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ISLAM, CRISTIANESIMO ED EUROPA: COMECE, INSIEME PER LA SOCIETÀ CIVILE E LA DEMOCRAZIA

(Bruxelles) – “Il ruolo degli attori religiosi nel rafforzare la società civile e la democratizzazione nei Paesi confinanti con l’Ue”è il titolo del secondo momento dei seminari “Islam, cristianesimo ed Europa” che si svolge oggi a Bruxelles su iniziativa di Comece Ekd e Fondazione Adenauer. “Gli attori religiosi hanno avuto un ruolo chiave nei processi di democratizzazione di alcuni Paesi dell’Europa centrale, come nella Polonia di Solidarnosc o nella rivoluzione pacifica tedesca del 1989” ha spiegato il prof. Klaus Ziemer, studioso delle trasformazioni sociopolitiche ed economiche nell’Europa orientale. “Se oggi le Chiese hanno perso il monopolio dello stato sociale, possono vantare la compagnia di molti altri attori nel contesto pluralista e restano costruttori importanti della società civile grazie alle loro organizzazioni strutturate che sostengono il funzionamento delle nuove istituzioni democratiche”. Ziemer sostiene che “gli attori sociali possono generare un cambiamento di mentalità verso i Paesi vicini precedendo le trasformazioni istituzionali e politiche” come nel caso dei rapporti Germania-Polonia. Tuttavia, “le relazioni tra i nuovi membri Eu e i propri vicini sud-orientali sono ancora molto condizionate dalla storia e dalle strumentalizzazioni politiche avvenute” e in cui le Chiese sono state coinvolte. “La religione è un fattore ambivalente nei processi di sviluppo e di trasformazione sociale” ha affermato il dott. Thorsten Göbel membro di “Pane per il mondo” “ed è necessario che affrontiamo con sincerità i rischi sottesi” come per esempio il fatto che “le religioni possono essere strumentalizzate nei conflitti di natura sociale, politica ed economica oppure che se le religioni ricercano il potere e l’influenza sociale attraverso una stretta collaborazione con lo Stato finiscono per essere costrette al silenzio rispetto alla democratizzazione o alla soluzione dei conflitti”. Nella sua relazione al seminario, Göbel ha spiegato che, per altro verso, le religioni hanno non poche potenzialità: “Le Chiese hanno l’enorme vantaggio di potersi impegnare per la pace e la giustizia a tutti i livelli. L’essere ancorate nelle strutture della società implica che possono legare eventi locali con sviluppi su altri livelli”.Per questo Göbel ha sostenuto che “quegli attori di cambiamento che hanno motivazioni religiose devono essere appoggiati nelle iniziative di cooperazione allo sviluppo, affinché possano giocare il loro ruolo di trasformazione nelle società in cui sono inseriti”. “Gli attori islamici sono capaci di creare democrazia?”: questa è stata la domanda chiave dell’intervento di Amr Elshobaki, presidente del Arab Forum for Alternatives al Cairo, terzo relatore al seminario. Elshobaki, alla luce del suo studio decennale della realtà dei “Fratelli musulmani”, ha sottolineato che “occorre che i processi di democratizzazione nei paesi islamici vengano avviati da riformatori laici, che non appartengono a movimenti politici di matrice religiosa, e solo in un secondo momento cercare di integrare le forze connotate dal punto di vista religioso”. Come insegna l’esperienza europea, una democrazia non può temere di aprire il dialogo con le forze più estreme e radicali, al fine di “integrarle”. Ciò vale quindi anche per forze come Hamas, le quali, una volta avviati i processi democratici, dovranno essere coinvolti. “Nel mondo musulmano vi sono tre tipi di attori religiosi” ha proseguito Elshobaki: “i movimenti islamici che si dedicano al lavoro sociale per gli emarginati nei quartieri popolari delle grandi città; i gruppi violenti, che giocano un ruolo distruttivo, ma che sono tutto sommato marginali; e poi i movimenti islamisti, che cercano di fare politica, ma hanno aspetti molto conservatori, come i Fratelli musulmani”. Difficilmente saranno queste realtà a portare la democrazia. Nel dibattito conclusivo è emerso tuttavia che si stanno facendo strada esperienze come “il consiglio dei teologi musulmani” in Marocco che, pur non essendo realtà politiche, sono in grado di farsi portatori di valori universali come i diritti umani e la democrazia anche nelle società musulmane. L’esperienza Turca con l’Akp, Partito per la giustizia e lo sviluppo, dimostra che è possibile spezzare il dualismo islam-laicità e fondare un partito moderno e democratico. Critica verso il coinvolgimento diretto delle religioni e in particolare delle Chiese in politica è stata anche Róża von Thun, membro del Parlamento europeo e attivista di Solidarnosc durante il comunismo, che ha concluso i lavori.Sir