Toscana

IRAQ, CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE: 4 ANNI DI SOFFERENZE, FRUTTO DELL’ARROGANZA

“L’arroganza del potere ha trionfato sul buon senso. Oggi l’Iraq si trova in piena disperazione ed esistono forti indicazioni che il paese possa frammentarsi creando un caos ancora più grande ed enormi sofferenze”: in un messaggio diffuso in occasione del quarto anniversario della guerra in Iraq, il pastore Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiesa (Coe/Wcc) condivide una riflessione su un conflitto che ha fatto centinaia di migliaia di vittime (tra le 600.000 stimate nel 2006 dalla ‘John Hopkins Bloomberg School of Public Health’ e un milione calcolato dal ricercatore australiano Gideon Polya) e circa 4 milioni tra sfollati interni e rifugiati. “Durante il conflitto in Iraq la comunità internazionale ha assistito a violazioni persistenti dei principi che lei stessa aveva fermamente difeso negli ultimi 50 anni, soprattutto nell’applicazione della legge, la protezione dei diritti umani e la giustizia.

Il fatto che i prigionieri delle forze della coalizione subiscano trattamenti disumani non è un segreto per nessuno, mentre si stima che almeno un quarto di loro siano innocenti” prosegue Samuel Kobia, sottolineando che i timori già espressi dal Coe/Wcc nel 2003 sul rischio di una grave crisi umanitaria seguita a morte e distruzione si sono realizzati. “La politica del ‘rischio calcolato’ e la sfrontatezza del potere hanno trionfato sulla ragione e il buon senso” mentre “gli appelli alla moderazione lanciati dalle Chiese, dalla società civile e dalla comunità internazionale sono stati ignorati” sottolinea ancora il pastore metodista del Kenya.

Oggi, aggiunge, “la strategia militare di Washington per stabilizzare l’Iraq non funziona malgrado il dispiegamento di soldati supplementari”: si assiste ogni giorno a sanguinosi attentati, all’aumento delle tensioni etniche e settarie, della collera della popolazione contro le forze della coalizione che, sommati “alla debolezza dello Stato e delle forze di sicurezza” lasciano sempre più spazio “alla violenza e alla crescita dell’estremismo”. A meno che le principali comunità “non si uniscano nell’interesse della popolazione ed elaborino un sistema federale di governo che rispetti le aspirazioni di ognuno, l’Iraq finirà nel caos, nella confusione e in massacri che rischiano di essere ancora più gravi di quelli a cui assistiamo oggi” dice ancora Samuel Kobia, invitando le Chiese “a continuare non solo ad assistere e a sostenere le vittime di una guerra disastrosa, ma anche a parlare a loro nome e a raddoppiare gli interventi per la pace con i governi e le autorità intergovernative”.

Concludendo, il segretario generale del Coe/Wcc si dice “incoraggiato dal moltiplicarsi delle opinioni contro la guerra in tutto il mondo, soprattutto negli Stati Uniti”. Il Coe/Wcc riunisce oltre 350 Chiese, denominazioni e comunità di un centinaio di paesi e territori in rappresentanza di 550 milioni di cristiani.Misna