Il premio annuale per la Pace di Pax Christi International è andato nel 2010 a mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, in Iraq. Mons. Louis Sako è uno dei difensori delle minoranze in pericolo in Iraq, e un sostenitore convinto del difficile processo di democratizzazione e di riconciliazione in Iraq. Una delegazione di Pax Christi International ha visitato l’Iraq nel 2009 per sottolineare il suo impegno nell’aiuto al popolo iracheno nella ricerca della pace e della riconciliazione. La cerimonia di premiazione è avvenuta ieri nella sede della Conferenza episcopale francese. La pace è un’esigenza dell’insieme dell’umanità e la sua vera speranza ha detto mons. Sako alla cerimonia di consegna, nel discorso pubblicato da Asianews -, perché senza di essa non ci sono vita, libertà e dignità. Vengo da un paese martirizzato e da una chiesa perseguitata. So che cosa sono la violenza e la morte, la paura, la sofferenza e la ricerca angosciosa di un rifugio che conduce all’espatrio. Mons. Sako ha ricordato il massacro della cattedrale di Nostra Signore del perpetuo Soccorso a Baghdad, con numerosi morti (fra i quali due giovani preti) e feriti.La pace è la base di tutti i beni ha sottolineato mons. Sako -. La pace è una benedizione divina: non è fra i musulmani uno dei bei nomi di Dio’? Questa pace nei nostri cuori e nei nostri Paesi ci aiuta a superare difficoltà e ostacoli, ad accettare le differenze e a rispettare le diversità, invece di cancellare chi è diverso da noi. Oggi gli iracheni sono chiamati a una pace di riconciliazione e d’amore ha esortato mons. Sako -, tanto più in questo momento in cui entriamo nel mese di Natale e che i nostri fratelli musulmani hanno finito di festeggiare Al Adha’ (il sacrificio). Queste due celebrazioni sono un tempo forte di preghiera e di conversione. E forse i cristiani ovunque oggi hanno bisogno di riciclarsi spiritualmente nel loro cristianesimo e nel loro impegno nel contatto con i cristiani perseguitati. Mons. Sako ha concluso con l’auspicio che il sangue dei fedeli martiri porterà a un bene più grande in Iraq e che gli iracheni porranno godere presto, come voi in occidente, della pace e della stabilità.Sir