Un piccolo segnale di speranza arriva oggi dall’Iraq, in una giornata contrassegnata da nuove violenze all’indomani dell’attentato che ieri ha provocato una cinquantina di vittime e oltre 100 feriti a Baghdad: centinaia di persone sono scese per le strade della capitale chiedendo la liberazione delle due operatrici umanitarie italiane Simona Torretta e Simona Pari e dei loro colleghi iracheni, da otto giorni in mano a un ignoto gruppo di sequestratori. La manifestazione è stata promossa da un cartello della società civile che riunisce organizzazioni non governative e alla quale hanno partecipato esponenti sunniti, sciiti, cristiani caldei, una cinquantina di capi tribù e alcuni sceicchi: un corteo con numerosi striscioni al quale ha preso parte al fianco di molti volontari anche un gruppo di disabili sulla sedia a rotelle – ha percorso alcune strade della capitale, in una non comune e coraggiosa iniziativa di pace che non ha molti precedenti nella capitale di un Paese devastato dalla guerra da nord a sud. Intanto almeno dieci persone sono rimaste uccise e sei ferite nei violenti scontri tra guerriglieri e soldati americani nella roccaforte sunnita di Ramadi, circa 100 chilometri a ovest di Baghdad, secondo il bilancio fornito dal ministero della Sanità iracheno. A Suwarya, circa 40 chilometri a sud della capitale, secondo fonti del ministero dell’Interno l’esplosione di un’autobomba di fronte a un posto di blocco della Guardia nazionale irachena ha provocato la morte di un civile e di un militare iracheni e il ferimento di una decina di persone. La polizia irachena ha annunciato il ritrovamento di tre cadaveri decapitati a nord di Baghdad; secondo l’esercito Usa si tratterebbe di cittadini arabi. Ieri a Kerbala, a sud della capitale, era stato ucciso un funzionario iraniano addetto all’organizzazione di pellegrinaggi nei luoghi santi sciiti. Misna