Cristiani e musulmani, siamo tutti condannati’ al dialogo. Lo ha detto questo pomeriggio il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, intervenendo alla riunione del Comitato scientifico della Fondazione internazionale Oasis in corso fino a domani a Venezia. L’Islam fa paura ha osservato il cardinale -. Per molti esso si riduce al fanatismo, alla guerra santa (Jihâd), al terrorismo, alla poligamia, al proselitismo, ma non bisogna averne paura perché ciò che incontriamo non è un sistema religioso, ma uomini e donne che condividono con noi lo stesso destino come compagni d’umanità. Eccoci tutti condannati’ al dialogo!. Diversi, secondo il card. Tauran, gli elementi di separazione tra cristianesimo e Islam: il rapporto con la Scrittura; il concetto di rivelazione; la figura di Gesù; la Trinità; l’uso della ragione; la preghiera. Tuttavia, avverte, vi è molto in comune: l’unicità di Dio; la sacralità della vita; la necessità di trasmettere i valori morali alle giovani generazioni; l’insegnamento della religione nell’educazione. È su queste basi che il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso invita le Chiese locali a praticare il dialogo. Secondo Tauran, siamo guidati e incoraggiati dal luminoso magistero di Benedetto XVI che continua a fare del dialogo interreligioso una delle priorità del suo pontificato come emerge ad esempio nelle allocuzioni dei recenti viaggi apostolici (Stati Uniti, Francia, Terra Santa). Il nostro dialogo con l’Islam è quello più strutturato ha affermato ancora il card. Tauran richiamando tra i progressi compiuti i valori comuni affermati dai partecipanti alla conferenza interreligiosa (luglio 2008 a Madrid) e la dichiarazione sottoscritta a conclusione del primo seminario del Forum Cattolico-Musulmano (Vaticano, novembre 2008). In Giordania, dal 18 al 20 maggio, dopo la visita del Papa una riunione interreligiosa su religioni e società civile ha permesso ai partecipanti cristiani e musulmani d’affermare che la libertà religiosa può esercitarsi in modo adeguato soltanto in una società democratica, ha rilevato. Secondo il presule nelle nostre relazioni si è affermato un clima di maggiore fiducia. Presso i nostri interlocutori si può percepire un desiderio di fornire un’immagine più positiva dell’Islam e tutti siamo persuasi che le religioni devono essere fattori di pace nel mondo e porsi al servizio del bene comune.Ciò non toglie precisa tuttavia il cardinale – che sussistano gravi difficoltà: i responsabili musulmani più illuminati non arrivano a far ammettere ai loro correligionari il principio della libertà di cambiare religione secondo coscienza; nessun segnale positivo da parte dell’Arabia Saudita è stato dato per quanto riguarda la possibilità d’ottenere un locale per la celebrazione della Messa domenicale per i quasi due milioni di cristiani residenti nel Paese. La difficoltà principale è che se troviamo nei nostri interlocutori un clima di disponibilità, non riusciamo a farlo scendere nella base. Spesso a livello delle masse c’è ancora diffidenza e ostilità. Il card. Tauran ribadisce peraltro la necessità del dialogo e invita musulmani e cristiani a raccogliere insieme una triplice sfida: dell’identità, della differenza, del pluralismo. C’è conclude – un solo futuro possibile: un futuro condiviso. Lo si costruisce in famiglia, a scuola, in chiesa, in moschea. Io insisto soprattutto con la scuola perché è lì che si costruisce realmente il futuro.Sir