Lettere in redazione
Iraq: Occidente incapace di difendere i cristiani?
È l’eterna arroganza di chi vuole imporre un sistema e non bada ai metodi di coercizione. Tanto, dicono, sono miscredenti e non meritano misericordia. Così dovettero fare gli Imperatori Adriano e Giustiniano quando avviarono al Circo Massimo i cristiani peraltro inutilmente perché di lì a poco venne Costantino e fece di Cristo la vincente bandiera. Ma il loro odio ha radici più profonde. Per paradosso ci considerano, e a ragione, dei rivoluzionari. Ai loro occhi infatti sono rivoluzionari tutti coloro che si discostano dalla vera religione (la loro!) e sono liberi di decidere autonomamente. Siamo noi infatti i veri artefici della rivoluzione, quella che vide Gesù di Nazaret cacciare via dal Tempio i cambia valute; negò l’importanza dell’olocausto e ridimensionò le regole della Thorà; ci rese tutti uguali e fu causa della caduta dell’impero romano. E, cosa molto importante, si fece mettere in croce per insegnarci ad amare all’occorrenza anche chi ci fa del male.
Temendoci, ci danno la caccia e ci uccidono come e peggio che nel Medio Evo quando a tagliar la testa ai dissidenti c’era un boia che per lo meno conosceva bene il suo mestiere. Questo significa fare cattivo uso della libertà di decisione per chi ce l’ha e di comprensione per chi non riesce ad averla. Ma dobbiamo reagire. Come loro si radunano nelle moschee e nelle sinagoghe noi ci dobbiamo riunire nelle Chiese e nelle piazze dove poter prendere coscienza del nostro orgoglio. Anche il Papa lo vuole.
Eppure solo da poco i media stanno spiegando all’opinione pubblica in cosa consiste questo «califfato», quali sono i suoi obiettivi, di quali mezzi si serve, da chi è sovvenzionato. Mentre ogni giorno i telegiornali ci hanno bombardato con le notizie sul numero dei morti palestinesi a Gaza, nessuna informazione di quella intensità e precisione veniva data sul numero dei morti cristiani o yazidi o dei soldati del governo iracheno di fede sciita massacrati dall’Isis, e neppure sul numero dei morti filorussi o ucraini in Ucraina. Si tratta forse di questioni non «politicamente corrette» come la guerra israelo-palestinese?
L’Europa è stata a guardare alla finestra, poi, dopo l’intervento armato americano in aiuto ai peshmerga curdi, alcuni governi europei si sono dati una mossa, inviando viveri e aiuti umanitari alla popolazione yazida in fuga verso il Kurdistan, etnia che sta rischiando un massacro totale.
I sempliciotti, cioè quelli che «gli islamici sono nostro fratelli e buon ramadan» evidentemente hanno scambiato il Corano per il libro dei sogni. Eppure basterebbe leggere pochi versetti per rendersi conto donde la radice dell’odio. Alcuni versetti: «Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell’omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti». (Corano 2:191). «Vorrebbero che foste miscredenti come lo sono loro e allora sareste tutti uguali. Non sceglietevi amici tra loro, finché non emigrano per la causa di Allah. Ma se vi volgono le spalle, allora afferrateli e uccideteli ovunque li troviate. Non sceglietevi tra loro né amici, né alleati». (Corano 4:89). «La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso». (Corano 5:33).
Se questo è il Corano, ha senso accusare chi semplicemente lo mette in pratica? Il Corano non convince? E lo si dica chiaramente, ma non si dia la colpa a chi pur di congiungersi carnalmente alle 72 procaci vergini che attendono nel sensuale paradiso maomettano, ammazzano e si fanno ammazzare.
Questa settimana dedichiamo lo spazio di dialogo con i lettori alla difficile situazione delle minoranze religiose in Iraq e in Siria. Tra le lettere arrivate ne segnaliamo anche una, in forma di twitter, potremmo dire, a firma del dott. Andrea Bartelloni: «Iraq 2014 come Budapest 1956? Stesso disperato appello all’Occidente». Allo stesso tema è dedicato l’ampio editoriale di Romanello Cantini di questo numero (clicca qui). E a quello rimandiamo per una valutazione complessiva di queste vicende.
Qui mi limito a due sottolineature. La prima è che quello che sta succedendo in Iraq e in Siria non è una guerra di religione tra Islam e Cristianesimo, anche se alcuni proclami dei terroristi dell’Isis potrebbero farlo pensare. È solo uno scontro di potere tra sunniti e sciiti, che si avvale di fanatici. Che il Corano contenga frasi che inneggiano alla violenza e allo sterminio degli infedeli è verissimo. Ma estrapolarle dai loro contesti per teorizzare un Islam assetato di sangue e di potere è un’operazione disonesta. Come quella che fanno i Testimoni di Geova, interpretando alla lettera la Bibbia (quando torna loro comodo). Detto per inciso, si potrebbero estrapolare frasi dalla stessa Bibbia o dall’apologetica cristiana che inneggiano ugualmente allo sterminio dei nemici o degli infedeli.
La seconda riguarda Papa Francesco, ingiustamente accusato da certi ambienti tradizionalisti cattolici di non alzare la sua voce contro queste violenze. Magari sono proprio quegli stessi ambienti che inneggiarono allo sciagurato intervento militare di Bush contro Saddam Hussein, nel 2003, che ha dato il via a 11 anni di attentati contro civili e all’esodo di più di mezzo milione di cristiani iracheni. E lo fecero ignorando gli appelli di Giovanni Paolo II, che pure oggi contrappongono, come fosse stato un «papa soldato» all’«imbelle Francesco». Vi consiglio di rileggere la conferenza stampa che Francesco ha tenuto sull’aereo al ritorno dalla Corea (clicca qui). Oltre a chiedere a gran voce di «fermare l’aggressore ingiusto», si è detto disponibile a recarsi di persona in Iraq se questo fosse stato possibile e utile. E ha subito inviato a suo nome il card. Filoni per cercare ogni possibile modo di alleviare le sofferenze di quelle popolazioni e porre fine alle violenze.
Claudio Turrini