L’Iraq attraversa un periodo particolare, e dovrebbe ricevere una considerazione particolare: un deputato di Baghdad ha commentato così, amaro come molti altri, la decisione del Comitato olimpico internazionale (Cio) di vietare agli atleti del paese Pechino 2008. Notificata a sole due settimane dalla cerimonia inaugurale dell’8 agosto, la misura è motivata dalle interferenze del governo iracheno sulle attività del comitato olimpico nazionale, sciolto in maggio e sostituito da un organismo mai riconosciuto dal Cio; ma in Iraq politici, sportivi e semplici appassionati hanno accolto il divieto con rabbia e delusione. Respingiamo questa decisione ingiusta ha detto il ministro per lo Sport Jassim Mohammed Jaafar, mentre la Società per i diritti degli atleti iracheni ha annunciato non meglio precisate azioni legali. A Pechino l’Iraq avrebbe dovuto essere rappresentato in diverse discipline dal canottaggio al sollevamento pesi, dal judo al lancio del disco e avrebbe potuto aggiungere nuove medaglie al bronzo conquistato nel 1960 a Roma. Negli ultimi cinque anni, segnati dall’invasione militare a guida americana e da lutti senza fine, il paese ha gioito almeno una volta: quando, nel luglio scorso, i leoni della Mesopotamia portarono a Baghdad per la prima volta la Coppa d’Asia di calcio.Misna