Toscana

IRAQ: CRISTIANI PERSEGUITATI, P.DAWOOD (SACERDOTE CALDEO), «CI SENTIAMO STRANIERI A CASA NOSTRA»

“La cristianità in Iraq è emigrazione, la persecuzione all’interno del Paese che ci fa sentire stranieri a casa nostra. In quasi 40 anni più di 4000 villaggi cristiani sono stati cancellati, da tre anni a questa parte più di 20 chiese nel paese sono state distrutte o costrette a chiudere”. Lo sostiene padre Douglas Dawood in un’intervista rilasciata al sito dell’ufficio pastorale migranti della arcidiocesi di Torino, (migrantitorino.it). Padre Dawood, collaboratore dal 1 ottobre 2007 della parrocchia di san Vincenzo Ferreri di Moncalieri, è il primo sacerdote di rito caldeo a prestare la sua opera in modo continuativo in una diocesi di rito latino, grazie ad un progetto di accoglienza della stessa arcidiocesi torinese che vanta diverse iniziative a sostegno del clero caldeo iracheno. “I cristiani che vivevano nel nord e che erano emigrati nel centro e nel sud ora sono stati costretti a ritornarci fuggendo a causa dei pericoli che corrono – spiega padre Dawood che, nel novembre 2006 fu rapito e rilasciato dopo 9 giorni – molti sono fuggiti all’estero e molti che non hanno potuto lasciare Baghdad sono stati costretti ad abbandonare le proprie case e trasferirsi in quartieri più sicuri perdendo casa, lavoro, ricordi. Per adesso la zona più sicura è la regione del Kurdistan dove molti cristiani si sono trasferiti per sfuggire alle violenze. Certo i problemi ci sono, i prezzi sono molto alti e non è facile trovare lavoro. In quella zona – ne sono testimone per averci vissuto e lavorato prima di venire a Torino – grazie all’aiuto del ministro delle Finanze del Governo regionale curdo, Sarkis Aghajan, un cristiano, sono stati costruiti più di 1000 villaggi, strade, chiese, ambulatori, scuole, sono stati forniti autobus per il trasporto degli studenti, e generatori di corrente, un bene preziosissimo in Iraq. Certo non tutto è perfetto, ma affrontare il problema di decine di migliaia di sfollati senza casa, lavoro e soldi non è facile. D’altra parte molte di quelle persone sarebbero morte se non avessero la possibilità di trasferirsi nel nord e di avere aiuto”.Sir