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Iraq, gli ispettori chiedono tempo
Nelle dodici settimane di lavoro in Iraq gli ispettori delle Nazioni Unite non hanno trovato armi di distruzione di massa, anche se non possono escludere la possibilità che tali armi esistano nel Paese. Tuttavia mancano all'appello molte armi proibite e non ci sono prove convincenti che tali armi siano state distrutte. Questo, in estrema sintesi, la conclusione del resoconto del capo degli ispettori Hans Blix, presentato venerdì pomeriggio davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Nelle dodici settimane di lavoro in Iraq gli ispettori delle Nazioni Unite non hanno trovato armi di distruzione di massa, anche se non possono escludere la possibilità che tali armi esistano nel Paese. Tuttavia mancano all’appello molte armi proibite e non ci sono prove convincenti che tali armi siano state distrutte. Questo, in estrema sintesi, la conclusione del resoconto del capo degli ispettori Hans Blix, presentato venerdì pomeriggio davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
L’Unmovic – ha spiegato Blix – non ha trovato questo tipo di armi, solo una piccola quantità di testate chimiche vuote, che avrebbero dovuto essere dichiarate e distrutte. «L’altro problema, e di grande significato, è che all’appello mancano molte armi proibite. Il capo degli ispettori ha voluto spiegare questo punto con un esempio, che fa riferimento al materiale documentale che è stato consegnato all’Onu da Baghdad. «Per fare un esempio – ha detto – un documento consegnato da Baghdad – suggerisce che mancano all’appello 1000 tonnellate di agenti chimici. Il capo dell’Unmovic ha ribadito, quanto più volte detto e cioè che il rapporto consegnato il 7 dicembre scorso da Baghdad alle Nazioni Unite «ha perduto l’opportunità di fornire materiale nuovo e le prove necessarie per rispondere alle domande che restano aperte. «Questo è probabilmente il problema maggiore che ci troviamo ad affrontare.
Blix ha tuttavia tenuto a sottolineare una delle argomentazioni più adoperate da Stati Uniti e Gran Bretagna e cioè che non spetta agli esperti delle Nazioni Unite trovare le prove della distruzione delle armi proibite, ma che l’onere della prova spetta piuttosto alle autorità di Baghad. «Anche se capiamo che può non essere facile per l’Iraq fornire in tutti i casi le prove di cui abbiamo bisogno, non è compito degli ispettori trovarle. Blix ha inoltre lasciato intendere che le prove presentate dal segretario di Stato Usa il 5 febbraio scorso, che contenevano materiale di intelligence, non sono convincenti. «Le prove presentate da Powell non dimostrano necessariamente movimenti di materiale proibito. Potrebbe trattarsi di movimenti di routine. Tuttavia il capo degli ispettori ha tenuto a sottolineare che le prove di intelligence fornite sono state utili per l’Unmovic, la missione dell’Onu per il controllo del disarmo iracheno. «Le informazioni di intelligence – ha detto Blix – sono state utili. In un caso ci hanno condotto in un’abitazione privata dove sono stati trovati documenti in gran parte relativi al laser per l’arricchimento dell’uranio. In altri casi le informazioni ci hanno condotto a siti dove non sono stati trovati elementi proibiti. Anche in questi casi, tuttavia, è stato utile appunto per provare l’assenza di materiale proibito, in altri casi per registrare la presenza di altri materiali, come munizioni di tipo convenzionale.
Gli esperti hanno accertato che sulla base dei dati forniti dall’Iraq, le due variazioni dei missili Al Samoud 2 superano la gittata dei 150 chilometri consentita. Dunque si tratta di un sistema missilistico proibito per l’Iraq. La parola è poi passata al direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica Mohammed el Baradei, che ha spegato come l’Aiea è passata dalla fase di ricognizione alla fase investigativa nelle ispezioni sul disarmo iracheno. Fino a questa data, non abbiamo trovato prove di attività nucleari proibite in Iraq, ha detto El Baradei. «Tuttavia una serie di questioni sono tuttora oggetto di indagini…. «L’esperienza dell’agenzia in materia di verifica nucleare dimostra che è possibile valutare la presenza o l’assenza di un programma nucleare, anche senza la cooperazione totale delle autorità del paese coinvolto, ha aggiunto El Baradei.
Nel suo discorso, il capo dell’Aiea ha poi annunciato l’intenzione dell’agenzia delle Nazioni Unite di «accrescere la sua capacità di ispezione in Iraq nelle prossime settimane e di aumentare il personale all’opera nel paese. El Baradei ha poi esortato le autorità irachene a cooperare attivamente e pienamente in modo da rendere più rapide le operazioni di controllo nel paese. L’ispettore ha spiegato che gli esperti che lavorano sotto la sua direzione dovranno effettuare nuove analisi per misurare i livelli di radiazioni in diversi siti. Le squadre che operano in Iraq stanno inoltre indagando per stabilire se i tubi di alluminio importati dal regime di Baghdad dovevano servire per le centrifughe utilizzabili per arricchire l’uranio o per razzi. All’Iraq, ha precisato, è stato chiesto di fornire ulteriori spiegazioni. L’Aiea, ha poi comunicato ai membri del Consiglio di Sicurezza, che ha raccolto un certo numero di campioni e li sta attualmente analizzando. Il capo dell’Aiea ha quindi salutato l’adozione da parte di Baghdad della legge sul bando delle armi di distruzione di massa, definendola «un passo nella giusta direzione da parte dell’Iraq, «per dimostrare la sua volontà di sottomettersi agli obblighi previsti dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza». Quanto agli esplosivi, che l’Iraq ha detto di aver utilizzato solo per scavare nei bacini minerari, non ci sono prove che dimostrino, al contrario, che essi siano stati utilizzati per sviluppare armi nucleari, ha affermato. Oltre ad aumentare il numero degli ispettori utilizzati in Iraq, l’Aiea intende servirsi degli aerei spia U2 e dei drone e intende anche procedere ad un numero maggiore di interviste di scienziati iracheni, ha concluso El Baradei.