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IRAQ, RIENTRO RINVIATO PER L’ONU, STRANIERI FUGGONO DAL CAOS

La grave situazione della sicurezza in Iraq “ostacola gravemente” il ritorno del personale dell’Onu nel Paese: lo ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che ha lanciato un appello per la liberazione degli ostaggi occidentali nelle mani della guerriglia irachena. Annan ha definito “inaccettabile” il rapimento di civili “venuti ad aiutare gli iracheni”, e ha chiesto che vengano rilasciati. Secondo informazioni non confermate, nell’ultima settimana una quarantina di ostaggi di circa dodici Paesi sarebbero nelle mani di gruppi di diversa matrice (in alcuni casi anche dubbia) della guerriglia anti-occidentale in Iraq. Il massimo rappresentante del Palazzo di vetro non ha nascosto che le violenze non rendono prevedibile un ritorno dell’Onu in Iraq; anzi, ha ammesso che anche le due piccole missioni delle Nazioni Unite attualmente in corso – quella del suo inviato speciale, Lakhdar Brahimi, e quella degli esperti del processo elettorale in vista di un’eventuale consultazione – si trovano ad affrontare notevoli difficoltà.

Nelle ultime ore sulle televisioni di tutto il mondo rimbalzano notizie di nuovi rapimenti, tra cui quella di quattro italiani mostrati da ‘Al Jazeera’, che apparentemente lavorerebbero per società di sicurezza al servizio di aziende straniere presenti in Iraq, anche se molti elementi non risultano ancora chiari. Tra i sequestrati delle ultime ore vi sarebbe anche un giornalista francese di un’agenzia televisiva; questo episodio ha spinto la Francia a raccomandare ai propri connazionali di abbandonare al più presto il Paese. Mosca, che dopo il sequestro di cinque ucraini e tre russi ha suggerito alle proprie aziende di ritirarsi, accusa la Coalizione guidata dagli americani per la grave situazione di insicurezza e di instabilità nel Paese. La fuga degli stranieri, intanto, è iniziata.

A un anno dalla caduta del regime di Saddam Hussein alcuni Paesi europei hanno esortato i propri cittadini a lasciare l’Iraq, dove ormai regna un caos nel quale è difficile anche verificare l’attendibilità delle notizie. Nel pomeriggio fonti sanitarie di Falluja, a nord di Baghdad, hanno dato un bilancio di nove vittime – tra cui anche bambini – mentre la Coalizione sostiene che sia in vigore un cessate-il-fuoco per consentire la trattativa tra i leader locali e le forze americane. (Misna)