Toscana

IRAQ, MINACCE AI CRISTIANI: LA CHIESA CALDEA «TORNATE IN KURDISTAN». APPELLO ALLE ONG

“Cristiani iracheni, tornate in Kurdistan”: è l’appello di mons. Petros Hanna Issa Al-Harboli, vescovo di Zakho e Duhok dei caldei nella regione nord-irachena del Kurdistan, che invita i cristiani che vivono in condizioni difficili a Baghdad e in altre zone del Paese a tornare nelle loro terre d’origine, ossia i villaggi abbandonati durante le persecuzioni del regime di Saddam Hussein. Nell’intervista rilasciata al Sir mons. Harboli rivolge un invito anche alle ong internazionali, chiedendo loro “di tornare in Kurdistan per la ricostruzione dei villaggi cristiani e non cristiani distrutti durante quel periodo”.

Già alcune settimane fa alcuni leader religioni avevano denunciato le forti pressioni e minacce agli 800.000 cristiani iracheni da parte di gruppi fondamentalisti islamici. Nell’intervista, (oggi su www.agensir.it) Noël F.Hermiz Sanaty, caporedattore della rivista Al Fikr Al Masihi (Il pensiero cristiano), descrive una situazione “deplorevole”: “Prima di tutto perché siamo minoranza, ma anche a causa dell’identificazione dei cristiani con la presenza americana”. “I segni delle pressioni sui cristiani – racconta – sono il velo imposto alle donne in alcune città irachene, la separazione tra maschi e femmine nelle scuole, le minacce verbali o scritte su fogli di carta gettati sotto le porte o appesi ai muri. C’è però un’alternativa che potrebbe essere portata avanti: una buona maggioranza di cristiani sono originari della regione al nord dell’Iraq, il Kurdistan, che è una zona piuttosto stabile, e a livello politico sta facendo un certo apprendistato alla democrazia, anche se è solo agli inizi. I cristiani potrebbero far ritorno alle loro terre d’origine. Questa iniziativa potrebbe essere ancora di più incoraggiata dalle autorità locali del Kurdistan, come pure dalla gerarchia religiosa”.Sir