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IRAQ, L’ACCUSA DI POWELL ALL’ONU NON CONVINCE
Il «ministro degli esteri» di George W. Bush sciorina fotografie satellitari, registrazioni audio, video (e persino un contenitore con un liquido misterioso). Il dittatore di Baghdad, colui che Bush padre non è riuscito a detronizzare, è ancora al suo posto incalza Powell – e si è macchiato di palesi e molteplici violazioni della risoluzione 1441: ostruzioni alle ispezioni, minacce agli scienziati in caso di collaborazioni con gli ispettori, missili, armi chimiche, batteriologiche e persino nucleari, rapporti stretti con la rete terroristica di Al Qaida. E in più, qualcosa che il Segretario di Stato Usa definisce profondamente inquietante ma che per ora non può essere reso pubblico. Il capo della diplomazia statunitense ha rampognato il regime iracheno anche sul rapporto con gli ispettori Onu. Non sono dei detective, chiosa Powell, e fa sentire ai presenti alcune registrazioni in cui apparentemente due funzionari di Baghdad cercano di far scomparire delle prove delle armi di distruzione di massa.
Tra le reazioni al lungo atto d’accusa della «colomba» dell’amministrazione Bush (che ormai appare saldamente schierato sul fronte pro-guerra) ve n’è una che sfiora l’incredibile. Arriva proprio da Baghdad, da dove il consigliere di Saddam Hussein, Amer Rashid Saadi, punta il dito contro lo stesso Powell, reo a suo dire – di avere violato l’articolo 10 della risoluzione 1441 dell’Onu per non avere fornito le informazioni in suo possesso direttamente all’Unmovic (la missione degli ispettori in Iraq) e all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).
Gelida, invece, la reazione dei tre membri permanenti del Consiglio di sicurezza (Russia, Cina e Francia), riluttanti ad appiattirsi sulle posizioni degli Stati Uniti. Appoggiati dalla Germania, che a febbraio assumerà la presidenza di turno del massimo organo decisionale dell’Onu, il ministro degli esteri francese, Dominique de Villepin, ha ribadito che la guerra deve rimanere l’estrema ratio. Parigi chiede il potenziamento del ruolo degli ispettori per il disarmo, mentre i ministri degli esteri di Russia e Cina ritengono ancora prematura una valutazione finale sull’Iraq. Agli Usa è chiaro che i tre soprattutto la Francia potrebbero ricorrere al diritto di veto in sede di voto in Consiglio di sicurezza su un’eventuale opzione militare contro l’Iraq. Mosca e Pechino, dimostratisi in passato più possibilisti verso Washington, per ora insistono a chiedere che il lavoro di verifica degli ispettori Onu non si fermi.