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Irlanda: matrimonio gay, prime celebrazioni per settembre
Inizieranno questa settimana i lavori parlamentari per dare attuazione alla decisione referendaria di modificare l’articolo 41 della Costituzione irlandese così che i primi matrimoni omosessuali potranno essere celebrati già a settembre. È il vice primo ministro Joan Burton a dirlo annunciando oggi ai giornalisti che la legislazione sarà portata il più presto possibile al Seanad e Dáil, (la Camera alta e bassa della Repubblica d’Irlanda).
«Ciò significa che saremmo in grado di avere le celebrazioni del matrimonio tra persone dello stesso sesso probabilmente per settembre». Dopo le dichiarazioni dell’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, ieri si è espresso sul Referendum anche il vescovo di Elphin monsignor Kevin Doran. «Vorrei – dice – dare un riconoscimento alla generosità di quanti hanno lavorato duramente per garantire che il punto di vista della minoranza fosse ascoltato. Hanno tutte le ragioni oggi per essere orgogliosi di ciò che hanno realizzato con risorse limitate». Ed aggiunge: «Questo non è il momento di delineare la politica o una strategia per il futuro. È il tempo della riflessione. Sia che il risultato sia stato un sì o un no, ci sono sempre importanti lezioni da trarre da ciò che è accaduto. Spero che possiamo lavorare insieme su questo, nella diocesi, nei prossimi mesi», in «unità dello Spirito» perché siamo «tutti chiamati alla stessa speranza».
Il direttore dello «Iona Institut» che nei mesi scorsi si era battuto per il fronte del «no», David Quinn ha detto che la sua organizzazione continerà a battersi per l’importanza dei legami biologici e per la maternità e la paternità. «Speriamo – ha aggiunto – che il governo affronterà le preoccupazioni degli elettori del No circa le implicazioni per la libertà di religione e la libertà di coscienza». E su questa questione è intervenuta anche la Chiesa d’Irlanda (anglicana). In una dichiarazione congiunta, vescovi e arcivescovi della Chiesa anglicana di Irlanda dicono di rispettare la decisione del popolo irlandese in quanto decidendo di cambiare la definizione legale del matrimonio, «il popolo ha agito pienamente nell’ambito dei propri diritti. Tuttavia – aggiungono – la Chiesa d’Irlanda definisce il matrimonio come unione tra un uomo e una donna e il risultato di questo referendum non altererà questa definizione». «Nella storia – si legge nella dichiarazione – la Chiesa ha spesso espresso visioni diverse rispetto a quelle adottate dallo Stato e ha cercato di vivere con convinzione e in buoni rapporti con le autorità civili e le comunità nelle quali è inserita. I servizi matrimoniali che avranno luogo in una Chiesa di Irlanda o saranno condotti da un ministro della Chiesa di Irlanda devono – in conformità con l’insegnamento della Chiesa, la liturgia e il diritto canonico – continuare ad essere celebrati tra un uomo e una donna».