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IRAQ; SACCHEGGI E INSICUREZZA NELLE CITTA’ LIBERATE. ASSASSINATO CAPO SCIITA

Le operazioni umanitarie in Iraq sono seriamente ostacolate dai saccheggi e dal clima di insicurezza che regna ancora a Baghdad a Bassora e nelle altre città teatro del conflitto. Oggi le principali organizzazioni umanitarie che operano nel Paese mediorientale hanno denunciato che il caos delle ultime ore sta impedendo loro il lavoro. Ieri, un camion che trasportava aiuti a Baghdad per conto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) non ha potuto consegnare il suo carico di farmaci d’urgenza a causa dei disordini. Il ministro britannico per gli aiuti internazionali, Clare Short, parlando alla Camera dei Comuni, ha sottolineato che la priorità ora è ristabilire l’ordine e insediare un’autorità provvisoria irachena.

Amnesty International ha chiesto alle forze della coalizione anglo-americana di adottare al più presto misure che ristabiliscano l’ordine nelle aree sotto il loro controllo. «In quanto forze di una potenza occupante devono impedire in particolare saccheggi, devastazioni e atti di violenza nei confronti delle persone» si legge nella nota. Amnesty sottolinea inoltre che gli anglo-americani «hanno anche l’obbligo di assicurare la fornitura di cibo e medicinali agli abitanti delle aree sotto il loro controllo; devono inoltre garantire il funzionamento degli ospedali e delle strutture sanitarie, la salute pubblica e l’igiene».

Ma il problema della sicurezza di Baghdad e della altre città irachene non è legato solo ai saccheggi, visto che continuano gli episodi di guerra e praticamente su tutti i fronti si registrano forme differenti di resistenza. Nella capitale un attentato suicida ad un posto di blocco gestito dai militari americani – nella zona di Saddam City secondo alcune fonti, nei pressi dell’Hotel Palestine secondo altre – ha causato il ferimento grave di almeno 4 soldati americani. Un altro militare statunitense è morto e 25 sono stati feriti in uno scontro a fuoco all’interno di una moschea, nella zona nord della capitale irachena. Ancora in una moschea, ma a Najaf, quasi 200 chilometri a sud di Baghdad, è stato ucciso a coltellate il locale leader degli sciiti iracheni, Abdul Majid al-Khoei.

A nord gli americani sarebbero intanto entrati a Kirkuk, uno dei più importanti centri petroliferi del Paese, dopo una rapida avanzata sostenuta anche dai combattenti curdi loro alleati. Voci non confermate segnalano poi la resa di Mossul (nord-ovest), l’altra città petrolifera finora in mani irachene. Che il nord sia ancora un fronte aperto lo dimostrano anche le cifre diffuse dal comando centrale in Qatar (Centcom), secondo cui i tre quarti dei bombardamenti ancora in corso in Iraq sono ormai concentrati sulla zona settentrionale del Paese.

«La guerra non è finita» lo ha più volte ripetuto il generale americano Stanley McChrystal, nella conferenza stampa tenuta ieri al Pentagono. L’alto ufficiale ha sottolineato che sussistono ancora pericoli – «squadre della morte» a Baghdad e «resistenze organizzate» intorno a Tikrit e Mosul – sia per le truppe della coalizione che per la popolazione civile.Misna