Il Papa prega per l’Iraq, per tutta la sua popolazione. Ci ha rivolto un discorso bellissimo che mostra tutta la sua attenzione verso il nostro Paese. Lo ha detto al Sir il patriarca di Baghdad, card. Emmanuel III Delly, commentando la visita ad limina dei vescovi caldei che sabato 24 sono stati ricevuti in udienza da Benedetto XVI. Si tratta di parole che aiuteranno molto i musulmani nella conoscenza e nella comprensione della comunità cristiana in Iraq ha spiegato il cardinale che si è detto commosso dalla vicinanza spirituale mostrata dal papa in questi momenti difficili per l’Iraq e l’intera regione. Soddisfazione è stata espressa anche dal suo vicario mons. Shlemon Warduni per il quale la visita ad limina ha rafforzato l’unità della nostra chiesa e ci ha preparato al prossimo sinodo di maggio ad Ankawa. Al papa abbiamo presentato tutta la nostra preoccupazione per la sicurezza e la pace nel Paese e chiesto di fare pressione verso i responsabili affinché queste si realizzino. La pressione morale del Papa ha affermato – è forte e spero che in questa azione il Santo Padre sia seguito anche dalle conferenze episcopali di altri Paesi, nella consapevolezza che i diritti dei cristiani in Iraq, ma anche in tutto il Medio Oriente, non vengono rispettati. Chiaro il rifermento alle prossime elezioni amministrative del 31 gennaio per il rinnovo dei consigli provinciali dove solo in quelli di Baghdad, Ninive (Mosul) e Bassora i cristiani hanno diritto ad un solo rappresentante (prima erano 12 in 6 province). I cristiani, non ha esitato a dire Warduni, hanno la colpa di frammentarsi sul piano politico e questo li indebolisce molto anche sul piano delle giuste rivendicazioni. A fronte di un miglioramento nel campo della sicurezza la fuga dei cristiani dall’Iraq non accenna a diminuire complice anche una politica di accoglienza, da parte della comunità internazionale e dell’Ue, definita a doppio taglio. Siamo d’accordo nell’aiutare i rifugiati iracheni all’estero ma bisogna pianificare anche il loro ritorno in Iraq. Invece ci sono iracheni che vivono all’estero e che sono ai margini della società, non hanno un lavoro fisso, sottopagati, non possono permettersi un’abitazione. L’Iraq è un paese ricchissimo che potrebbe sfamare tutti i suoi figli ed anche quelli dei paesi vicini. L’Iraq senza i cristiani avrà molto da perdere, e a dirlo sono gli stessi musulmani.Sir