ribadire che “la libertà di espressione e il diritto di critica” figurano fra i fondamenti dell’Europa. È quanto esprime in sintesi Franco Frattini, commissario europeo responsabile delle politiche di integrazione e della difesa dei diritti fondamentali, in merito alla vicenda delle vignette satiriche comparse su un giornale danese. “Il confronto anche aspro e irriverente tra opinioni diverse – afferma Frattini – spesso alimenta la libera polemica politica. E la satira è parte di questa libertà. Discutiamo del contenuto e della forma della critica e diamo vita a confronti duri e difficili: nelle aule dei Parlamenti, nei giornali, in pubblico. È questa la regola, una regola che sostituisce lo scontro delle idee e delle parole a quello delle armi e della violenza”.