Lettere in redazione
Iraq, riportiamo a casa i soldati
In questi giorni ho letto su La Pira, quanto si sia angosciato per il fallito tentativo di portare la pace in Vietnam. Quanti ostacoli, delusioni e scoraggiamenti vengono propinati a chi desidera la Pace ancora oggi. Penso al nostro Pontefice, a quanto si è instancabilmente fatto sentire perché i cannoni fossero fatti tacere o meglio trasformati in aratri! Per l’Iraq sembra che nessun cristiano abbia l’ascolto e l’appoggio incondizionato per trovare un’alternativa alla guerra. Oggi, chi può essere il testimone lapiriano che si fa in quattro per raggiungere, prima un’equa distribuizione delle risorse petrolifere, poi l’allontanamento degli eserciti stranieri? Perché a mio avviso qualsiasi governo locale senza il controllo dei pozzi è un governo e una nazione destinata a farsi sfruttare e guidare e non a governarsi in piena autonomia democraticamente.
Questa guerra ingiustificata senza nessun avvallo dell’Onu, fatta per interessi ben evidenti, ha prodotto un grosso guaio umano ed economico. Noi italiani abbiamo aderito perché non immaginavamo tanta tragedia e speravamo nell’indennizzo economico. Oggi che i conti si fan salati e i risultati deludenti, siamo come dei bischeri che giocano al lotto un numero ed in ogni estrazione raddoppiano la quota… guai a mollare, altrimenti perdi il versato! Meglio sarebbe non aver iniziato a giocare!